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Giacinto Occhionero - Nafta & Dafne

Le opere di Giacinto Occhionero, giovane artista molisano operante a Roma, ora alla sua quarta mostra personale, si inseriscono in modo armonioso nella cornice del Pastificio Cerere, all’interno dello Studio d’Arte contemporanea Pino Casagrande. “Nafta & Dafne” si articola in sei lavori di grande formato che, ad uno sguardo epidermico, restituiscono immagini di tipo tradizionale, poetiche ed eleganti, per poi passare a raccontare altro, non appena l’occhio si sofferma sulla particolarità dei soggetti proposti e della tecnica utilizzata.  “The Aletsch” è un panorama di ghiaccio bianco e cime innevate, una natura aspra dove non c’è traccia di vita. Ma l’immagine che riempie lo spazio dell’opera è interrotta da una zona d’ombra nella parte inferiore, leggermente curva e scura, sui cui emerge una piccola forma chiara, una lacrima; come se un occhio si aprisse sul paesaggio, mentre la visione si spezza e appare straniata dalla presenza innaturale di una goccia che non trova posto nella veduta.  Di fronte si colloca “Air Colosseum”: si tratta di una visione dall’alto che scende perpendicolare sulla superficie del mare. Lo spazio della rappresentazione è ben calibrato e armonico: una nave industriale, forse una portaerei, procede attraversando una linea dritta che quasi coincide con una delle diagonali del quadro e disegna dietro di sé una scia lunga e bianca. Non c’è contrasto cromatico: il giallo chiaro della nave richiama i colori dell’acqua intorbidita dalla presenza dell’elemento industriale.  Sulle pareti lunghe dello spazio espositivo sono esposte altre quattro opere: “81” e “18” sono lavori recenti, dove l’immagine monocroma si presenta identica ma speculare: la vegetazione selvatica occupa il primo piano, mentre sullo sfondo campeggiano tralicci dell’alta tensione. Le immagini, realizzate in toni di grigio, sembrano dei negativi o ancora di più delle fotografie di inizio Novecento, dove i tempi lunghi di impressione dell’immagine facevano sì che si perdessero i dettagli e le figure in movimento.  L’ “Isola esoeterea” fa invece da contraltare all’”Isola esoterica”: in questo caso però non si tratta di due immagini del tutto speculari. Occhionero qui ripropone il più celebre dipinto di Böcklin, l’Isola dei morti, privato però di quegli elementi simbolici presenti nelle versioni originali del quadro, ossia la figura vestita di bianco, la piccola barca a remi che si dirige verso la costa e la bara chiara ornata di festoni. L’orizzonte segnato dall’incontro tra cielo e mare taglia a metà lo spazio pittorico dell’ “Isola esoterica”, creando equilibrio e stasi, mentre nell’ “Isola esoeterea” l’orizzonte si fa più alto e nel riflesso delle rocce e dei cipressi in acqua compaiono all’improvviso sagome grigie di tralicci elettrici che al di sopra della superficie insulare sono in realtà assenti. Il gioco della specularità si ripete due volte, tra le due opere esposte frontalmente e all’interno della stessa opera, grazie all’escamotage dell’acqua, ma in entrambi i casi si tratta di una specularità negata, solo apparente.  Il tema comune ai sei lavori presentati è il contrasto tra la poesia della visione naturalistica (Dafne) e la durezza dell’elemento industriale (Nafta): è lo sguardo dell’uomo contemporaneo che non trova più paesaggi rassicurante su cui ri-posarsi.  Contemporaneamente a livello tecnico e materico si crea una contrapposizione tra il formato delle opere che rimanda alla pittura di paesaggio e le materie utilizzate: Occhionero realizza i suoi lavori stendendo vernici industriali e smalti su plexiglass. La stesura dei colori avviene sulla superficie retrostante quella esposta al pubblico, per cui l’immagine offerta a chi guarda è speculare e opposta a quella che vede l’artista durante la realizzazione. In questo gioco tra passato e presente, tra tradizione e sperimentazione, Occhionero riesce a coniugare felicemente la poesia dell’immagine e l’indagine concettuale sullo sguardo dell’uomo contemporaneo.

Eleonora Capretti


Nafta & Dafne - Giacinto Occhionero

a cura di Patrizia Ferri

dal 15 dicembre 2009 al 30 gennaio 2010

Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Via degli Ausoni 7a - Roma

 

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