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Ursula Mayer - Last Hours of Ancient Sunlight

La galleria Monitor propone fino al 31 marzo la personale di Ursula Mayer, artista austriaca residente a Londra, che utilizza da diversi anni la ricerca filmica come mezzo espressivo. Si tratta di due film che vengono proiettati in contemporanea sui muri della galleria. I lavori sono legati a un tema comune: il mito di Medea, che, abbandonata da Giasone, consuma la sua vendetta uccidendo la nuova consorte di lui e i propri figli. L’installazione della Mayer è decisamente originale, in quanto racconta la storia scomponendola nei due film. Mentre una pellicola riprende un bassorilievo marmoreo di età classica narrante il mito di Medea, l’altra propone l’azione di cinque danzatori che inscenano la stessa storia. I due video, proiettati uno accanto all’altro, sembrano avere vita autonoma, al di là del comune riferimento tematico. In una pellicola, i ballerini si producono nella performance abbigliati in maniera inusuale, indossando tute aderenti in stile anni Settanta, mentre la donna che impersona Medea, dal volto altamente espressivo, conferisce efficacia comunicativa all’azione. Gli attori si muovono lentamente, dando vita a una semi-criptica ritualità, fatta di gesti e azioni simboliche: si toccano il volto e il corpo, bevono da una coppa e infine tre crollano a terra, concludendo la scena e dichiarando compiuta la vendetta. In contemporanea, nell’altro film, la telecamera scorre lentamente sulle figure del bassorilievo, soffermandosi sulle scene in cui il pathos è più forte e l’azione più violenta. Non sempre i due film sono in sincrono, anzi spesso non possiedono alcun tipo di richiamo che li leghi. Ci sono però dei momenti, molto intensi, in cui le pellicole sembrano dialogare apertamente. Questo avviene, ad esempio, quando nel bassorilievo sono riprese una successione di mani in atteggiamenti diversi; mani che in parallelo sono le protagoniste dell’azione dei danzatori, le sole ad essere filmate: al centro dello schermo cingono la testa di un danzatore o si stringono attorno alla ciotola per avvicinarla alla bocca. Ursula Mayer dà vita anche a una seconda sala nella galleria, con lavori compiuti espressamente per la personale romana. Si incontra qui un film che presenta un susseguirsi di marmi di chiese di Roma, ripresi dall’artista durante il suo soggiorno. L’idea è quella di richiamare ciò che storicamente è associabile alla città, ovvero la Chiesa e l’Impero, il cui lusso e opulenza vengono richiamati alla mente dai marmi. Su questo concetto l’artista riflette ancora, proponendo un gioiello d’oro con pendagli a forma di api, che ricorda un antico monile di età imperiale. Al centro della sala vi è inoltre un blocco di marmo, a cui è accostato un cumulo di banconote non più in uso. Con un’operazione para-concettuale, la Mayer medita sul rapporto tra il denaro e l’arte, facendo puntualmente corrispondere il valore finanziario delle banconote a quello del marmo. Quest’ultima installazione, che rappresenterebbe dunque una riflessione sugli aspetti economici dell’arte, si riallaccia anche al titolo della mostra, Last Hours of Ancient Sunlight (Le ultime ore del vecchio sole). The Last Hours of Ancient Sunlight è un libro del 1997, in cui l’americano Thom Hartmann si interroga sull’attuale collasso del mondo, ecologico, spirituale e, per l’appunto, economico. Per superare il declino in cui ci si trova, l’autore suggerisce una riscoperta del nostro “vecchio sole”, ovvero del modo di vivere di millenni di anni fa. La riproposizione da parte della Mayer di un mito appartenente al nostro passato culturale presenterebbe quindi dei richiami al libro; tuttavia, un’unica cosa sembra non tornare: quello che l’artista chiama in causa non è un racconto del passato che tratta di integrità e rettitudine da prendere a esempio. La storia di Medea non è infatti un modello a cui rifarsi, quanto piuttosto un esempio di giustizia vendicativa, un biblico “occhio per occhio”. Paradossalmente, quindi, esso risulta contrario alle qualità che Hartmann vede contraddistinguere l’uomo arcaico. Tuttavia, al di là del riferimento ad Hartmann, la mostra merita sicuramente attenzione in quanto ben allestito l’ambiente e coinvolgenti i lavori proposti. Combinare diversi medium espressivi – film e scultura - è un’idea che rende completa e, in definitiva, decisamente valida la modalità con cui l’artista ha inteso presentarsi.

Francesca Castiglia


Last Hours of Ancient Sunlight - URSULA MAYER

dal 25 febbraio al 31 marzo 2010

Galleria MONITOR, via Sforza Cesarini, 43a-44 – Roma

www.monitoronline.org

 

 

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