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Amir Mogharabi - Interior 01-11-10

La sensazione personale avuta dopo aver visitato, durante l’inaugurazione, la mostra di Amir Mogharabi è stata quella di totale incertezza, disorientamento. Una sensazione quasi fastidiosa ma che fa ricordare quanto l’arte in realtà, più che offrire rassicuranti risposte, dovrebbe sempre offrire domande, meglio se scomode. In questo caso incertezza e disorientamento sono probabilmente due delle reazioni più genuine verso il poliedrico lavoro di un artista che fa dell’indefinibilità una matrice fedele. Di origine iraniana ma di casa a New York, dove già da un po’ è attivo con numerose mostre e partecipazioni, Amir Mogharabi ha studiato a lungo filosofia ed il suo lavoro riflette radici che vanno da Derrida a Bataille, in un confronto tra teoria e pratica estetica che artisticamente non ha precisi riferimenti ma non può non confrontarsi con le istanze processuali dell’arte concettuale, o l’approccio performativo del movimento Fluxus.  Non a caso lo scorso ottobre alla Daniel Reach Gallery di New York l’artista ha inaugurato una mostra “a quattro mani” con Jeffrey Perkins - figura chiave del movimento Fluxus - dal titolo <a href="http://www.danielreichgallery.com/pressentendement.html">Entendement</a> il cui risultato estetico ed il lavoro poetico sul valore della “comprensione” tornano nella prima personale italiana di Amir Mogharabi alla galleria 1/9unosunove arte contemporanea, che con questa scelta coraggiosa ed interessante arriva al secondo appuntamento di <a href="http://unosolo-projectroom.blogspot.com">unosolo</a>, programma dedicato a progetti site specific commissionati ad un unico artista da un unico curatore, volto a dare visibilità a giovani protagonisti del panorama artistico nazionale ed internazionale. "  From or with/Either or/Possibly glass. Coupled with another element, an element already crafted by hand. Already used by hands. Possibly broken/The intersection of the two objects, still indeterminate  "; il testo dell’artista che accompagna il comunicato stampa esprime la precarietà della sua installazione, frutto di un accumulo durato diversi giorni durante i quali a colloquio con artisti, scrittori e curatori viene a crearsi un incontro, sempre precario ed inatteso, tra oggetti e materiali, la creazione di un “evento” - per dirla come Derrida - dove il già predisposto, il linguaggio e le sue basi strutturali vengono stravolti da infiltrazioni fatte di pura improvvisazione.  Verso una dimensione, la più importante per Mogharabi, quella poetica. Durante l’inaugurazione è stata anche presentata una performance (a cui purtroppo non ho assistito completamente) nella quale l’interdipendenza tra arte, musica e teoria estetica ha rinviato ad un altro progetto - forse il più interessante - di questo giovane artista, <a href="http://www.farimani.info">Farimani</a> (dall’anagramma del nome della madre di Amir), una rivista biennale che non solo rivista è, a metà strada tra opera artistica e lavoro editoriale e che, giunta al suo secondo numero, ha coinvolto fino ad ora nomi importanti del panorama culturale internazionale come gli artisti Silvia Kolbowski e Olafur Eliasson, i musicisti Fred Frith e Ikue Mori, i teroici Félix Guattari and Slavoj Zizek. Farimani sarà limitata ad undici uscite, un numero ricorrente nel lavoro di Amir Mogharabi e, non a caso, l’inizio del progetto romano è avvenuta l’11-01-10; l’origine di questa scelta rimane abbastanza oscura (ed il testo che accompagna la mostra non aiuta), così come probabilmente gran parte della sua installazione, per chi avrà la curiosità di visitarla.  Ma che probabilmente non lascerà indifferenti.

Valentina Fiore


Interior 01-11-10 (UNOSOLO PROJECT ROOM) - Amir Mogharabi

dal 14 gennaio al 13 febbraio 2010

1/9 unosunove arte contemporanea, via degli Specchi 20 - Roma

www.unosunove.com

 

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