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Disegni Europei

Ho sempre concepito il disegno come un grande territorio d'esplorazione a metà fra esercizio controllato ed espressione spontanea, abbozzo e compiutezza. Una mappa che accompagna da sempre l'artista, ma in fondo ognuno di noi, a partire dal ragazzino che traccia sul banco di scuola le linee e i segni che l'automatismo adolescenziale asseconda. Ho l'impressione che il disegno sia tenuto in scarsa considerazione a livello accademico (mi riferisco a corsi specifici; mai ne ho visto uno dedicato al tema nelle bacheche universitarie dove vengono affissi i programmi). Tuttavia il disegno rimane sempre in auge; anzi, proprio ora – in tempi di velocità e sintesi – si sta sempre più imponendo come una delle forme più adatte a raccontare la nostra contemporaneità (si prenda ad esempio il genere della graphic novel, mai come adesso in voga). Mi sarebbe piaciuto approfondire la storia del disegno, la sua specificità, le sue tecniche. L'unica (parziale) occasione è stata l'incontro con un testo del critico-curatore fancese Philippe-Alain Michaud intitolato   Comme le Rêve Le Dessin   (traducibile grosso modo così:   Come il Sogno, il Disegno  ). Si trattava del catalogo di una mostra tenutasi al Louvre quattro o cinque anni fa, nella quale venivano mostrati disegni di artisti di varie epoche (dal rinascimento ai giorni nostri), mettendone a confronto vari aspetti: il valore di schema concettuale, il ruolo di “bozza preparatoria” per un progetto più definito e infine il suo caratterizzarsi come opera completa. Ecco, se dovessi dare una definizione di disegno a margine della mostra   Disegni Europei   alla galleria Oredaria, mi sbilancerei senz'altro verso le ragioni che tendono a considerarlo una forma espressiva autonoma. Gli 11 artisti che compongono la collettiva offrono punti di vista formalmente diversi – talvolta agli antipodi – ma al tempo stesso accomunati da un medesimo approccio concettuale: quello per cui il disegno non si limita ad essere semplicemente schizzo, ma si afferma come traccia dotata di una propria identità e completezza, visiva e contenutistica. Si va così dal bianco e nero al colore più acceso, dall'astrazione alla figurazione, quest'ultima sempre mediata da immagini poetiche, visionarie, non convenzionali; stando alle opere esposte, il disegno trova la sua migliore espressione proprio nella rappresentazione di soggetti riconoscibili piuttosto che nella ricerca sulle composizioni aniconiche. I lavori di Tobias Rehberger risultano in questo senso i più scontati, certamente piacevoli a livello estetico ma troppo simili a opere già viste (si pensi a   Diversi cerchi   di Kandinsky). Meglio allora le visioni stralunate e fantastiche di Pavel Pepperstein, tutte sapientemente giocate sull'accostamento di due soli colori, il bianco e il nero, fra fantini dai tratti elfici in sella a cavalli di dimensioni sproporzionate e altri personaggi che sembrano usciti dal film   La storia infinita  . Interessanti anche gli interventi di Juul Kraijer (che rappresenta una figura misteriosa, quasi un Buddha, facente capolino da un cespuglio) e di Euan Macdonald (autore di paesaggi minimalisti dotati di una grande resa atmosferica raffiguranti cieli sterminati solcati da piccolissimi elicotteri); Luca Bolognesi e Patrizio di Massimo offrono invece cicli unitari, basati rispettivamente sulla riproduzione di galassie cosmiche (Bolognesi) e soggetti grotteschi che strizzano l'occhio al primitivismo picassiano (Di Massimo). Anche in questi due casi è il bianco e nero a solcare con incisività la carta, così come nei paesaggi di Marcel Van Eeden, dominati da un tratto cupo ed inquietante. John Bock punta al contrario su composizioni articolate, frammentarie, densamente popolate di colori, personaggi, elementi testuali, ritagli di giornale: il rimando è a visioni apocalittiche che sembrano annunciare un'imminente fine del mondo, causa saturazione di elementi. Gli altri artisti, pur mettendo in mostra lavori all'insegna di un innegabile senso estetico, risultano a tratti poco penetranti o poco originali, talvolta di difficile lettura (i collage di Tanja Roscic ne sono un esempio). In definitiva   Disegni Europei   mette in luce l'eterna giovinezza di una pratica vecchia quanto l'uomo, sospesa fra immediatezza comunicativa e vocazione alla riflessione; il disegno si conferma così elemento di raccordo fra rappresentazione popolare e citazione colta. Un esercizio creativo nel quale gli artisti sembrano trovare una libertà espressiva totale, capace di condurli lontano dal   qui e ora  , in un luogo protetto dove il reale viene sospeso.

Saverio Verini


Disegni Europei

a cura di Laura Cherubini e Giorgio Verzotti

dall'11 dicembre 2009 al 16 febbraio 2010

Galleria Oredaria Arti Contemporanee

www.oredaria.it

 

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