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Joseph Beuys

“Quella notte stessa ricevetti le prime telefonate. Gli artisti chiedevano: possiamo fare qualcosa? Subito ebbi l’idea che l’arte c’entrava in qualche modo. Si doveva rispondere all’evento catastrofico. C’era dell’energia nell’arte, tanta energia da potersi contrapporre a quella scatenata dalla Terra”- così affermava Lucio Amelio, gallerista napoletano e grande promotore culturale, di notorietà internazionale, all’indomani della violenta scossa tellurica che la sera del 23 novembre 1980 devastò Napoli, l’area dell’Irpinia e della Basilicata.  L’idea di creare a Napoli un cantiere sul tema del terremoto, coinvolgendo artisti contemporanei, fu il passo successivo di Amelio, idea che prese forma nel progetto “Terrae Motus”.  Fu Joseph Beuys, nel febbraio del 1981, a soli tre mesi dalla catastrofe, a tracciare l’impianto di quella che sarebbe poi diventata una collezione permanente, cuore della Fondazione Lucio Amelio, attraverso una serie di opere e performances riunite sotto il nome di “Terremoto in palazzo”, che ora abbiamo la possibilità di rivivere grazie alla mostra curata da Graziano Menolascina, che inaugura un nuovo spazio espositivo aperto sino a sera nel cuore del Rione Monti, Ag Arte Contemporanea.  La mostra si articola in una serie di foto, manifesti, un video e un’installazione. Quest’ultima, intitolata “Vestito terremoto” costituisce il nodo centrale dell’esposizione attuale e dell’intera   aktion per cui fu pensata, nonché della poetica dell’artista.


Vestito terremoto

Dopo aver recuperato vecchi strumenti di lavoro in alcuni centri della provincia napoletana colpiti dal sisma, Beuys allestì una stanza con vetri rotti sparsi a terra, barattoli di vetro collocati sotto i piedi dei tavoli, vasi di creta tra tavolo e muro, un uovo in equilibrio su un tavolo deformato, rappresentando, attraverso la decontestualizzazione degli oggetti, la distruzione della loro identità e funzione materiale, e la situazione di precarietà conseguente la catastrofe. Queste immagini scorrono in un video proiettato sulla parete di fondo della galleria: Beuys si colloca sotto uno dei tavoli appena descritti e inizia a disegnare su una carta millimetrata per elettrocardiogramma le onde sismiche, mettendo in relazione il battito della scossa e quello del cuore di una persona e riconducendo la riflessione sulla profonda relazione tra uomo e natura, e sulla loro costitutiva condizione di instabilità. Non a caso l’immagine proiettata del “Diagramma terremoto” è accompagnata dal battito del muscolo cardiaco e le strisce di carta dell’elettrocardiogramma sulle quali è stata registrata la scossa sono associate, nell’installazione “Vestito terremoto” del 17 aprile 1981, a un abito lacerato proprio in corrispondenza del cuore: un vestito, traccia dell'evento catastrofico, “svuotato” dal corpo che lo indossa, ma allo stesso tempo “pieno” di quell’essenza nascosta che è la memoria.

Carmela Rinaldi


 

Joseph Beuys
a cura di Graziano Menolascina
dal 9 aprile al 15 maggio 2010
AG Arte Contemporanea, Via Panisperna 222/a - Roma

 

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