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SPECIALE | Manifesta 8


Manifesta 8| Murcia, Antiguo Cuartel de Artillería, Pabellón 1 (dettaglio); ©Valentina Fiore, courtesy IFM


Manifesta, la Biennale d’Arte Contemporanea d’Europa
, è ormai giunta alla sua ottava edizione: nata nella metà degli anni Novanta come diretta conseguenza di un’importante cesura storica, il crollo dell’Unione Sovietica, ha sempre cercato di riflettere sullo stat(ut)o dell’arte contemporanea in “Europa” dando a questo termine tutte le ambiguità che ha dovuto attraversare - ed ancora affronta - dalla caduta del Muro di Berlino in poi.
Un’ Europa sempre più allargata come ‘Unione Europea’, ma sempre più compromessa e frammentaria in termini di ‘identità europea’...
Inizialmente concentrata sulla giovane arte emergente dell’Europa dell’est, Manifesta ha poi gradualmente spostato la sua attenzione a zone di confine più diffuse, realtà geopolitiche e culturali marginali da usare come punto di partenza per indagare il rapporto culturale tra l’Europa, le sue realtà interne ed i suoi vicini più prossimi, allo scopo di favorire la creazione di una struttura reticolare internazionale di scambio tra artisti, curatori e istituzioni.

Da una regione autonoma nel “cuore” dell’Europa per Manifesta 7 (Trentino-Alto Adige/Südtirol, 2008), ad un’altra regione autonoma che con la sua storia culturale formata da influenze islamiche, ebree e cristiane e con la sua posizione di 'avamposto' mediterraneo si presenta come location privilegiata per un confronto tra Europa e Nord Africa (con una particolare attenzione al tema dell’immigrazione: non a caso l’impostazione grafica di quest’anno ricorda nei colori e nei caratteri quella usata per i passaporti o i visti d’immigrazione). 
La parola d’ordine per Manifesta è da sempre quella di “sostenibilità”: portare di contesto in contesto parte del know how acquisito nelle edizioni precedenti cercando allo stesso tempo di dialogare attivamente con le realtà ospitanti, lasciando concretamente tracce e contributi che vadano al di là dell’evento in sé.
Anche quest’anno, come nella quinta (Donostia-San Sebastian, 2004) e settima edizione, la biennale è stata dislocata in un raggio territoriale molto ampio coinvolgendo straordinari edifici storici, alcuni dei quali abbandonati e restaurati in occasione di Manifesta come il Cuartel de Artilleria e la Antigua Oficina de Correos y Telégrafos a Murcia, o la Prison de San Antòn a Cartagena che, si spera, verranno in seguito definitivamente recuperati.
Anche quest’anno, come in tutte le edizione precedenti, Manifesta è stata più che mai un laboratorio di sperimentazione curatoriale e di riflessione critica sul format stesso di biennale decidendo di affidare la direzione a tre collettivi: l’ACAF - Alexandria Contemporary Arts Forum (formatosi ad Alessandria d’Egitto nel 2005), il CPS - Chamber of Public Secrets (nato nel 2004 tra Copenaghen ed il Medio Oriente) e tranzit.org (nato nel 2002 tra Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia). Tre diverse realtà curatoriali interdisciplinari e autonome con un complesso quanto rischioso intento comune che va oltre il rapporto tra Europa e Maghreb: quello di porsi in netta antitesi rispetto ai ‘discorsi dominanti’ che definiscono (o meglio, impongono) la realtà attuale, sistema artistico contemporaneo incluso.  
Difficile sintetizzare la miriade di intenti programmatici dei curatori e dei molti progetti site-specific degli artisti invitati (spesso coinvolti anche in partecipazioni collettive): l’impossibilità di una qualsiasi riduzione fa parte degli intenti e del concetto stesso di ‘dialogo’ (costruttivo solo se attraversato da momenti di conflittualità), una scelta scomoda e probabilmente nella sua complessità spesso di difficile fruizione.



Manifesta 8 | Cartagena, Centro social de Santa Lucía: Pedro G. Romero, Archivo F.X. (2010)
©Valentina Fiore, courtesy IFM

Ma risulta molto interessante constatare quanto il rapporto tra curatori ed artisti sia stato ‘orizzontale’ (almeno in base alle testimonianze e ai progetti presentati) e che entrambi fondino sulla parola – scritta o parlata – la base del processo creativo: testi, video documentari e soprattutto archivi in progress, accumulazione di informazioni che si avvicina molto all’idea di archivio di Derrida inteso come ‘futuro anteriore’ ma anche alle riflessioni di Foucault per il quale l’archivio è crocevia tra ciò che si dice e ciò che non si dice, che deve ampliare la visibilità e la dicibilità degli eventi contro l’invisibilità prodotta dalla censura del potere.
Esempio più interessante ne è il progetto di Pedro G. Romero Archivo F.X. presentato da transit.org, un ‘anti-archivio’ che dalla fine degli anni ’90 raccoglie documentazione sull’iconoclastia politica anticlericale in Spagna utilizzando una struttura semantica non lineare ma proprio per questo più stimolante e ricca di maggiori associazioni.

La ricerca di un confronto democratico e paritario tra curatori ed artisti verso una forma di curatela ‘collettiva’ è forse un altro degli aspetti più visibili di questa ottava edizione di Manifesta: se tranist.org produce una Constitución para una Exposición Temporal (C.T.D.), uno statuto di 40 domande dove si vuole coinvolgere gli stessi artisti in tutti gli aspetti decisionali della mostra,  ACAF presenta Backbench, un progetto che ha coinvolto numerosi artisti della biennale ed alcuni teorici in una tre giornate di confronto riprese da un cineasta e poi presentate come una vera e propria installazione di un ‘mini parlamento’ (Backbench si riferisce nel Parlamento Britannico ai politici che anche se non hanno molto potere decisionale possono apportare soluzioni) riempito soltanto dalla proiezione multicanale del dibattito.


Manifesta 8 | Murcia, Molinos del Río-Caballerizas : CPS, AA The ART ASSEMBLY (2010)
©Valentina Fiore, courtesy IFM

I CPS presentano invece AA The ART ASSEMBLY e Annual General Meeting 10: Collectivus CPS, due piattaforme di discussione diverse: la prima, svoltasi durante i giorni di inaugurazione per poi presentarne i risultati in una dimensione installativa, si è incentrata sul potere decisionale degli artisti invitati al processo di definizione del concept curatoriale di M8; la seconda invece si è concentrata sulle potenzialità e metodologie della curatela collettiva.
Per maggiori approfondimenti, un consiglio: il Manifesta Journal,  una rivista a cadenza semestrale, spazio alternativo all’evento biennale che si focalizza su una riflessione critica delle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee e che intitola la sua penultima uscita Collective Curating.



Manifesta 8 | Murcia, Antigua Oficina de Correos y Telégrafos: ACAF, Backbench - installation view (2010)
©Valentina Fiore, courtesy IFM

Altra interessante parte del progetto curatoriale di CPS (oltre ad una collaborazione di alcuni artisti invitati con il penitenziario di Murcia) è stata quella di mettere in discussione il concetto stesso di realtà indagando il ruolo dei media nella costruzione di una Storia che offusca altre storie: gli interventi dei curatori e degli artisti invitati sono definite come ‘trasmissioni’ che usano le stesse forme e gli stessi canali della comunicazione di massa (tra cui anche tv e quotidiani locali) per svelarne i meccanismi nascosti, creando cortocircuiti. L’artista ceco Stefanos Tsivopoulos ad esempio presenta Amnesialand (2010), un video dal format documentaristico in cui la storia della regione di Murcia ed il suo reale materiale fotografico d’archivio si mescolano alla fiction producendo una storia finta eppure credibile. L’artista francese Thierry Geoffroy/Colonel invece prende alla lettera il tema principale di questa edizione di Manifesta e cerca di indagare un possibile dialogo con il Nord Africa sia attraverso interviste alle comunità locali (utilizzando un format leggero, divertente ma molto acuto), Colonialista artista (2010), sia offrendo una parte del suo spazio espositivo nella Prison de San Antòn a qualsiasi artista nordafricano che voglia esporvi (Penetraciòn, 2010).


Manifesta 8 | sx:
Cartagena, Prison de San Antòn - dx: Thierry Geoffrey, Penetracion (2010)
©Valentina Fiore, courtesy IFM



Manifesta 8 |
Thierry Geoffrey, Colonialista artista - still (2010); ©Valentina Fiore, courtesy IFM

Il bilancio finale di questa ottava edizione è, nonostante tutto,  positivo: peccato per il carattere estemporaneo di molti dei progetti presentati, che hanno avuto luogo soltanto durante le giornate di inaugurazione della biennale; ma uno dei vantaggi di visitare un evento del genere dopo i blasonati opening per gli addetti al settore (e c’è chi lo chiamerebbe comunque uno svantaggio…) è rendersi veramente conto se le cose funzionino o no.
Ed in questo caso funzionano abbastanza bene: un fitto calendario di eventi paralleli, accesso completamente gratuito a tutta la biennale, incluse visite guidate giornaliere ad ogni sede portate avanti da un servizio didattico di mediatori organizzato e ben preparato. Parlando proprio con alcuni di questi ragazzi e con la gente del posto la sensazione finale è stata quella di una biennale che ha ragione di esistere soprattutto per la comunità locale (spesso indifferente, o comunque diffidente) attraverso una serie di progetti che possono essere ben fruiti soltanto nel tempo da chi vive nel luogo.
Manifesta, come ogni edizione, incontrandosi e scontrandosi con le comunità  ma soprattutto le autorità locali getta il seme per delle proposte di cambiamento e rivalutazione del territorio ospitante che daranno conferme o smentite soltanto nel tempo.

Appuntamento quindi nel 2012: non soltanto per la nona edizione che si terrà nella Provincia di Limburg (Belgio), ma anche per capire meglio l’eredità di questa ottava edizione…

Valentina Fiore


Manifesta 8
a cura di ACAF, CPS e transit.org
dal 9 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011
Spagna
, Murcia e Cartagena - varie sedi
www.manifesta8.com

 

 

 

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