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Jamie Shovlin. Three (and a half) Films with Many Shared Characters


La Raccolta dei Fiori Selvatici (Eva), 2010, Courtesy Galleria 1/9unosunove

Jamie Shovlin presenta alla Galleria 1/9unosunove la seconda tappa di Hiker Meat, progetto inaugurato lo scorso ottobre al MACRO di Roma (visibile fino al prossimo 13 marzo).
Hiker Meat viene presentato come un film diretto dal regista Jesus Rinzoli alla fine degli anni Settanta ed appartenente al filone del cinema d’exploitation, opera sul quale l’artista ha raccolto e meticolosamente ordinato materiale e testimonianze sulla complessa genesi, realizzazione e postproduzione.
Se nella
mostra al MACRO viene presentato un intricato labirinto di testimonianze (con tanto di oggetti ‘feticcio’ provenienti dal set) sulle fasi progettuali del film, sull’elaborazione della colonna sonora da parte della band tedesca Lustfaust, sul montaggio dei trailer o sulle controversie per la distribuzione del film, per questa personale alla 1/9 Shovlin ha raccolto materiale relativo alla genesi delle locandine pubblicitarie per tre diverse versioni del film (italiana, spagnola e americana).


Installation view della mostra, Courtesy Galleria 1/9unosunove

Ma, nonostante la meticolosa raccolta ed esposizione di materiale, Hiker Meat è un film che non è mai esistito: con abilità filologica e maestria artigianale l’artista ha ricostruito la storia di una realtà non vera ma fortemente verosimigliante.
È innanzitutto un omaggio ad un genere cinematografico specifico (tornato in auge negli ultimi anni
soprattutto grazie a Quentin Tarantino) con la sua estetica ed i suoi cliché: basti analizzare la locandina di Hiker Meat, una sintesi visiva di alcuni topoi del genere come gli zombi, la casa di Psyco, il mostro di Tremors, il dualismo tra il cattivo e la bella; o anche la grande attenzione al legame del cinema d’exploitation tra immagine e suono, regista e musicista (basti pensare a Dario Argento e Goblin, o Lucio Fulci e Fabio Frizzi) con il connubio fittizio tra un regista ed una band mai esistiti.
Non a caso un precedente progetto di Shovlin, Lustfaust - A folk anthology 1976-1981 (2006), ruota intorno alla stessa meticolosa ricostruzione filologica (con tanto di
website) dei Lustfaust, inesistente rock band tedesca attiva nella Germania dell’Est tra la fine degli anni Settanta ed i primi anni Ottanta.
Sempre nel 2006 con Mike Harte - Make Art l’artista presenta l’archivio della sua corrispondenza personale con Mike Harte, amico di vecchia data e collaboratore: la reale esistenza di questa persone resta ambigua, ma è curioso notare come Hiker Meat sia proprio l’anagramma di Mike Harte ...


dx: Artwork for Cosecha Negra (rejected), 2010; sx: Hiker Meat (US One Sheet) 2011 - Courtesy Galleria 1/9unosunove

L’aspetto più interessante è che nei progetti di Shovlin l’archiviazione sistematica e la presentazione di tale materiale non sono soltanto un approfondimento o un omaggio ad archetipi della cultura contemporanea, bensì testimoniano quanto la pratica stessa dell’archiviare possa pericolosamente diventare il falso garante di una realtà fittizia ma non per questo, paradossalmente, meno vera.
Foucault nell’ Archeologia del sapere descriveva l’archivio come la legge di ciò che può essere detto, che regola e governa i discorsi sociali: il dubbio costruttivo sollevato dalla falsità degli archivi di Shovlin pone sotto una lente di ingrandimento aspetti meno visibili ma più controversi dei processi creativi, e dei meccanismi sia interni che esterni da cui sono alimentati.

Valentina Fiore


Jamie Shovlin - Three (and a half) Films with Many Shared Characters
dal 1 febbraio al 26 marzo 2011
Galleria 1/9 unosunove, Via Degli Specchi 20  - Roma
www.unosunove.com

 

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