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Matteo Basilé - The Saints are Coming

Tra gli artisti più affermati dell’arte digitale italiana, Matteo Basilé, pseudonimo di Matteo Cascella (Roma, 1974), rielabora le immagini con l’unico scopo di esaltare la bellezza. Di dimensioni gigantesche, le sue  immagini sono ariose ma ben equilibrate nei rapporti tra le parti, e conservano una struttura compositiva classica. Nelle opere del ciclo “The Saints are Coming” Basilé mostra apertamente il suo debito con l’arte del passato: usa la luce come novello Caravaggio, cita la Pietà di Michelangelo per le immagini come “Love Me B_2”, recupera il senso cromatico della pittura barocca. Altrettanto chiara è l’influenza del cinema: da Fellini, per il gusto onirico e satirico, a Pasolini, per la scelta dei personaggi, passando per il genere di fantascienza.  Basilé sceglie come modelli la gente comune, con una certa predilezione per i “diversi” (nani, vecchi matti, maghe, drag queen, transgender): essi diventano protagonisti di scene surreali, eroi epici di mondi lontani. Mondi di là da venire. La mostra alla Galleria Emmeotto di Roma chiude il progetto “The Saints are Coming” nato nel 2007, con cui l’artista mette in scena una umanità “mostruosa” nelle vesti di figure sacerdotali: il divario tra santità e follia si assottiglia tanto da far apparire il santo e il folle quasi la stessa persona, L’indagine del sacro porta ad indagare il rapporto tra il mondo orientale, l’Occidente e il mondo onirico inteso nella sua accezione di viaggio sciamanico (si vedano, a tal proposito, “Kabuki: primo atto” o “The Relic of the Saint”). Se per le prime immagini del progetto sceglieva la Reggia di Caserta e la Piscina Mirabilis come scenari naturali in cui inserire i ritratti dei suoi santi, per le ultime opere Basilé si misura con nuove location, e attraverso la luce del flash esalta l’artificialità del mondo dei sogni. La ricerca e l’esaltazione della bellezza rimangono la costante di tutto il ciclo.  Gli oggetti e i temi che popolano queste opere sono facilmente riconoscibili ma si trovano fuori contesto; ciò determina un senso di stupore nella fruizione, che diventa subito destabilizzante. Destabilizza vedere un uomo che piange la perdita del suo compagno, quando l’uomo in questione  è un omaccione tutto tatuato, e l’amato sembra dormire serenamente su una spiaggia soleggiata dove manca un qualsiasi segno che spieghi la tragedia. Destabilizza vedere “Giovanna anno 853”, ispirata alla leggenda medievale, dove la papessa regnante è interpretata da un’anziana che mette in mostra il suo pancione gravido. L’esplicita denuncia verso la Chiesa è il motivo dominante anche nell’opera pendant “Il Papa”, dove un pontefice letteralmente ingrigito siede su un trono tutto d’oro, mentre un corvo appollaiato sul bracciolo lo guarda e aspetta. Al di là delle provocazioni, delle situazioni stranianti, e dell’attualità dei temi trattati – Basilé è un grande osservatore della realtà che ci circonda -, la forza di queste opere risiede nel nitore delle immagini, nei contrasti cromatici sapientemente evidenziati e nella purezza ricercata delle forme. La tecnologia diventa nelle mani dell’artista lo strumento atto a rendere quanto prima era appannaggio del pennello; il digitale è il suo pennello e con esso dipinge.

Roberta Magagnini

 


 

The Saints Are Coming - Matteo Basilé

dall’11 marzo al 30 aprile 2010

Galleria Emmeotto, via Margutta 8 - Roma

www.emmeotto.net

 

 

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