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SPECIALE | Reload Roma - Prototipo d'Intervento Culturale Urbano


Reload | courtesy
Elettra Mallaby

Un bel giorno il proprietario di un'ex-officina automobilistica nel cuore del quartiere Pigneto, propone ad un suo giovane amico, artista e curatore, di utilizzare lo spazio, in disuso da tempo, per esporre le sue opere ed aprire per l'occasione l'edificio al pubblico. Una superficie totale di 3000 mq, un po' troppo come location per una personale, avrà pensato la metà d'artista di Gian Maria Tosatti, fattasi allora da parte per concepire un progetto ben più ampio che sarà l'altra metà, quella del curatore, a sviluppare, dando vita al primo, avvincente esperimento 'made in Italy' di Reload.  La formula viene effettivamente importata e plasmata in modo originale, gettando un occhio alle esperienze di riutilizzo temporaneo di edifici industriali, diffusissime nelle realtà urbane statunitensi ed europee del post, ed ancora attuale, crisi economica. La vera novità del progetto consiste nel rendere uno spazio che ha esaurito la propria funzione originaria, nuovo centro propulsore di energie che vadano a 'ricaricare' il luogo come nuovo incubatore di esperienze culturali e creative da condividere pubblicamente. gli obiettivi principali dichiarati dagli organizzatori: «mettere a disposizione degli artisti uno spazio estremamente flessibile, portare interventi culturali in aree cittadine e sociali nuove, creare una micro-sistema economico nel settore della cultura»  Per realizzare in pieno queste proposte sono stati coinvolti alcuni curatori operativi sulla scena romana, spazi espositivi indipendenti per l'arte contemporanea e associazioni culturali.


Reload | courtesy Elettra Mallaby

Si è pensato di connotare i quattro spazi principali dell'edificio con progetti specifici e ben calibrati così, che per i due mesi di durata, Reload potesse autoricaricarsi continuamente di idee e contenuti nuovi e versatili, praticamente a costo zero. Ed è così che con i suoi 50 mt di lunghezza, il tunnel dell'officina diventa project-room ed ipotesi di confronto per giovani curatori. Ha inaugurato lo spazio il progetto/archivio TheWall portato avanti da Pietro Gaglianò repertori formali e teorici di artisti, curatori, professionisti di diverse discipline sul concetto di muro, inteso nella sua declinazione geopolitica, sociale e morale. Alla fine della mostra nel tunnel, l’archivio è stato trasferito e, ancora in crescita, risulta consultabile dai visitatori in altri spazi dell'edificio, dove si trovano inoltre le testimonianze del progetto Curator's table da Ilaria Gianni, già co-direttore artistico di Nomas Foundation. Cinque tavoli che hanno inglobato i materiali, le idee accumulate nel tempo e le operazioni di ricerca di quella che potrebbe diventare e che già effettivamente è, ossatura di una mostra.  L'intuizione e l'approfondimento dell'attività curiatoriale continua con il dialogo tra Cecilia Casorati e Cecilia Canziani, On Curating, fatto di parole e questioni destinate a trovare una loro forma nel momento della loro collisione con le opere d'arte. Ancora nel tunnel, Micol Di Veroli ha presentato il progetto Souvenir d’hôpital Luana Perilli - artista impegnata peraltro in un altro confronto nella project room del Macro – mentre Gianluca Brogna ha da poco inaugurato Corpus, con opere di Maria Milano e Alessandro Rosa. Nei lunedì a seguire inaugureranno i progetti curatoriali di Alessandro Facente, Emilia Giorgi e Angel Moya Garcia.



