Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

Giulia Piscitelli. Rischi minori


Rischi minori (2010), courtesy Fondazione Giuliani

Che strano titolo, Rischi minori: appena l’ho letto, ho deciso che mi sarei fiondato subito a vederla. Subito non è stato, ho dovuto attendere che un sacco di amici tornassero dall’inaugurazione e mi dicessero «guarda, è una boiata pazzesca»: dopo questa bocciatura di massa il mio tasso di curiosità sulla mostra sarebbe potuto aumentare solo se gli organizzatori avessero distribuito gratuitamente lattine di acqua tonica all’ingresso. E devo dire, parafrasando Nanni Moretti, «pensavo peggio!». Ma andiamo con ordine. La Fondazione Giuliani, qualificatasi in meno di un anno di attività come una delle realtà più propositive del panorama romano, è uno spazio interessante, e non solo a livello di programmazione: le dimensioni dell’ambiente permettono di creare percorsi molteplici, fra stanze più piccole e corridoi ariosi. Un ottimo compromesso fra il ‘raccoglimento’ della galleria e le ‘vastità’ del museo vero e proprio.  All’interno di tale contesto le opere di Giulia Piscitelli trovano ampio respiro, ritagliandosi lo spazio per farsi osservare: più che interagire con l’ambiente, sembra che i lavori si siano disposti per mostrare il loro lato migliore allo spettatore. Rispetto a quanto visto in mostra, il giudizio è decisamente alterno, diviso fra l’intensità di alcune opere e la perplessità suscitata da altre. L’idea è quella che ci siano dei ‘cali di tensione’ nel percorso. E così troviamo, per esempio, la fantastica serie Rischi minori (la titletrack della mostra curata da Stefano Chiodi) affiancata dai Neopolitan Windows, collage di carte fra colorazioni pop e minimalismo geometrizzante.


Rischi minori
(2010), Courtesy Fondazione Giuliani

Ecco, questi due cicli rappresentano le polarità della mostra: da una parte l’impatto e l’originalità di Rischi minori, una raccolta di abiti appesi alle pareti e cristallizzati grazie al lattice in una piega eternizzante, inquietante e in definitiva scomoda, fastidiosa; dall’altra lo scarso vigore (se mi è concesso) delle composizioni di Neopolitan Windows, francamente più vicino ad un esercizio di stile che non ad un lavoro realmente espressivo. Lo stesso discorso vale per le altre installazioni così come per i video. L’impiego degli assorbenti, oltre che espediente già visto, non concorre all’efficacia dell’opera, nonostante l’idea di fondo di Little Italy sia interessante (gli assorbenti che coprono i neon richiamano una pratica diffusa nelle carceri femminili); al contrario, lo ‘scheletro’ del letto montato in verticale sulla parete e circondato dal nastro segnaletico che isola le scene del delitto, Line, Do Not Cross, ha una carica paradossale al tempo stesso lieve e perturbante.


Line, Do Not Cross (2010), Courtesy Fondazione Giuliani

Sul fronte video si possono apprezzare lavori sentiti, dove la persona dell’artista è completamente al centro dell’azione ed esprime la complessità del rapporto col corpo, con l’identità sessuale, col sé (è il caso di Untitled ‘95); ma anche opere di difficile lettura, per non dire letteralmente criptiche (per non dire irritanti), come Unter den Linden, nel quale un’immagine fissa di un’anatra fa da sfondo a dialoghi – apparentemente in tedesco – decisamente frammentari. Ma, al di là di qualche ombra, il bilancio dell’esposizione rimane senz’altro positivo. Giulia Piscitelli è un’artista profondamente ‘contemporanea’. Dove il termine contemporanea indica la capacità di ‘cannibalizzare’ il dettaglio e l’oggetto banale, quotidiano, persino ripetitivo, per poi – dopo una cinica masticazione – restituirlo con una forza e un’energia totalmente riconvertite. Si serve di ogni strumento disponibile: scarpe, resti di letti (ma niente a che vedere col vissuto Bed rauschenberghiano; la parentela, semmai, è con Luca Patella), vecchie sedie, registrazioni televisive, persino il proprio corpo. Tutti dispositivi ai quali aggiunge – o sottrae – piccoli elementi, compiendo variazioni minime che pongono tuttavia l’oggetto stesso sotto tutt’altra luce. Ed è qua che Giulia Piscitelli dà il meglio, con uno stile che ricorda il gusto per il paradossale di quello che può essere considerato uno dei migliori artisti viventi, Gabriel Orozco.

Saverio Verini


Rischi minori - Giulia Piscitelli
a cura di Stefano Chiodi
dal 25 gennaio all'11 aprile
Fondazione Giuliani, Via Gustavo Bianchi 1 - Roma
www.fondazionegiuliani.org

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed