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Pablo Rubio. L'identità frammentata


L'identità frammentata (dalla serie Autoritratti in presente) (2010), courtesy Galleria Ingresso Pericoloso

In una società dove si fa fatica ad essere sé stessi, dove si tende a dare un’immagine di sé sempre in linea con le aspettative degli altri, e a seguire la massa, l’essere individui – citando Adorno – non è un dato naturale, ma è il risultato di uno sforzo. Il tentativo di riaffermarsi come singolo, recuperando l’identità personale attraverso la memoria, è il tema centrale dell’esposizione di Pablo Rubio, giovane artista spagnolo alla sua prima personale in Italia, visibile fino al 22 dicembre presso la Galleria Ingresso Pericoloso. 
L’identità frammentata, titolo della mostra a cura di Angel Moya Garcia, è un’identità che nel tempo e nello spazio perde continuamente qualcosa e di conseguenza può manifestarsi solo attraverso tracce e frammenti. Sessantotto autoritratti occupano le pareti della prima sala, sessantotto brandelli della memoria individuale dell’artista li connotano. Tutti derivano da un’unica foto che sembra ripetersi all’infinito, evocando, a mio avviso, la produzione in serie e quindi la fine dell’unicità. Unicità riabilitata, tuttavia, attraverso l’applicazione sulle foto di elementi legati alla vita dell’artista che rendono ogni autoritratto individuabile singolarmente: la foglia caduta da un albero davanti al suo studio, un pezzo di tenda, pensieri personali, la foto del palazzo abitato dall’artista a Berlino, colori, corde, ferro, materiali usati nel suo lavoro, e ancora, l’‘uomo vitruviano’, citazione quest’ultima non casuale. L’immagine rappresenta l’uomo come misura di tutte le cose, sicuro del suo esistere nel mondo, padrone di sé e del suo pensiero, e di cui il cosmo, simboleggiato dalla figura geometrica del cerchio, è proiezione e non gabbia: è l’uomo capace di essere libero e di mantenere nel tempo e nello spazio la propria identità individuale.


L’identità frammentata (dalla serie Autoritratti in presente) (2010), courtesy Galleria Ingresso Pericoloso

Nella maggior parte degli autoritratti, i vari elementi inseriti dall’artista celano gli occhi, a richiamare l’allegoria della cecità, sapientemente espressa da Saramago nel saggio omonimo, da cui Rubio è fortemente impressionato, ma allo stesso tempo rappresentano la memoria: l’identità è legata alla continuità della memoria, alla permanenza delle nostre esperienze individuali, solo la memoria può salvare dall’indifferenza dilagante nel mondo contemporaneo, solo la memoria può guarire chi è cieco pur vedendo.
Un confronto tra memoria privata e memoria pubblica domina la seconda sala della galleria. Accumulate e depositate sul pavimento, cartelle trattate con cera d’api e ossidate al sole per conferire loro un aspetto invecchiato; sigillato in ognuna di essa un pensiero personale dell’artista che viene celato al pubblico. La memoria privata si incrocia con quella pubblica, rappresentata da fogli di disegni, comunicati stampa e poesie, liberamente consultabili, che si frappongono alle cartelle. La scelta di incollare i pensieri personali all’interno delle cartelle, sottraendoli alla vista del visitatore, mostra un punto di tangenza con Anselm Kiefer, il quale utilizzando il piombo rende i suoi libri illeggibili: le cartelle proteggono la memoria privata, i libri di piombo la memoria culturale collettiva. Il fine è comune: conservare il passato, difenderlo da una comprensione superficiale, salvarlo dallo sguardo indifferente.


L’identità frammentata (2010), courtesy Galleria Ingresso Pericoloso

Nella terza sala ci accoglie una luce soffusa che invita al raccoglimento, sulle pareti le ombre proiettate da corde nere aggrovigliate a formare un albero sospeso, senza radici. Le corde sono tagliate, il cervello con la recisione delle sue diramazioni nervose non ha più memoria. In un angolo, stanno le forbici legate dalle stesse corde nere per evitare danni ulteriori.


L’identità frammentata (2010), courtesy Galleria Ingresso Pericoloso

Il racconto del gallerista arricchisce il percorso espositivo: una mostra per cui vale la pena varcare l’‘ingresso pericoloso’ della galleria.

Carmela Rinaldi


Pablo Rubio. L’identità frammentata
a cura di Angel Moya Garcia
dal 15 ottobre al 22 dicembre 2010
Galleria Ingresso Pericoloso, Via Capo d'Africa 46 - Roma
www.ingressopericoloso.com

 

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