Reload | courtesy Elettra Mallaby

La sala principale dell'edificio, denominata Share, è stata invece messa a disposizione di quattro associazioni no profit e spazi indipendenti di arte contemporanea di cui, a rotazione verrà presentato un progetto specifico. Ancora sulle parole e sul dialogo, si è sviluppato l'intervento di 26 cc:  Leggere, proposta che vede la formazione di un luogo di lettura per nulla simbolico, ma assolutamente reale – con tanto di giardino, piante, fiori e panchina e testi indicati da interpellati del mondo dell'arte e della cultura.
Il turno di Condotto C, vede una complessa ed entusiasmante costruzione, idealmente divisa a tre navate con cappelle-garage diventate per l'occasione mini atelier, officine depositarie di movimenti artistici e meccanismi mentali resi operativi e potenti dall'intervento peculiare di ciascun artista.  1:1 Projects propone una piattaforma di dialogo condivisa con i partecipanti alle discussioni pensate a partire da una riflessione sui termini ricorrenti nel lavoro quotidiano di architetti, sociologi, registi, attori, artisti e curatori invitati a ridefinire secondo la propria relazione con il mondo, e da una prospettiva indipendente, le connessioni verbali e visive del proprio vocabolario. Aspettiamo, tra gli appuntamenti a venire, la mostra a cura di Opera Rebis, associazione culturale no-profit che promuove progetti artistici contemporanei in spazi non convenzionali ed eventi culturali che, proprio come Reload, intendono ri-appropriarsi, anche solo per un breve frammento temporale, dei numerosi spazi 'inutilizzati' o abbandonati.


Il curatore | courtesy
Elettra Mallaby

Tra i vari spazi dell'officina, il progetto Perform ha dato e darà ancora rilievo alla performance contemporanea con gli interventi di Myriam Laplante, Muta Imago, Stefano Taiuti e Gianni Piacentini. Con Windows, infine si sono volute creare occasioni di dialogo volte ad approfondire le questioni ancora senza risposta che lo stesso Reload in primis ha sollevato. La prima tavola rotonda ha affrontato il tema delle potenzialità degli spazi no-profit con diciotto relatori, tra cui critici, giornalisti, curatori, collezionisti, rappresentanti politici e membri delle associazioni culturali coinvolte. Gli addetti ai lavori hanno delineato un quadro chiaro delle possibilità, così come delle difficoltà nel portare avanti realtà e spazi indipendenti nel nostro paese. Quando si parla di indipendenza, autonomia per iniziative di questo tipo è bene tenere presente le parole di Ludovico Pratesi che trova spunto di discussione proprio dal fatto che sono queste realtà come luoghi di sperimentazione, che per prime possono trovare riscontro e generare sinergie con gli ambienti propriamente istituzionali. Helga Marsala di Exibart, che ha monitorato questi contesti nel nostro paese analizza le difficoltà che queste attività riscontrano, mancando totalmente di una struttura professionale. Un esempio vincente in questa prospettiva è portato dalla testimonianza di Chiara Agnello di Careof, spazio milanese associato a Via Farini, nato nel 1987 e finanziato continuativamente da diversi soggetti, pubblici e privati dal 1995. Per le stesse amministrazioni, progetti come questo rappresentano una risorsa per sviluppare sinergie tra istituzioni e realtà no-profit, per promuovere creatività e innovazione, e per rivitalizzare pezzi di città. quindi una possibilità di costruire rapporti di conoscenza tra le istituzioni e queste realtà indipendenti, riconosciute come strumenti strategici di interazione col tessuto sociale sta anche alla base del funzionamento del sistema tedesco, come testimonia Elena Bellantoni di 91mq. Anche l'ex assessore Croppi è intervenuto per fare il punto su una situazione che tocca anche Sguardo Contemporaneo da vicino: l'assenza di un albo delle associazioni del territorio tenuto dal Comune. Mentre Rosanna Capone, in rappresentanza della Provincia di Roma, nota un accordo sostanziale fra le intenzioni della sua istituzione e le proposte emerse. La Provincia si sta già dotando di uno strumento di monitoraggio che possa permettere alle associazioni di candidarsi per essere censite e valutate da una commissione. Ovviamente, aggiunge la Capone, è interesse dell'istituzione poi trovare modalità di coinvolgimento di quelle realtà che dimostreranno maggiore valore.
Per concludere la definizione di prototipo come «primo esemplare di un oggetto destinato a essere riprodotto», ci fa sperare che Reload non sia stato solo il risultato di una particolare e fortunata congiuntura astrale in un momento di crisi di spazi no-profit a Roma, ma che diventi un modello di intervento radicato nel contesto urbano di trasformazione di spazi che attraverso il riuso, o meglio attraverso un nuovo uso, vengano reinterpretati e reinventati fino a diventare parti attive della vita culturale della città.

Nicoletta Guglielmucci


Reload
a cura di Gian Maria Tosatti
dal 10 gennaio al 5 marzo 2011
Ex officine automobilistiche, Viale Arcangelo Ghisleri 44 - Roma

www.reloadroma.com

 

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