Tre linee guida si incontrano per raccontare essenzialmente una stessa storia, per dare un’uguale visione del mondo e delle cose. Un unico linguaggio declinato in tre tempi diversi per rendere un’unica immagine. Il numero tre che ritorna, che ci ricorda di essere un numero sacro, simbolo della Trinità, dei Tre che sono Uno. E non ci gioca più di tanto l’artista francese Florence Bechù con questi rimandi. In lei c’è la vera volontà di non nascondere quanto di sacro e mistico è il suo intervento. Fa arte in un luogo sacro, una chiesa, la Sala Santa Rita (ormai messa a disposizione dal Comune di Roma per eventi artistici e culturali), ma sempre una chiesa rimane, se non altro è quella l’atmosfera che si respira. E lo sconvolge quel tanto per far capire che non ci si deve aspettare una messa o una confessione. Però lascia il pentimento, la visionarietà, il dolore e la paura di una dannazione. Tre schermi, per tre video, con quello centrale che canalizza l’attenzione e nel quale si riversano i messaggi degli altri due. Un corpo a rappresentare S. Sebastiano, morto in epoca romana nella difesa della sua fede cattolica (e per questo poi diventato Santo). Gli schermi laterali, di dimensioni più piccole, propongono invece con un ritmo quasi orrorifico scene di reale violenza. Uno di scene passate, con l’inutile scopo di essere memoria, e uno di scene presenti, come testimonianza della violenza insita nel’uomo e della sua incapacità a guardare a gli errori commessi. Entrando si viene accolti da una musica elettronica che fa da colonna sonora ad un montaggio video molto veloce, sincopato, attraverso il quale resta difficile carpire la vera immagine, cosa si sta vedendo. La scena sfugge ma il messaggio rimane. E’ come il messaggio subliminale, non te ne accorgi, ma ne vieni investito e la tua mente l’ha già bello che assorbito. I frame si succedono velocemente e volano via violente come le frecce che martorizzarono Sebastiano. E allora i tempi si ricompongono nell’immagine centrale di quel corpo lacerato da ferite che ci vengono inflitte e che ci infliggiamo anche noi stessi.
Fabrizio Manzari
San Sebastian
dal 15 aprile al 31 maggio
Sala Santa Rita, Via Montanara, 8 - Roma