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a LIFE less ordinary


Max Papeschi, Sold Out (2010), stampa fotografica, © Max Papeschi, Courtesy Mondo Bizzarro Gallery

Da piccolina – ma anche oggi, non lo nego – uno dei miei sogni nel cassetto era andare a Disneyland per abbracciare Pippo, toccare le orecchie di Topolino e confessare a Minnie che quei mutandoni sono veramente antiestetici.
Non è difficile immaginare che sia il sogno di tanti, grandi e piccini, che desiderano ardentemente entrare, almeno per un giorno, in quel mondo fatato, dove i cattivi perdono sempre e dove anche se ci si fa male non è mai ‘per davvero’: un meraviglioso universo parallelo.
Anche Papeschi crea un universo parallelo, questo geniale ‘mattacchione’ unisce la digital art, il neo-pop, i più celebri personaggi disneyani e gli avvenimenti più cruenti del XX secolo; mescola per bene, e dopo aver aspettato qualche minuto, è pronto da gustare: a LIFE less ordinary.
Chiaramente Max Papeschi pesca elementi nella cultura pop, ma come afferma il suo curatore è «italiano per formazione indotta e struttura interiore»; a primo impatto si potrebbe pensare ad un artista statunitense, di Los Angeles, perché no, anche perché ci sono plurimi riferimenti alle ‘macroicone’ della cultura pop, ma è quell’ordine compositivo, quel «rigore dei legami tra pieni e vuoti, la precisione di ogni profilatura digitale» precisa Marziani nel suo testo critico, che fa emergere l’indole puramente nostrana.


Max Papeschi, June 6, 1944 (2010),
stampa fotografica, 50x60 cm ca., © Max Papeschi, Courtesy Mondo Bizzarro Gallery


Nella serie LIFE il processo di ‘decontestualizzazione’ di cui si serve l’artista è a dir poco evidente, ma più del processo, che ‘è vecchio come il cucco’, è interessante e diretta l’associazione tra cartoon – tragedie epocali – rivista celebre americana (tra l’altro LIFE è stata chiusa nel 2007 dopo aver immortalato nelle sue copertine gli avvenimenti più importanti e i personaggi cult dell’immaginario americano dagli anni ’30 ad oggi); unisce tre ‘simboli’ dell’immaginario contemporaneo collettivo suscitando a prima vista la risata dello spettatore, che presto si trasforma in sorriso per degenerare alla fine in una smorfia di malessere.
L’alternanza del colore, proprio della serie LIFE, e del bianco e nero non è casuale: il ricordo, la memoria, ha bisogno della sua colorazione per esprimere al massimo la sua intensità.
Max Papeschi, artista, regista teatrale e televisivo regala allo stesso tempo un tuffo nel passato e un’amara considerazione del presente, non scadendo in facili bipolarismi politici. È un’esposizione che può e non può piacere, ma che, a mio avviso, è molto interessante, soprattutto dal punto di vista tecnico, perché come afferma Marziani «cambiano i cicli, ma non le strategie ideative e concettuali: i risultati differiscono per forma, mentre permangono le istanze di una visione coerente».
A questo punto buona visione, reazione e interrogazione.


Max Papeschi, August 9, 1945 (2010), stampa fotografica, 50x60 cm ca., © Max Papeschi, Courtesy Mondo Bizzarro Gallery

Chiara Ciucci Giuliani


a LIFE less ordinary
a cura di Gianluca Marziani
dal 26 febbraio al 23 marzo 2011
Mondo Bizzarro Gallery, via Reggio Emilia 32 c/d - Roma

http://www.mondobizzarrogallery.com

 

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