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I paesaggi emotivi di Andrea Papi


Passaggi (2009), courtesy dell'artista

«Vuoti sono i luoghi in cui ci si addentra e in cui la vista di un altro essere umano ci farebbe sentire vulnerabili, a disagio e un po’ spaventati»: così scrive Gilles Clément nel Manifesto del Terzo Paesaggio, riferendosi a tutti quei luoghi residuali in cui l’uomo consegna l’evoluzione del paesaggio antropizzato alla solo natura. Gli scenari extraurbani, le periferie delle città, gli spazi incolti o abbandonati, sono questi i protagonisti della mostra di Andrea Papi, Passaggi. Autoritratti dell’invisto, selezionata all’interno del circuito ufficiale del FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma e visibile fino al 30 ottobre presso la galleria Mu.ga+Merzbau. 
Partendo dall’estrema periferia romana - Bufalotta, Marcigliana, Parco dell’Aniene - per arrivare nelle zone più interne della Basilicata, che Levi descriveva nel suo Cristo si è fermato ad Eboli come terre aride e desolate « (…) argilla bianca senz'alberi e senz'erba, scavata dalle acque in buche, in coni, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare (…) come se la terra intera fosse morta ». Luoghi in cui ancora oggi, a più di mezzo secolo di distanza, nulla sembra mutato e in cui la solitudine e l’assenza dell’uomo sono protagoniste.


Passaggi, courtesy dell'artista

La vacuità dominante negli scatti di Andrea, avulsi da un intento documentaristico, contrasta con l’allestimento: il gran numero di foto esposte crea in effetti una sorta di horror vacui, tendenza a riempire il vuoto con tutto quanto a disposizione. Le immagini che scorrono sulle pareti senza soluzione di continuità creano a primo impatto un senso di confusione e non quella dimensione intima che il piccolo formato e il bianco e nero dovrebbero generare immediatamente. Solo ad un primo impatto, dicevo. Perché se si pensa ai paesaggi di Andrea come superamento del dato descrittivo e visibile, allora si comprendono, a mio avviso, le ragioni della scelta allestitiva: le foto non sono altro che  metafore di un flusso di coscienza, ‘passaggi’ emotivi da una condizione di estraneità ad uno stato di appartenenza, tracce di un percorso interiore compiuto dallo stesso autore nell’arco di due anni verso una «nuova identificazione». 
I paesaggi reali diventano ‘autoritratti’ di ciò che in ognuno di noi resta invisibile, indefinito, trascurato e al contempo fondamentale. Percorrere queste terre invisibili in cui, citando ancora una volta Levi, «nulla è schermo, artificio e illusione ma struttura e scheletro di verità essenziale», vuol dire prendere coscienza della propria identità, ritrovare la propria motherland.

Carmela Rinaldi


Andrea Papi. Passaggi. Autoritratti dell'invisto
a cura di Paola Donato, Loris Schermi e Valentina Piccinni

dal 29 settembre al 30 ottobre 2011
Mu.ga+Merzbau, via Giulia 108/109 -  Roma
www.merzbau.it/muga

 

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