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Jay Heikes. The Material Mine


Jay Heikes, Vertigo Revised (2011), Courtesy Federica Schiavo Gallery

Entrando nella prima sala della Galleria Schiavo ci si trova dinnanzi ad un grande ramo, (Vertigo Revised) quasi come fosse un pezzo d’arredamento new age di un bianco loft. Guardando bene non è un propriamente un ramo. Infatti, a tratti reca filamenti e parti in corda, ma per capire di cosa si tratta è necessario conoscere l’artista in questione. Jay Heikes, artista statunitense, per la seconda volta ospite della galleria Schiavo, non è nuovo a lavori di ‘modulazione della materia’, accostando sostanze ed elementi differenti fra loro.

Heikes crea oggetti-sculture che ad un primo sguardo hanno le sembianze di oggetti a noi familiari, facilmente riconoscibili, ma che svelano la loro natura ad un'analisi più attenta.

Si mostrano per qualcosa che non sono. Tutti recano le sembianze di qualcos’altro. Sembrano ricordare qualcosa che in realtà non c’è, non è. Heikes gioca sulla presenza/assenza della materia ed in particolare si ‘diverte’ con combinazioni materiche improbabili (viene quasi spontaneo immaginarlo come un piccolo chimico in azione: in fondo egli stesso si definisce un alchimista).

 

Jay Heikes, Salamander's Wool (2011),Courtesy Federica Schiavo Gallery

 

Sulla scultura-ramo si legge che è stata realizzata con ferro e bronzo fuso, colato in uno stampo contenente gommalacca (e subito vengono in mente le sculture bronzee greche e romane realizzate con la tecnica della cera persa, quasi come fosse un richiamo al passato, nascosto e forse involontario) che insieme creano una combinazione  di repulsione. Il bronzo e il ferro, infatti, recano componenti chimiche impossibili a legarsi.

Anche forzatamente, però, le materie si plasmano in un’unica sostanza, apparentemente naturale, richiamando metaforicamente gli eventi della vita quotidiana (gli opposti si attraggono?). Continuando nel percorso si trovano differenti espressioni del poliedrico artista: tre pannelli realizzati in lana di salamandra lavorata, che Heikes ‘porta in scena’ per la sua capacità ignifuga, Salamander’s Wool, e uno strato di lino color ‘murice’ con quattro cristalli, Fields; non a caso il viola è  un colore di grande forza simbolica che veniva adoperato nell’occultismo nelle civiltà greco-romane con l’utilizzo di pietre quarzi contro i malefici.


Jay Heikes,Fields (2011), Courtesy Federica Schiavo Gallery

 

Ogni elemento, dunque, assume per l’artista un valore simbolico, emozionale e, per così dire, apotropaico, a metà fra l’alchimia, la scienza e l’origine cosmica.

A concludere il percorso una scultura che ha tutte le sembianze di un cactus-istrice, Creeply, composto da una forma in legno in nella quale sono inseriti aculei d’istrice tinti a mano, (come tanti bastoncini del gioco giapponese Shangai). La complessità dell’opera trae origine e ispirazione da particolari alberi spinosi, definiti Alberi di Giosuè, caratteristici del parco Joshua Tree in California e da un racconto di Theodor Geisel che narra di un’eredità distrutta lasciata ad una generazione governata dall’avidità umana .

A fare da sfondo alla scultura una variopinta carta da parati, realizzata con un trompe l’oeil di piume colorate, The thought before the thief.


Jay Heikes, Creeply / The tought before the tihief (2011), Installation View, Courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma


Tra rami, aculei d’istrice, lana di salamandra il concetto di base di Heikes è sempre lo stesso, è possibile creare sempre nuove forme ed elementi attraverso la distruzione e la combinazione di più materiali che possono assumere diverse valenze simboliche. Da una distruzione nasce sempre una nuova creazione, naturale richiamo al ciclo della vita.

Seppur la visione della mostra appare complessivamente di difficile lettura ai non addetti ai lavori, Heikes gioca sulle potenzialità dell’arte contemporanea, sulla sua libera espressione, lasciando allo spettatore la possibilità di guardare, riconoscersi, riflettere e mimetizzarsi, e perché no, divertirsi con le sue opere.

Giorgia Salerno


Jay Haikes - The material Mine
dall' 8 aprile al 12 maggio 2011
Federica Schiavo Gallery, Piazza Montevecchio 16 - Roma

www.federicaschiavo.com

 

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