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Emiliano Zelada - Silent Collapse

Vale sempre la pena visitare le mostre del circuito galleristico durante i vari (e spesso troppo affollati) vernissage? Nel caso della prima personale capitolina di Emiliano Zelada alla Galleria Ingresso Pericoloso è stata probabilmente una fortuna evitarne l’inaugurazione: l’installazione ospitata nella prima sala, Substantive Derivative, “rifiuta” troppe persone e “reagisce” con un rumore saturo, assordante. Una telecamera con sensore rileva infatti la quantità di persone presenti nello spazio: l’ambiente che ci circonda vive, ha un proprio equilibrio, dei propri vuoti ed un proprio silenzio che collassano quando l’uomo, più o meno consapevolmente, lo invade senza mezze misure. L’associazione dello spazio ad un organismo vivente autonomo viene sottolineata dalla presenza di sculture site specific in ferro e legno: due scale a chiocciola che ricordano la forma elicoidale del codice genetico come anche quella delle vertebre; due lunghi tubi paralleli che rimandano a delle vene ma che internamente contengono dei fori, alludendo alla forma di due flauti. La musica, o meglio lo studio e la sperimentazione dei suoni, è al centro delle ricerche artistiche di Zelada, professore di “Sound Art per lo Spazio Pubblico” a Barcellona che intraprende continui sconfinamenti tra pittura e musica all’interno di dimensioni installative. La seconda sala ospita alcune partiture appartenenti alla serie Interpretative Compositions, dei disegni che mantengono una loro autonomia estetica ma che vengono interpretati musicalmente; l’ordine di queste spartiti sembra collassare nello spazio bianco della carta o del muro ma in realtà sono partiture più fluide, destinate ad una libera interpretazione a seconda degli strumenti utilizzati (classici o elettronici). Nella terza ed ultima sala non avviene il collasso del silenzio quanto verso il silenzio: Zelada costruisce un’installazione dove immerso nel buio lo spettatore è circondato da alcuni dei suoni emessi dalle balene durante le loro fasi di migrazione e ricerca del cibo ai quali si aggiungono, come nella prima sala, dei suoni antropogeni, le interferenze umane dei sonar che spesso disturbano e disorientano i cetacei.  In questo caso ad essere disorientato è invece l’uomo stesso, le cui percezioni sembrano collassare all’interno di una camera anecoica alterata: come ha già dimostrato in passato Cage il silenzio assoluto non esiste, precipita sempre in qualche rumore di sottofondo sia esso soltanto il proprio battito cardiaco.  Più che una condizione tangibile il silenzio appare allora un’opportunità per ascoltare meglio noi stessi, e l’ambiente che ci circonda.

Valentina Fiore


Silent Collapse - Emiliano Zelada

a cura di Angel Moya Garcia

dal 12 febbraio al 16 aprile 2010

Galleria Ingresso Pericoloso, via Capo d’Africa 46 - Roma

www.ingressopericoloso.com

 

 

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