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Nicola Vinci. Transfert


serie Transfert, Pio XII (2010), Courtesy Emmeotto Next

Nicola Vinci battezza il nuovo spazio espositivo, la Emmeotto Next, con un ciclo fotografico dal titolo Transfert, che racconta di personaggi storici, letterari, politici e religiosi attraverso la loro non-rappresentazione: Pio XII, Heinrich Himmler, Napoleone, Dante Alighieri, Pinochet, Ponzio Pilato, Albino Mussolini, Pol Pot, Erich Priebke non sono tradizionali ritratti fotografici ma immagini di luoghi solitari, spesso fatiscenti, caratterizzati dall’assenza della figura umana. Nelle opere di Vinci paradossalmente l’uomo ritratto non c'è, anche se il titolo si riferisce a lui:
l'artista, infatti, gioca sull’assenza e su una serie di rimandi allusivi che rendono chiaro e tangibile ciò che non è visibile, stimolando l’immaginazione e toccando le corde emotive dello spettatore. Attraverso fotografie di interni disabitati, vuoti, decadenti si delineano le caratteristiche dei personaggi e  si avvia un processo di identificazione con il contesto rappresentato: ogni stanza è il ritratto di un uomo e i pochi oggetti presenti ne evocano la personalità. L’artista pugliese usa la fotografia, quindi, non come mezzo per riprodurre la realtà che gli sta di fronte così com’è ma per ricrearne una nuova attraverso il filo delle associazioni mentali. Oggetti, luoghi, ambienti diventano qualcos’altro: immagini interiori di una visione propria del personaggio storico. Ed ecco allora che la stanza rossa ridotta in macerie, che un tempo era una cucina, come ricorda la presenza della cappa, è il ritratto di Heinrich Himmler, uomo importante della Germania nazista che ha ricoperto un ruolo di primo piano negli stermini.


Serie Transfert, Heinrich Himmler (2010), Courtesy Emmeotto Next

L’immagine di una casa abbandonata di cui si intravedono le diverse stanze, prive di mobilio, con i muri decrepiti e la presenza di pochi oggetti (una bicicletta rotta e una piccola jeep militare per bambini, un termosifone staccato dal muro all’ingresso di una delle stanze, fogli sparsi sul pavimento insieme a altri oggetti poco identificabili) è il ritratto di Napoleone.


serie Transfert, Napoleone (2010), Courtesy Emmeotto Next

Il corridoio di un ex carcere con una porta aperta e corrosa è il ritratto di Erich Priebke, che allude ad una pena mai scontata e ad una giustizia che non si è mai compiuta.


serie Transfert, Erich Priebke (2010), Courtesy Emmeotto Next

Una sedia rossa collocata all’interno di una stanza vuota e decrepita accanto ad un lavabo, sotto il quale si posano delle foglie secche, rappresenta il ritratto di Pio XII e allude alle sue mancanze e ai suoi silenzi. Bartolomeo Diaz è rappresentato, invece, dall’immagine di un interno scolastico con due finestre, dalle quali filtra la luce esterna, e un mobile con sopra una pila di libri e un mappamondo. Mentre il ritratto di Martin Lutero è affidato ad una croce appesa al muro e alla sua traccia lasciata poco più sopra nella posizione da cui è stata rimossa.


serie Transfert, Martin Lutero (2010), Courtesy Emmeotto Next

Le opere di Vinci sono quindi anche fotografie dell’oggetto quotidiano (se ne vedono diversi nelle fotografie in mostra alla Emmeotto Next). Ad ogni modo l’oggetto è spogliato di ogni funzionalità e si connota come concetto, un po’ come succede nelle manipolazioni duchampiane, anche se rispetto a quelle il messaggio è completamente invertito. All’artista non interessa, infatti, l’intenzionalità artistica dell’oggetto comune, tant’è che non tenta di esaltarne le qualità estetiche, quanto la possibilità di proiettare nelle immagini della realtà il proprio mondo interiore: oggetti umili e comuni diventano il mezzo attraverso il quale evocare la propria idea della Storia. La realtà è osservata in modo soggettivo dall’artista e anche lo spettatore è portato a guardare le immagini seguendo il suo punto di vista, rintracciando nei semplici oggetti quotidiani tracce semantiche: l’oggetto non è la rappresentazione di se stesso, quindi, ma simbolo che trascende idee, concetti, visioni interiori.

Vinci ci appare un giovane artista dalle idee chiare e con uno stile già maturo e personale. Le sue opere riportano alla mente e fanno rivivere drammi della storia attraverso un linguaggio lirico, sensibile e simbolico. Si avverte la malinconia, il dolore, che però sono attenuati  dall' essenzialità del racconto. La consapevolezza che certi macigni pesano ancora sulla coscienza umana è evidente in queste fotografie; allo stesso tempo, però, i fasci di luce che irrompono nell'ombra esprimono la speranza che certe atrocità non si ripetano mai più.

Ida Tricoli


Transfert - Nicola Vinci
A cura di Martina Cavallarin
dal 25 novembre 2010 al 05 febbraio 2011
EMMEOTTO NEXT, via Margutta 51a – Roma
www.emmeotto.net


 

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