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Arnaldo Pomodoro. Sculture dal 1960 al 2007


Disco in forma di rosa del deserto (2006)

La vocazione architettonica e spaziale delle opere di Pomodoro rende inusuale e atipica la loro collocazione in spazi chiusi, ma, come sottolinea il curatore Luciano Caramel, la “misura” della mostra che ha inaugurato lo scorso novembre l’apertura di una nuova area espositiva nel cuore di Roma, la 20ArtSpace, si presta ad un approfondimento di aspetti più intimi delle opere esposte e scelte dallo stesso artista, che sembrano “parlarci” in modo diverso, sollecitando nuovi interrogativi e invitando lo spettatore ad una lettura riflessiva piuttosto che ad una contemplazione passiva. L’approccio ad un’opera di Pomodoro esposta in uno spazio chiuso diventa più intimo, la superficie levigata e specchiante della scultura fa entrare lo spettatore nell’opera invitandolo a valicare il limite, a capire, ad entrare in quella che Klee definiva la “genesi pulsante sotto la superficie dell’opera”.Il percorso espositivo, che si snoda attraverso 500 mq di spazio sviluppato in lunghezza, segue l’evoluzione dell’artista, dall’altorilievo alla ricerca sui solidi della geometria euclidea. Le venti sculture selezionate dalla collezione della Fondazione Arnaldo Pomodoro e realizzate tra il 1960 e il 2007, dalla Sfera n.1 del 1963, agli studi per Corona radiante per la cattedrale di St. Jhon a Milwaukee del 2001 e per la Porta dei Re del Duomo di Cefalù del 1997-1998, da Novecento del 1999 a Disco in forma di rosa del deserto del 2006, offrono una panoramica esaustiva dell’intera produzione dell’artista. Il visitatore ha l’impressione che ogni opera si disgreghi davanti ai suoi occhi, mostrando al di là della superficie nitida, l’interno, non altrettanto nitido, sebbene composto di elementi lineari, simili a ingranaggi meccanici. Il fenomeno che l’artista definisce “erosione” rappresenta lo scavo nell’intimo della materia al fine di fare emergere nella superficie immobile i fermenti interni, la dialettica tra ragione e inconscio, di rendere visibile l’invisibile attraverso forme disintegrate: “La forma del segno è il suo senso: questa è la paternità che riconosco soprattutto a Klee”- afferma l’artista- manifestando nella frammentarietà delle forme le contraddizioni della società, quel contenuto sedimentato di cui parla Adorno e l’ “aprimento dell’ente” di Heidegger.

Carmela Rinaldi


Arnaldo Pomodoro. Sculture dal 1960 al 2007
a cura di Luciano Caramel
dal 5 novembre 2009 al 28 febbraio 2010
www.20artspace.it

 

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