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Federico Cavallini. Fiori

Lo scorso 5 febbraio è stata inaugurata a “Condotto C” la personale dell’artista livornese Federico Cavallini.  Il titolo dell’installazione, FIORI, inganna lo spettatore meno attento, che una volta visitata la mostra, viene totalmente spiazzato. FIORI non è profumata, nè colorata. È piuttosto romantica e poetica: disorienta il visitatore, coinvolgendone completamente i sensi della vista e dell’olfatto.  Lo spazio (un corridoio espositivo lungo 16 metri) è interamente ricoperto da fogli di carta pergamina su cui sono stati dipinti dei fiori con un medium abbastanza particolare, il sangue di bue (solitamente utilizzato in botanica come concime naturale).  Questa carta, la stessa usata dai macellai e dai fiorai, cambia concettualmente la sua destinazione d’uso: infatti, se è quotidianamente impiegata come supporto di materia non più vivente (di fiori recisi e pezzi di carne macellata), qui sostiene una diversa forma di vita, nata come da un atto sacrificale.  Il sangue di bue sembra consumare la carta, su questa scivola e si muove, creando delle grinze e delle increspature: è il concime che “fermenta”. Come Rembrandt che con il suo bue squartato risveglia la vita nella immobilità della figura rappresentata, così Cavallini trasmette un sentore di vita attraverso il medium speciale, che da residuo sacrificale diviene fertilizzante: i fiori rinascono e hanno un nuovo aspetto, senza colore e profumo ma carchi di forza. Con il loro forte odore (tipico del sangue di bue), affermano la loro presenza, divengono dispositivi di comunicazione, inducono a pensare.  L’atmosfera dello spazio espositivo è perturbante ma allo stesso modo affascinante. A me pare che questi fiori siano la risposta dell’artista ad un’indagine nella e sulla realtà, quindi risultato di un rovesciamento in cui l’originaria funzione (quella di essere organi riproduttivi delle piante) è sospesa e manipolata, a imitazione dell’azione dell’uomo sulla natura.  Lo spazio, allestito in maniera intelligente, si fa veicolo fondamentale per comprendere a pieno l’opera di Federico Cavallini.

“Condotto C” è una meta obbligata per chi è interessato alla scena culturale contemporanea di Roma, permette di confrontarsi con interventi site specific e operazioni artistiche sui generis. Per capire meglio la mission dello spazio espositivo ho deciso di rivolgere qualche domanda al direttore artistico, Fabrizio Pizzuto.

D. Partiamo dal nome, perche "Condotto C" ? Quando nasce lo spazio?

R. Lo spazio nasce nel 2008, ma prima dell’estate avevamo realizzato solo due eventi effimeri (due performance), quindi da giugno chiude per sei mesi per ristrutturazione, quindi riapre comprendendo anche le installazioni a gennaio 2009 con il lavoro di Andrea Aquilanti.  L'intero progetto ha contato diversi collaboratori, da grafici a fotografi fino a video maker che mi hanno aiutato anche nei video-inviti e nelle video-interviste, con cui talvolta comunico gli eventi. Nasce dalla collaborazione tra me, Marco Bernardi e Chiara Girolomini, che si occupava degli eventi di teatro danza. Non è in alcun modo una galleria, ma, come da statuto ha una formazione aperta, e prende il nome da un racconto di Isaac Asimov, in cui gli alieni si impadroniscono dell'astronave e i terrestri si rifugiano nel condotto per i cadaveri, che non è presente nelle mappe dell'astronave, usato quindi come rifugio, da cui far partire un’offensiva. Ovviamente Roma o l'arte è l'astronave governata dagli alieni e noi ospitiamo i terrestri, cioè i lavori liberi da costrizioni...  ironicamente il senso è questo!

D. Quale progetto artistico segue “Condotto C”?

R. Non scegliamo artisti ma lavori specifici. Si possono realizzare soltanto le installazioni o gli eventi effimeri, le performance, che abbiano un senso, sia con il luogo, sia con la nostra poetica. E' preferibile che il lavoro sia desueto, non da galleria, pensato appositamente, anche tematicamente; ma anche sensato nelle costrizioni che uno spazio molto caratterizzato come il nostro ti da. Libero da vincoli lo stesso artista dovrebbe pensare per noi una cosa diversa da quella che farebbe in una galleria del centro. Lo statuto parla delle cose che altrimenti non vedresti.

D. Come "Condotto C" si inserisce nell'ambiente galleristico romano? (Vista la sempre maggiore quantità di gallerie che stanno nascendo e sono nate a Roma, che tipo di bilancio puoi fare a quasi due anni dall'apertura?).

R. Non è una galleria... qui ci divertiamo, e si fa a modo nostro. Tutti facciamo anche altri lavori. Non c'è un gallerista ma è gestito da un artista e da uno scrittore, che lo usano sopratutto per sperimentare e per comunicare delle cose. La comunicazione peraltro è finora andata molto bene e il riscontro critico è stato molto alto, ma il “Condotto C” è la nostra parte più pura e più libera.

Claudia Cavalieri


FIORI

a cura di Gabriele Morleo

dal 5 febbraio al 1 marzo 2010

Condotto C, via Filippo Re 8a - Roma

www.condottoc.com

 

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