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I testimoni del nostro tempo. I fotografi italiani premiati dal Word Press Photo

Correte a vederla. Primo perchè è uno sguardo sul mondo e secondo perchè in tempi così bui per lo stato dell'informazione nella nostra penisola è quantomeno un sollievo entrare in una galleria ed uscirne vogliosi di sapere dove come quando e perchè è successo quel “fatto”. Come annuncia il titolo della mostra, ci troviamo davanti a una rassegna di immagini scattate da fotogiornalisti italiani e premiate nei cinquantacinque anni del World Press Photo.  E sono tante. Sembra non esserci anno che qualcuno dei nostri fotografi non vinca un trofeo, e proprio l'ultima edizione ha visto ben dieci fotografi italiani premiati ed il World Press Photo of the Year consegnato a Pietro Masturzo. Certo: un premio non necessariamente è garanzia di qualità, ma qui si parla del “Pulitzer” del fotogiornalismo. Missione improbabile sarebbe parlare di ciascuno dei fotografi presenti (da Zizola a De Luigi, da Shobba a Ciol e chi più ne ha più ne metta... servirebbe minimo un volume della Treccani!) e dei loro lavori. Altrettanto interessante sarebbe cercare di valutare tramite  questo excursus come sia cambiato il linguaggio del fotogiornalismo negli anni. Gli spunti sono molteplici (troppi!), ma c'è una questione “banale” che mi attanaglia. Perciò, con poca originalità, e sull'onda (mi perdoni!) di Scianna (che firma l'introduzione al numero speciale sulla mostra dell'Europeo di marzo) scriverò qui di altro. Dove sono i nostri giornali? Che ce ne facciamo di tutto questo ben di Dio? La risposta è: nulla! I nostri fotografi sono stimatissimi (e pubblicatissimi) all'estero, dove la fotografia nel campo dell'informazione – udite udite – conta. Dove il Fotogiornalista (con la F maiuscola) è prezioso e serve a raccontare qualcosa. Dove i giornali quando pubblicano una foto hanno l'accortezza di scrivere accanto chi ne sia l'autore (avete mai visto un giornalista di carta stampata che non firmi il pezzo?). Dove non si decide arbitrariamente quale parte della foto tagliare . Dove, chissà perchè, è considerato inaudito alterare o modificare o eliminare persone dalle immagini (mentre Il Giornale fotomonta aeroplani da guerra sopra i tetti e il Manifesto cancella chi tira le pietre).   Dove esiste, e ad ha un ruolo ben preciso, il mestiere di photo editor. Mi chiedo da cosa derivi tutto ciò. Dall'ignoranza nei confronti della fotografia? Dalla paura nei confronti della tanto declamata “veridicità” fotografica? (ops, un altro spunto!). Dal fatto che i giornali, più che dai direttori, ormai son fatti dalla pubblicità e quest'ultima, dovendoci far sognare il mondo perfetto, non ami molto stare sulla pagina accanto a chi il mondo ce lo presenta non per farci sognare ma per informarci? L'ultimo appunto, e complimento, va allo spazio espositivo: la galleria 10b, che nasce per volontà di Francesco Zizzola, ci sta abituando a mostre ed eventi davvero di alta qualità, con l'evidente impegno di essere un punto di riferimento per la fotografia.  Speriamo che faccia proseliti.

Valeria De Berardinis


Testimoni del nostro tempo

a cura di Daniele Protti

dal 12 marzo al 31 maggio 2010

10b photography, via San Lorenzo da Brindisi 10b - Roma

www.10bphotography.com

 

 

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