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SPECIALE | Piano Creativo

Pensando agli studi d’artista, una delle immagini più diffuse (e forse un po' stereotipate) che se ne ha dando un’occhiata all’estero, a cominciare dalle grandi città come Parigi, Berlino, Londra o New York, è quella di ampi spazi industriali, di scambio e condivisione ma soprattutto di apertura al pubblico, bypassando i filtri istituzionali o galleristici.
A Roma questo tipo di realtà non sempre ha vita facile e, probabilmente, una delle cause maggiori ha origine storica: gli spazi di aggregazione artistica della capitale (non necessariamente sinonimo di atelier) sono stati spesso riconosciuti come luoghi di condivisione di intenti estetici e teorici, con conseguente formazione di scuole e movimenti come la Scuola di via Cavour'negli anni Trenta o la Scuola di Piazza del Popolo negli anni Sessanta. Ma soprattutto come quella che, a posteriori, è stata definita la Nuova Scuola Romana' Ceccobbeli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli, artisti che sul finire degli anni Settanta, tutti poco più che ventenni, occuparono alcuni ambienti dell’Ex Pastificio Cerere nel quartiere di San Lorenzo dando vita (almeno inizialmente) ad una realtà di condivisione di spazi ma soprattutto di intenti formali e teorici.
Una volta che questi artisti si sono affermati, i loro studi convertiti in splendidi loft e i prezzi degli affitti nella zona sono diventati più che proibitivi (a cominciare dallo stesso Ex Pastificio Cerere, dal 2004 sede di un’importante fondazione d’arte), gli artisti si sono spostati ‘per sopravvivenza’ in diverse zone sempre più periferiche, gettando il seme per nuovi sviluppi di aggregazione artistica: il Pigneto ad esempio, Centocelle o la Prenestina dove sorgono, in una traversa di Via Portonaccio, gli studi d’artista negli ex magazzini di Via Arimondi (portati a maggiore visibilità da una recente collettiva alla Temple University e sede attuale di due artisti della Nuova Scuola Romana, Gianni Dessì e Piero Pizzi Cannella).
La differenza più significativa rispetto ai decenni precedenti è che non si può né si deve parlare di –ismi o condivisione di intenti teorici: l’istinto di autoaffermazione artistica collettiva sembra non svilupparsi più attraverso manifesti ma attraverso il desiderio di comunanza, collettività, voglia di farsi conoscere e riconoscere.

Questo l’intento alla base di Piano Creativo, definito molto ‘semplicemente’ dagli stessi artisti che lo compongono uno «spazio polifunzionale che riunisce gli studi di vari artisti. Rappresenta un luogo d’incontro, crocevia tra artisti di diversa provenienza accomunati dalla ricerca di uno spazio in cui poter lavorare, in cui poter trovare la propria ispirazione inondati di luce durante il giorno o nel silenzio irreale della sera».

Denominatore comune quindi lo spazio, uno splendido edificio dal sapore industriale che sorge alla fine della Gianicolense, al civico 420; un ex liceo che, dal 2009, è stato destinato ad ospitare iniziative culturali, laboratori d’arte e, al terzo piano, studi d’arte.



Esterno dell'edificio                                                                                                  Gli studi di Piano Creativo

I primi artisti arrivati, poco più di due anni fa, sono stati Silvia Codignola e Luis Serrano, pittore di splendidi ritratti e interni intimisti, seguiti da Cosimo Gomez, Enrico Becerra, Teresa Merolla, Michel Pellaton, Sylvie Fournier, Stefano Bolcato, Marcello Toma, Jacopo Pace per arrivare a Sabrina Ortolani, Flavia Dodi e Sandro Bonforti.
Artisti ma non solo (Cosimo Gomez è scenografo), tutti appartenenti a generazioni e percorsi differenti anche se la maggior parte di loro condivide una ricerca artistica prettamente pittorica; fanno eccezione Sandro Bonforti, scultore i cui lavori in ceramica portano la natura stessa del materiale a risultati inediti e Michel Pellaton, artista svizzero che lavora su surreali allegorie personali formate da collage ed objet trouvé.
Alcune delle ex aule, inondate di luce grazie alle ampie vetrate, sono state convertite in singoli studi come nel caso di Luis Serrano, Jacopo Pace, artista poliedrico di stampo fumettistico o Silvia Codignola, i cui bellissimi lavori pittorici, di suggestioni hopperiane, sono avvolti in un silenzio denso e surreale.



Interno dello studio di
Stefano Bolcato (sinistra) e Marcello Toma (destra)

Ma vengono per la maggior parte condivisi come nel caso di Marcello Toma e Stefano Bolcato, il primo autore di una costante ricerca su dettagli ed ingranaggi industriali, il secondo invece di lavori tecnicamente impeccabili nei quali un mondo popolato da LEGO si sovrappone in modo fedele a frammenti di vita reale, producendone un’inquietante doppio.

Enrico Becerra (che il prossimo 20 aprile inaugurerà una personale all’Acquario Romano) con i suoi dipinti popolati da silenziosi animali e malinconici personaggi circensi condivide lo spazio insieme a Michel Pellaton e Teresa Merolla, artista romana che porta avanti un’interessante ricerca sull’identità femminile, il rapporto con il proprio corpo e la propria sessualità attraverso l’uso, nei lavori più recenti, di elementi provenienti dal mondo islamico, frammenti di una vita personale trascorsa per anni in Marocco.


Interro dello studio di Teresa Mirolla, Enrico Becerra e Michel Pellaton; in prino piano un lavoro di Teresa Merolla

Sabrina Ortolani (già recensita qui due mesi fa e ora in mostra, fino al 15 maggio, presso il Centro Culturale Elsa Morante con la collettiva Synthesim) e Flavia Dodi condividono non solo lo spazio ma anche l’interesse per soggetti urbani, architetture industriali, anche se la prima in maniera più realista e materica mentre la seconda sintetizzando lo spazio attraverso geometrie frammentarie, tendenti all’astratto.


Interno dello studio di Sabrina Ortolani (sinistra) e Flavia Dodi (destra)

Ieri, sabato 16 aprile, Piano Creativo ha aperto per la seconda volta i propri studi al pubblico: ampi spazi industriali per un appuntamento che esprime la voglia e la necessità di scambio e condivisione, ma soprattutto di apertura al pubblico, e che avrà sicuro altre repliche.
Un'immagine stereotipata?
In questo caso, no.
Scopritelo voi stessi, alla prossimo appuntamento...

 

Valentina Fiore

 

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