Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

Sten&Lex

Sono partiti da Roma, dove ancor oggi amano fare qualche incursione per le strade, e sono arrivati a Londra, invitati un paio d'anni fa nientepopodimenoche da sua maestà Banksy per un'esposizione decisamente poco convenzionale, all'interno di un tunnel stradale fuori uso. Sten e Lex sono due alfieri della cosiddetta street-art, almeno in Italia. Sono giovani, sono in gamba, hanno belle idee. Da circa un anno hanno deciso di aprire nel cuore di S.Lorenzo una sorta di studio chiamato   Off the street</i>, un laboratorio dedicato all'elaborazione di poster, stencil e adesivi nel quale vengono ospitate anche piccole rassegne espositive dedicate alle forme espressive di strada, incoraggiandone così la diffusione. In questi giorni Sten e Lex sono ospiti della galleria Co2, spazio davvero privilegiato (se non altro per le dimensioni e la collocazione, a due passi da San Pietro) per il quale hanno realizzato alcuni lavori che saranno esposti fino al 30 aprile. Le opere, di cui dieci di grande formato, hanno tutte lo stesso titolo – o non titolo – (  Untitled</i>) e sono state realizzate nel 2010. Il leitmotif, guardando le enormi tavole di legno, sembrerebbe la memoria e il suo recupero: Sten e Lex infatti hanno preso vecchie immagini raccolte chissà dove, foto di persone lontane nel tempo. Hanno catturato ricordi, istanti – anzi istantanee – di vite di cui si sono appropriati per scagliarli in maniera decontestualizzante nel qui e ora. L'elemento più originale di tale operazione è il ricorso ad una tecnica molto particolare: lo stencil di carta su legno. L'effetto, difficilmente spiegabile a parole, è di grande impatto. Le immagini dei personaggi ritratti emergono infatti solo se il punto di vista è ad una distanza di almeno un paio di metri dalla tavola: sembra quasi un espediente optical, senz'altro un elemento funzionale a rendere l'idea di storie in filigrana che emergono da un passato piuttosto remoto (tema peraltro caro ad un gigante dell'arte contemporanea, Boltanski). Le immagini presenti in fondo all'articolo sono indubbiamente più chiare di ogni tentativo descrittivo. Alcune “mattonelle” concludono il percorso espositivo: in sostanza si tratta della medesima volontà espressa nei lavori analizzati in precedenza, solo in formato ridotto (dei “santini” 10x10, grosso modo). La mostra, nel complesso, mette in evidenza il modus operandi di questi due artisti, la cui cifra stilistica saliente risiede proprio nel tentativo di utilizzare un medium decisamente attuale (lo stencil) applicandolo a soggetti quantomeno datati (le foto di diversi decenni fa). Il contrasto che ne scaturisce rappresenta la forza poetica di questi lavori. Vorrei tuttavia soffermarmi su una questione “lessicale”: a mio avviso è difficile parlare di street-art in un contesto come questo. Il tentativo di trasferire l'arte di strada dallo spazio urbano ai contesti espositivi come musei e gallerie ha sempre avuto esiti alterni: le esperienze verificatesi finora, pur con il merito di focalizzare l'attenzione sul fenomeno, non hanno saputo restituire l'identità e le ragioni profonde della street-art, con intenzioni spesso rivolte a fini puramente commerciali. Come sostiene Denis Riout in un discorso estendibile anche alla street-art,   “un graffito accolto in un museo non è più un intruso. Perde anzi la componente essenziale della sua identità. I graffiti sono infatti connotati da alcune pertinenze, funzionali o strutturali. Una di queste li rende antitetici ai quadri, per i quali sono stati concepiti i musei: i graffiti ignorano il canone del quadro, non tengono conto del campo di cui si sono appropriati”</i>. Ecco perché in questo caso preferirei parlare semplicemente di “art”, senza il suffisso “street”. Che poi Sten e Lex operino o abbiano operato in strada è un fatto importante, ma non in questo spazio, non in questa occasione. Ho provato più volte a considerare la street-art come arte   di strada</i> e non rigorosamente   in strada</i>. Si possono in effetti trovare degli aspetti ricorrenti (supporti, tematiche...) oltre alla collocazione “fisica” dell'intervento; ma la strada è il punto di partenza fondamentale per raggiungere l'obiettivo di ogni street-artist che possa definirsi tale, ovvero la volontà di comunicazione al di là dell'ambito espositivo istituzionale. Non intendo dire che un artista di strada non possa esporre in galleria, ma in quel contesto il suo lavoro assume forme radicalmente differenti. La street-art trova infatti la sua componente più incisiva nella possibilità di dialogo con la città e i suoi abitanti, a prescindere dalla conoscenza che essi hanno dell'arte. Nulla vieta a uno street-artist di poter operare al chiuso della galleria, ma nel momento in cui rinuncia alla componente “di strada” il suo lavoro cambia immediatamente connotati. Nessun problema, un artista deve essere libero di esprimersi dove vuole e nelle modalità che preferisce; ma allora – e torno alla mia forse futile battaglia lessicale – si trovi un altro nome per descriverne il lavoro al di fuori dell'ambiente urbano.

Saverio Verini


Sten & Lex

a cura di Giorgio Galotti

dal 12 marzo al 30 aprile 2010

Co2 Contemporary Art, Borgo Vittorio 9b - Roma

www.co2gallery.com

 

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed