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Antonio Capaccio. Dal mare. Lungo il fiume…tracce, appunti, residui e memorie

Protagonista degli ultimi lavori di Antonio Capaccio, esposti  alla Galleria Giulia, dal 10 febbraio al 13 marzo, è il fiume Tevere.  Dipinti e opere su carta realizzati dal 2006 ad oggi, sono accompagnati da elaborazioni da foto di Luca Fabiani, da un testo poetico di Valerio Magrelli in catalogo e da video con musiche di Paolo Rotili. La riflessione sul Tevere, “dal mare, dalla foce, risalendo il fiume verso Roma”, rappresenta per l’artista un viaggio interiore nel proprio immaginario ma allo stesso tempo diviene metafora della condizione umana. Il fiume che scorre velocemente, senza mai arrestarsi, porta con sé storie, rivelazioni, immagini che l’artista coglie e registra nelle sue opere: il tempo è divenire e nell’osservarlo non si può fare altro che prendere appunti.  Valerio Magrelli nella poesia riportata nel catalogo racconta così il fiume: “non sta mai a sentire nessuno, / corre via dalle proprie responsabilità / fuggendo sempre in una direzione. / Inaffidabile e insieme prevedibile / «vado di fretta», dice, e con questa scusa / si sottrae ad ogni tipo di richiesta. / Prendilo come esempio / per disfarti di tutti gli importuni / ma lascia che un’ansa si formi / dove ascoltare chi ami”. Osservando i primi disegni esposti sulla parete sinistra appena varcata la soglia della Galleria Giulia, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a degli appunti di viaggio. Piccoli segni neri affiorano dal fondo bianco della carta e, simili a tracce, creano percorsi. Linee nere essenziali, curve, sinuose, chiuse o aperte, si ripetono in diverse variazioni, mostrando le infinite possibilità visive.  Il fiume diventa una fonte dalla quale l’artista attinge i suoi segni formali e allo stesso tempo rappresenta un momento epifanico nel quale scoprire una corrispondenza tra il linguaggio artistico e la realtà. L’artista ci guida nell’osservazione di segni che, nella loro apparente semplicità, racchiudono la complessità dell’immagine del reale; ci rivela che linee e segni delle sue opere sono presenti anche in natura, invitandoci così ad una lettura segnica del reale.  Le elaborazioni dalle fotografie del Tevere di Luca Fabiani dimostrano concretamente  che i segni di Antonio Capaccio sono riscontrabili nell’immagine della realtà: le linee sinuose, irregolari, morbide, possono ricordare le onde e le increspature dell’acqua oppure i detriti vegetali o altri elementi che abitano le acque del fiume. In altre opere in mostra è presente un ritmo e un’intensità maggiore dell’immagine: la linea ondulata si ripete con una certa frequenza in successioni parallele. Capaccio riesce a vedere e a sentire ciò che ci circonda con una sensibilità nuova. Il suo è un guardare alla natura senza appoggiarsi a riferimenti e nozioni, è un vedere le cose come per la prima volta, in modo che appaiono nella loro essenzialità di pure forme e segni sinuosi.  Da una linea semplice nera, curva, su di un fondo bianco, si arriva a costruire un discorso pittorico. Pochi elementi essenziali, ma una ricchezza e una profondità di sguardo che apre a visioni della natura nuove e intime al tempo stesso.

Ida Tricoli


Dal mare. Lungo il fiume…tracce, appunti, residui e memorie - Antonio Capaccio

dal 10 febbraio al 13 marzo 2010

Galleria Giulia, via della Barchetta 13 - Roma

www.galleriagiulia.com

 

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