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La S.A.L.E.S. ospita il terzo capitolo di Charles Avery.


T-Shirt Seller (2011). Courtesy Galleria S.A.L.E.S.

 

Un artista che crea un mondo immaginario: capita di sentire frasi del genere, associate metaforicamente al lavoro di un artista. In questo caso, però, la frase in questione calza perfettamente. Charles Avery ha “costruito” Onomatopeia, città dall’apparenza normale ma popolata da persone bizzarre. Questo centro portuale è in realtà il capoluogo di un arcipelago che costituisce un piccolo universo scaturito dalla fantasia dell’artista, un mondo in cui naturale e artificiale si fondono e confondono, in cui personaggi dall’aspetto chiaramente occidentale convivono con altri dai tratti marcatamente africani. Ripresi in atteggiamenti e in momenti di vita quotidiana, sembrano appartenere a un passato non troppo lontano. The Islanders, questo il nome dato dall’artista ai cittadini del suo piccolo mondo, popolano le sue esposizioni dal 2004 e, come nei capitoli di una storia, egli mette in scena ogni volta situazioni diverse, con personaggi che di volta in volta si ripetono, dei protagonisti (umani e animali), a volte straniati dalla realtà, altre, intenti nelle loro azioni. In alcuni disegni sono presenti riferimenti spaziali precisi, come edifici di architettura contemporanea, piazze, ma nella maggior parte dei lavori presenti in mostra, sembra che l’attenzione sia riservata alle persone, ai loro tratti e ai loro atteggiamenti. Non mancano simpatici riferimenti alla storia dell’arte, come nel caso di T-Shirt Seller, in cui uno dei protagonisti di Onomatopeia, un povero e affaticato lavoratore, dall’espressione buffa ma serissima, pedala una bici “duchampiana”: a parte l’omaggio storico-artistico, di questo disegno spicca la contraddizione di fondo del venditore di magliette, con una bici carica di t-shirt, ma con indosso solo dei vecchi pantaloni.


Outside the Grandhotel (2011). Courtesy Galleria S.A.L.E.S.

La contrapposizione nudo-vestito ritorna anche in Outside The Grandhotel, e diventa, tuttavia, più in generale, quella tra la ricchezza dell’uomo e della donna, imbacuccati in abiti di classe e la miseria del piccolo venditore che si avvicina loro nella sua nudità scheletrica, cercando di racimolare qualche spicciolo. Onomatopeia non è dunque, in quanto mondo immaginario, un’isola felice. Al contrario, l’artista scozzese trasferisce e risalta nel suo piccolo universo, gli stessi grandi problemi che una qualsiasi società contemporanea si porta dentro, una società con proprie leggi, abitanti, geografia e architetture.


Veduta dell'installazione della mostra. Courtesy Galleria S.A.L.E.S.

Una riflessione, a tratti amara, a tratti bislacca, resa da Avery con un tratto fumettistico e un tono caricaturale. La sua terza tappa romana sarà visibile nel grande spazio della Galleria S.A.L.E.S. fino al 28 maggio, in attesa di un prossimo capitolo.


Antonio Pizzolante


Charles Avery - New Drawings of Onomatopeiadal
dal 14 aprile al 28 maggio 2011
Galleria S.A.L.E.S., via dei Querceti 4/5 - Roma

www.galleriasales.it

 

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