Decadenza, courtesy Istituto Italo-Latino Americano di Roma (foto di Roberta Forlini)
In uno dei suoi primi scritti, “Le ansie carnivore del niente”, Alejandro Jodorowsky parla di tre personaggi perseguitati dalla figura politica di un capo supremo, il Generale, il quale parla tramite onnipresenti televisori disseminati ovunque. Questo libro mi ha fatto venire in mente il video della giovane artista greca Mary Zygouri intitolato Decadenza, in mostra allo studio Stefania Miscetti insieme ad altre due video-performances e ad una serie di lavori fotografici. In Decadenza c’è il riferimento al saluto di un generale dell’esercito descritto in un passo del libro di Thomas Mann Altezza Reale, spunto da cui Zygouri prende le mosse per trattare un tema delicato e antico, ma allo stesso tempo attualissimo: quello della definizione dell’io in relazione ai sistemi di potere. Il saluto di un anziano generale verso l’erede al trono si è evoluto e tradotto nel saluto di una ieratica figura femminile dritta in piedi su un veicolo piuttosto curioso, definibile come un incrocio tra un carro e un’astronave, un oggetto non bene identificato che ricorda sia un relitto che un carro armato. Qualcosa al di fuori del tempo e dello spazio quindi, nel suo procedere inesorabile in mezzo ad una campagna assolata e deserta. La figura è allo stesso tempo regale e in qualche modo grottesca; genera in chi guarda un effetto di disorientamento e di incomprensione. La mano è alzata in un saluto che incarna l’ostinazione di un potere arcaico e decadente, ma il saluto non è rivolto a nessuno, e si avverte la certezza che il moto potrebbe andare avanti all’infinito, senza che nulla cambi. E’ una riflessione sulla volontà di mantenere il potere acquisito anche se svuotato del suo senso effettivo: intorno non c’è anima viva, non c’è niente, solo una distesa di giallo intenso. Si percepisce l’abbandono di un rituale senza spessore, di una processione solitaria, che si perpetra stancamente su un percorso rettilineo del quale non si vede l’inizio, né la fine. In questo moto infatti non c’è scopo, non c’è obiettivo: è un procedere fine a sé stesso. E’ esattamente questa la decadenza della politica espressa dall’artista. Il sottofondo musicale poi, appositamente composto per il video, non fa che accrescere la sensazione di spaesamento e di angoscia. I suoni che si sentono contribuiscono, insieme al colore saturo del giallo del grano, a creare un’atmosfera di indefinitezza spaziale e temporale: deserto o campi da arare, passato o futuro, presente: chi può dirlo? Lo straniamento spazio-temporale fa si che le coordinate vengano meno, mentre alla mente si affacciano altri riferimenti: la figura femminile gloriosa, drappeggiata all’antica, ad esempio, ricorda molto anche la mitologia. Guardando il video inoltre, il primo pensiero che ho avuto sono stati i campi elisi, e quindi qualcosa di trascendente, di spirituale: ulteriori possibili rimandi da aggiungere ad un lavoro che di spunti ne concede già molti. Un video breve ma efficace, in cui i piani del simbolico e del reale si intrecciano, un lavoro che si può leggere in chiave assoluta ma anche decisamente circostanziata. Impossibile evitare un’amara riflessione.
Laura Giorgini
Mary Zigouri - Valutazione democratica: vendo, compro permuto
dall'11 al 27 novembre 2010
Studio Stefania Miscetti, Via delle Mantellate 14 - Roma
www.studiostefaniamiscetti.com