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Daniela Edburg. The pickled and the hatched


Spinster (2008), courtesy Spazio Nuovo

La sospensione del tempo e il suo divenire, l’immobilità e il cambiamento, l’attesa e la sua interruzione, la conservazione e la distruzione, l’energia bloccata e la sua liberazione: questi i temi di The pickled and the hatched, prima personale in Italia della trentacinquenne messicana Daniela Edburg, che lo scorso 10 novembre ha inaugurato l’apertura di Spazio Nuovo, sala espositiva, al centro di Roma, dedicata all’arte contemporanea latinoamericana. 
L’artista, vincitrice nel 2009 del Premio Arte Laguna come miglior artista straniera nella sezioni Arti fotografiche con l’opera The Bride (2009), presenta fino al 12 febbraio i suoi lavori più recenti, realizzati tra il 2008 e il 2010. La mostra, curata da Paulo Pérez Mouriz e patrocinata dall’Ambasciata del Messico e dall’Istituto Italo Latinoamericano, si articola in fotografie, sculture e installazioni che hanno un comune denominatore: il lavoro a maglia. Tessitrice compulsiva, l’artista realizza personalmente gli oggetti protagonisti delle sue opere, concependo il lavoro a maglia come azione ossessiva, terapia occupazionale e come modo di creare un mondo più piacevole e accettabile, in cui il tempo è sospeso, un luogo sicuro che la difenda dall'ambiente e dagli avvenimenti esterni. Tuttavia, se l’attività creativa serve per sottrarsi al vizio, l’occupazione ossessiva si tramuta nel vizio stesso, correndo il rischio che la finzione si sostituisca alla realtà (Angela and the Chicken, 2010) o che l’immaginazione la ricrei completamente (Spinster, 2008).


Angela and the Chicken (2010), courtesy Spazio Nuovo


Tashi and the Egg (2010), courtesy Spazio Nuovo

Questo paradosso irrisolvibile è ben delineato attraverso un allestimento che guida lo spettatore verso la comprensione e la formulazione di un giudizio che, come sottolinea il curatore, non deve essere necessariamente negativo. Il filo conduttore dell’esposizione sono i 'cicli di energia', quella bloccata nelle larve dell’installazione che dà il titolo alla mostra, nella bomba inesplosa, scultura all’ingresso della sala (Green Bomb, 2010), o ancora nell’attesa dell’anziana sposa (The Bride, 2009) e del pescatore (The Fisherman, 2008), e l’energia che si libera nella trasformazione delle larve in tarme: «Per la rappresentazione del conflitto tra la volontà di preservare il tempo in relazione al tipo di vita che definisce la condizione umana - scrive Rosa Pierno nel testo critico - l’artista utilizza la metamorfosi quale mezzo di trasformazione che consente di superare lo scacco, la perdita, e di fornire soluzioni in cui gli estremi si toccano».


The Bride (2009), courtesy Spazio Nuovo


The Fisherman (2008), courtesy Spazio Nuovo

Ciò che è importante è la liberazione di questa energia, l’interruzione di un’attesa che mina le potenzialità di ognuno e ostacola la spontaneità del presente, al di là di ogni costrizione psicologica e fisica e al di là di ogni possibile conseguenza. In The Interruption (2010) la giovane abbigliata e acconciata secondo quello che potrebbe sembrare uno stile classico greco, sebbene sia ancora con le mani nelle radici, ha lo sguardo rivolto altrove: il passato la limita ma allo stesso tempo le apre delle possibilità. In The Storm (2010) un ragazzo che indossa una sorta di camicia di forza dalle maniche lunghissime, simbolo probabile di un’individualità compressa, sembra incedere verso un orizzonte, oltre il quale si intravede un cielo scuro presagio di tempesta.


The Storm (2010), courtesy Spazio Nuovo

Nelle opere di Daniela Edburg ogni tipo di semplificazione è bandita, protagonista assoluta è la contraddizione, quella stessa contraddizione intrinseca nella natura di ognuno di noi.

Carmela Rinaldi


The pickled and the hatched - Daniela Edburg
a cura di Paulo Pérez Mouriz
dal 10 novembre 2010 al 12 febbraio 2011
Spazio Nuovo Contemporary Art&Design, Via d’Ascanio 20, 00186- Roma
www.spazionuovo.net

 

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