Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

SPECIALE | Contour 2011

Rodney Graham, Rotary Psycho-Opticon (2008) Courtesy the artist and Lisson Gallery

 

 

Ormai è un dato di fatto: città che vai, Biennale che trovi.

Non è altrettanto scontato ritrovare a Mechelen, piccolo centro ricco di storia a pochi km da Bruxelles, un parterre internazionale di artisti arrivati fin qui per la quinta edizione di Contour 2011, l'unica biennale d'arte contemporanea dedicata interamente alle coniugazioni dell'immagine in movimento attraverso film, video, performance e installazioni.
Si arriva a Mechelen dopo solo 15 minuti di treno dalla capitale belga. Posto grazioso ma inspiegabilmente 'sospetto' con la maestosa cattedrale gotica e la torre che incombono imponenti e minacciose sulla piazza sottostante; la città, che vanta un patrimonio architettonico notevole, è disseminata di chiese, cappelle ed altri edifici storici. La stessa sede operativa della biennale si colloca proprio dietro la torre, nella ex dimora vescovile. L'inquietudine del primo approccio con il luogo viene subito stemperata dall'ospitalià dei tre giovani coordinatori dell'organizzazione che da due anni, affiancati da architetti, falegnami, tecnici e altri volontari, stanno lavorando incessantemente per la realizzazione dell'evento. Steven Op DeBeek, il direttore, ne parla con affetto, come di una creatura che sta per nascere ed è facile comprendere che qui l'atmosfera sarà ben diversa da quella mondana e frenetica che, tempo fa, ci aveva travolti in laguna.

Le quindici installazioni di film e video si collocano lungo un percorso che attraversa tutta la città, dalla stazione di Nekkerspoel fino al CultuurCentrum, passando perdiverse sedi decisamente poco convenzionali: chiese, scuole, cappelle, teatri, vecchie case decadenti e ex birreifici abbandonati. Durante uno dei quotidiani sopralluoghi nelle varie location, colgo l'occasione per farmi raccontare dal curatore qualcosa di più riguardo le sue scelte e le aspettative per questa quinta edizione di Contour. Anthony Kiendl, direttore del centro Plug-in di Winnipeg in Canada, sembra entusiasta, ha una lunga esperienza alle spalle, ma questa è la sua prima volta con una Biennale in Europa. Ha trascorso parecchio tempo a Mechelen per trovare la giusta connessione tra i lavori scelti e gli spazi urbani,  un dialogo tra le opere d'arte e l'architettura cittadina che Contour ha ricercato sin dagli esordi.

Kiendl ha messo in moto per la sua biennale Sound and Vision: beyond reason un discorso eterogeneo, nato dall' intersezione tra musica, film e video contemporeanei. Nel titolo c'è un indizio importante, quel 'beyond reason' – oltre la ragione – sta ad indicare un interesse rivolto non solo ad una semplice giustapposizione e traduzione di linguaggi artistici codificati. Nelle intenzioni del curatore c'era la volontà di indagare quel complesso sistema di momenti sonori e visivi che legano, in un rapporto di stretta dipendenza, le componenti strutturali  del film, del video e del suono alla coscienza e alla corporeità di chi ne fa esperienza. Come per la musica rock che, sostiene Kiendl, con il suo potenziale estatico espande l'esperienza musicale nello spazio e nei corpi slegandosi da ogni termine di rappresentazione, linguaggio o controllo, così anche l'accumulo di conoscenze,emozioni ed esperienze fisiche nell'arte nella musica e nei film può eccedere i confini del linguaggio.

In quest'ottica l'opera che meglio esemplifica la sua visione, ci confida Anthony, si trova nella chiesa barocca di San Pietro e Paolo. Si tratta della Dreamachine, un'installazione multimediale che ricostruisce l'apparecchio meccanico progettato negli anni '60 da Bryon Gysin e Ian Sommerville, qui riproposta come  opera d'arte concepita per essere 'vista' ad occhi chiusi. È costituita da un cilindro perforato, montato su un giradischi, con una lampadina appesa al centro: mentre gira, la luce emerge attraverso le fessure ad un intervallo di 8-13 flash al secondo mostrando la possibilità di un' esperienza visiva illusoria, indotta stimolando le onde alfa del cervello. L' esperienza dell' estasi corporea stimolata dalla musica si traduce, ancora, nell'opera del danese Joachim Koester Tarantism, in una delle stanze di un'eccentrica casa del 1600: scorrono sui 16 mm del film muto, le immagini di un gruppo di persone che –  il riferimento è esplicito alla popolare danza della nostra tradizione –  con movimenti spastici e incontrollati inseguono ossessivamente la traccia di una coreografia nella zona grigia del corpo.


