Senza Titolo, (2010), courtesy dell'artista
Non ho mai creduto che una fotografia possa descrivere esattamente la realtà. Si tratta sempre di uno sguardo, di un punto di vista, di una selezione: anche quando la foto riporta il fatto di più stringente cronaca, anche quando parla del cosiddetto ‘reale’. In una recente intervista, Michele Smargiassi (grande esperto di questioni legate all’immagine fotografica) ha affermato che «la fotografia mente per sua natura e non può farne a meno, così come non può fare a meno di contenere quella “traccia sporca di realtà” che la rende unica tra le immagini create dall’uomo». Credo che si possa partire da qua per introdurre la mostra di Gianluca Tullio Essential: il grado zero della città, progetto peraltro segnalato dal Festival di Fotografia di Roma. L’esposizione, curata da Nicoletta Guglielmucci e Chiara Micol Schiona, è stata recentemente ospitata presso Modrian Suite, inatteso spazio a San Lorenzo, punto d’incontro fra centro espositivo, laboratorio, loft. La location, bianca senza essere algida (complici forse le tavole di legno che formano il parquet), ha accolto nella maniera migliore le immagini di Tullio: le foto appese alle pareti, nella loro alternanza bianco/nero e colore, hanno dato allo spazio un ritmo deciso, capace di tenere alta la soglia d’attenzione dello spettatore.
Senza titolo (2010), courtesy dell'artista
Gli scatti del fotografo abruzzese, dal canto loro, mostrano una sensibilità spiccata per il paesaggio urbano e le sue componenti: palazzi, mezzi di locomozione, segnaletica stradale. Ma non c’è solo l’artificialità urbana. Le immagini di Tullio non possono prescindere dalla presenza dell’uomo; anzi, si potrebbe dire che dipendono proprio dal rapporto formale fra le griglie urbane e la partecipazione umana al loro interno. Tullio dimostra di saper andare oltre il carattere puramente documentaristico, nonostante alcune foto – quelle che mostrano gli scontri nel periodo caldo delle manifestazioni del 2010 – siano state usate per dei reportage dal Fatto Quotidiano: gli scatti mostrano una Roma pubblica e al tempo stesso intimamente rielaborata (specie negli scatti in b/n); le immagini a colori, invece, sono delle esplosioni cromatiche, fiammeggianti come le auto incendiate della Roma messa a ferro fuoco (immagini che sembrano provenire direttamente dall’ultima manifestazione degli ‘indignati’, roba di pochi giorni fa).
Senza titolo, (2010), courtesy dell'artista
Ecco, pare proprio questo lo scarto compiuto da Gianluca Tullio: non limitarsi a descrivere, ma a raccontare gli episodi di cui è testimone, mettendo in scena contrasti formali (basti vedere le griglie che racchiudono le forze dell’ordine o gli attraversamenti delle persone sulle strisce pedonali: pure ‘geometrie del reale’) e umani (gli scontri veri e propri); mostrando, in definitiva, di saper cogliere visioni autonome e personali, calando la propria sensibilità nell’emergenza. Le immagini di Gianluca Tullio chiamano in causa la responsabilità del fotografo come ‘testimone professionale’; ma, parafrasando ancora Smargiassi, invocano anche la responsabilità del destinatario come cittadino dotato di senso critico: «non si è responsabili solo delle fotografie che si fanno, ma anche di quelle che si guardano. Le fotografie non sono risposte, sono domande a cui noi dobbiamo rispondere».
Saverio Verini
Gianluca Tullio. Essential: il grado zero della città
a cura di Nicoletta Guglielmucci e Chiara Micol Schiona
dal 23 settembre al 2 ottobre
Mondrian Suite, Via dei Piceni 41/43
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.