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Tracey Emin - Why Be Afraid

È in corso alla Galleria Lorcan O’Neill, fino al 4 aprile 2010, la mostra “Why Be Afraid…” , di Tracey Emin, artista inglese di fama internazionale che presenta a Roma i suoi nuovi lavori.   Tracey Emin è conosciuta soprattutto per le sue opere provocatorie, esplicitamente autobiografiche, che hanno spiazzato pubblico e critica e che le hanno consentito, allo stesso tempo, di conquistare uno spazio importante nella scena artistica contemporanea. L’artista londinese ha sempre raccontato la sua vita attraverso l’arte: lo ha fatto senza censure, con estrema sincerità e durezza, convinta che un artista non può fare altro che esprimere ciò che conosce, la propria vita.  A differenza dei lavori precedenti, nelle ultime opere Tracey Emin sembra volere accostare al suo linguaggio usuale, violento e crudo, una nuova forma d’espressione, dal carattere più tenero ed evocativo.  L’artista ci racconta in queste opere, alcune delle quali recentissime, una maternità mancata e il dolore che affiora nella memoria, evidenziando come quella esperienza abbia lasciato in lei delle tracce indelebili. La descrizione di situazioni difficili e l’esternazione dei sentimenti più intimi è condotta per mezzo di una sensibilità e di una lucidità tutte femminili: la Emin si mette a nudo di fronte al suo pubblico, invitandolo a guardarsi nel profondo e a non avere paura di raccontarsi.    I temi affrontati in questi lavori, morte, maternità e aborto, sono resi in una varietà di tecniche che, dal dipinto di grandi dimensioni ai piccoli disegni “monoprints”, dalle opere con  ricami alla scultura, dal video fino alle frasi al neon, esplorano l’ampia gamma di linguaggi con i quali l’artista si esprime abitualmente. Le opere ricamate sono particolarmente toccanti. In esse l’artista disegna con il filo nero, su cotone o calico chiaro, immagini evocative con protagonista la figura femminile:“ We Sat There”; “Kept Leaving”, “I couldn’t Feel you”, “Nothing you can do”. In alcune la donna ha in braccio un bambino mentre in altre è inginocchiata o piegata su stessa sul pavimento, il quale non è descritto ma solo accennato idealmente dalla disposizione della figura. Questi ricami di piccoli dimensioni, come alcuni piccoli disegni, raccontano la maternità, il desiderio di essa e lo fanno attraverso la delicatezza del supporto (la stoffa) e all’espressività del disegno ricamato fatto di semplici ed essenziali tratti. Il ricamo, che è una tecnica antica di artigianato che appartiene da sempre al mondo femminile, diventa nelle mani di Tracy Emin uno strumento di espressione estetica ma anche di lotta e di autodeterminazione. Il ricamo sembra assumere per l’artista un valore simbolico: ricucire i pezzi della propria esistenza ripescando nella memoria anche i momenti più dolorosi, forse per superare i traumi di una ferita emotiva ancora aperta. Oltre ai piccoli ricami sono esposte due opere ricamate di grandi dimensioni che rappresentano rispettivamente una scena tradizionale,“The Annunciation”, e una scena autobiografica, “Dream Drawing: The Party November 6th”, così che l’iconografia tradizionale e l’immaginario dell’artista si fondono in un unico stile.  Nella sala dislocata della galleria invece sono esposti dei disegni più duri e drammatici che descrivono nello specifico i momenti legati all’aborto. Ritornando alla sala principale l’unico grande dipinto della mostra, “I’m Still Here”, ci presenta la figura di una donna nuda  i cui contorni sono abbozzati velocemente con pochi tratti e il cui viso è cancellato da macchie scure, nere e rosse. Sullo sfondo i colori sono stati sgocciolati verticalmente e quasi ricoperti da un stesura di bianco.  A conclusione di questa interessante e complessa mostra si trovano la frase al neon “I Think I love you” e un video, nel quale l’artista è nuda sul suo divano di casa colta in un momento di tristezza mentre abbraccia teneramente un gatto come fosse un neonato: accompagna questa scena un sottofondo musicale di David Bowie, come fosse una ninna nanna.

Ida Tricoli


Why Be Afraid - Tracey Emin

dal 19 Febbraio al 4 aprile 2010

Galleria Lorcan O’Neill Roma, via Orti d’Alibert 1E - Roma

www.lorcanoneill.com

 

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