Brion Gysin & Ian Sommerville, Dreamachine (1960) Legacy of Brion Gysin, 1988

Nella stessa sede, al piano superiore, prende vita la 'canzone' basata sulle parole di Myodesopsies [before life] di Edith Dekyndt; partendo dall'illusione ottica che si crea sulla nostra retina (myodesposies è il nome scientifico di una deformazione dell'occhio causa di quella macchia scura che sembra fluttuarci davanti) l'installazione, composta da uno schermo luminoso neutro, suoni e parole, vuole mettere in questione il nostro modo di apprendere e definire con oggettività i fenomeni che crediamo di vedere davanti a noi ma che si generano, in realtà, nel nostro corpo.



Joachim Koester, Tarantism (2007) Courtesy Jan Mot, Brussel

Il legame con le architetture cittadine è un altro punto su cui il curatore vuole soffermarsi. Nel caso dell'installazione interattiva di Postcommodity, ad esempio, si è andati a rivitalizzare uno spazio morto a fianco del famoso museo dei giocattoli, mentre l'allestimento video-sonoro-olfattivo dell'islandese  Gabriela Fridriksdottir e il videogioco guitar hero manipolato in Composition #7 da  Cory Arcangel occupano due piani di un ex birreificio abbandonato. Nella salle de fêtes della scuola Saint-Rombaut Pierre Bismuth espone il Following Elvis Presley's Hands In Jailhouse Rock, film che diventa traccia visiva e astratta di una manifestazione corporea, in questo caso i movimenti delle mani di Elvis durante l'esibizione di Jailhouse Rock. La cappella di un'altra scuola, la Bimsem, ospita la la scultura cinetica Rotary Psyco-Opticon di Rodney Graham. La struttura a dischi rotanti, basata sulla scenografia che i Black Sabbath utilizzavano nelle esibizione dei '70 di Paranoid, e azionata da una bicicletta a pedali mixa le immagini in movimento dei famosi rotorilievi di Duchamp e l'effetto ottico illusorio dei movimenti psichedelici anni sessanta-settanta.

L'unico appunto che possiamo muovere al curatore è il fatto di aver scelto soprattutto artisti statunitensi e canadesi, sebbene tutti validi ed interessanti: alcuni ancora poco conosciuti in Europa come Adam Pendleton, Luis Jacob e Noam Gonick, Lee Ranaldo (sì, 'quello dei Sonich Youth' che interverrà alla biennale con la performance Contre-Jour il prossimo 30 Settembre) e Leah Singer.

Arriva il giorno dell'opening, gli ultimi ritocchi e tutto è pronto: sulla struttura del Performance Pavillion di Dan Graham si  riflettono e deformano le immagini dei visitatori nella piazza del CultuurCentrum, le Chicks on Speed azionano i sintetizzatori per registrare la loro Endless Song che continuerà a suonare per tutta la durata della Biennale, Jennifer West realizza il suo Drummer Rock Film durante la performance con la batterista Lara Dhont del gruppo De Bossen.

Le strade della città sono piene di gente curiosa e partecipativa. Siamo tutti soddisfatti ed è arrivato anche per me il momento di salutare Mechelen e lo staff. Nel sottopassaggio della stazione aspetto il mio treno, mentre sugli schermi dell'installazione Gargles from Ipanema scorrono a loop le immagini di una simpatica settantenne che si diletta in una danza esotica sulle note della celebre canzone The Girl from Ipanema...

Nicoletta Guglielmucci


5a Biennale dell'Immagine in Movimento | Contour 2011
'Sound and vision: Beyond Reason' a cura di Anthony Kiendl
Dal 27 Agosto al 30 Ottobre 2011
Sedi Varie - Mechelen, Belgio

www.contour2011.be

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed