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Paul Gauguin: viaggiatore selvaggio e visionario


Te Avea No Maria o il mese di Maria (1899)

Innovatore nella sperimentazione di nuove tecniche, ma anche grande conoscitore della storia dell’arte, Paul Gauguin guarda inizialmente agli Impressionisti e ai Neoimpressionisti, per poi trascendere la storia attraverso il viaggio nei colori dei miti selvaggi, divenendo uno dei precursori indiscussi delle avanguardie del ‘900. Una grande mostra monografica a Roma  ripercorre le tappe fondamentali della vita dell’artista. La rassegna, curata da Stephen F. Eisenman, ordinario di storia dell’arte alla Northwestern University di Chicago, con la collaborazione di Richard R. Brettel, commissario internazionale della mostra, ordinario di estetica alla University of Texas di Dallas, è volta ad illustrare l’attività e le relazioni di uno dei maggiori artisti del ‘900. Si tratta della prima mostra monografica nella capitale dedicata a P. Gauguin, con circa 150 opere tra oli, xilografie, disegni, sculture e ceramiche, provenienti da importanti musei pubblici e collezioni private di tutto il mondo. Il titolo della mostra “Gauguin. Artista di mito e di sogno.” intende sottolineare le caratteristiche di un maestro che da un lato subisce il richiamo di culture e tradizioni mitiche, dall’altro sogna un luogo in cui regnino pace e libertà, diverso da quello intollerante ed inumano che vede intorno a sé. Sappiamo tutti che l’opera d’arte è individualità e nel momento della sua fruizione non si può prescindere dalla conoscenza della vita dell’artista che l’ha creata ed è pertanto apprezzabile che il percorso della mostra segua cronologicamente le tappe del cammino umano ed artistico di Gauguin, creando un nesso diretto tra esperienze vissute ed opere create. Infatti, già a partire dal video proiettato all’inizio dell’esposizione, in cui vengono illustrati i momenti salienti della sua vita, emerge il ritratto di un artista in movimento perpetuo, dove il termine movimento indica sia lo spostamento fisico, sia il viaggio della mente attraverso l’immaginazione. Gauguin sceglie di dipingere la realtà non come appare all’occhio retinico, bensì come si presenta all’occhio della mente, non più ponendosi di fronte all’oggetto, ma estrapolando dall’immaginazione ciò che lo colpisce ed è in questa concezione che rientra l’uso di colori non naturali cui attribuisce una grande importanza espressiva.  Le opere presenti in mostra  sono raggruppate in base ai luoghi che furono meta dei suoi viaggi, tra Europa, Sud America ed Oceania.  Le prime tele esposte (ritratti, nature morte, paesaggi) sono legate al periodo parigino e, pur risentendo fortemente dell’influenza di Cézanne, Degas e Pissarro, mostrano già i primi segni di un graduale allontanamento dal naturalismo che si accentuerà ulteriormente durante il soggiorno in Bretagna. In effetti, in questo periodo, gli abitanti del luogo, con i loro costumi e tradizioni, vengono trasfigurati attraverso l’uso di colori antinaturalistici, una linea di contorno marcata ripresa dalla tecnica delle vetrate medioevali (cloisonnisme) e la semplificazione e la sintetizzazione delle forme (sintetisme), conferendo all’insieme un carattere visionario e mistico. Sempre in Bretagna, fonda la scuola di Pont-Aven insieme ad Emile Bernard e Paul Sérusier, i cui dipinti, anch’essi presenti nel percorso espositivo, mostrano in modo inequivocabile l’influenza notevole subìta da Gauguin.  In seguito, con i soggiorni in Martinica, Tahiti e il trasferimento definitivo nelle Isole Marchesi, la sua arte assume un tratto unico e indistinguibile, sia per i temi affrontati che per lo stile.  Nelle opere del primo soggiorno tahitiano, durante il quale Gauguin studia i costumi locali, gli indigeni vengono ritratti nelle loro semplici attività quotidiane e i colori sono stesi puri e compatti per ampie campiture. Le tele dipinte, invece, nel secondo soggiorno rappresentano visione mistiche dai profondi significati simbolici ed allegorici, come si può osservare nell’ opera “Rupe Rupe”, scelta come locandina della mostra. L’esposizione, inoltre, si caratterizza per la presenza di numerosi oggetti in ceramica e sculture in legno e bronzo dalle forme insolite, che denunciano l’interesse di Gauguin per le culture precolombiane, l’arte giapponese e peruviana. Al visitatore, dunque, viene offerta la possibilità di avere un quadro esaustivo della personalità di Gauguin, sia dal punto di vista artistico che umano, grazie all’accurata scelta delle opere e alle modalità espositive, dalle condizioni d’illuminazione a quelle spaziali, che rendono la fruizione chiara ed immediata.

Carmela Rinaldi

 


 

Paul Gauguin. Artista di mito e di sogno
a cura di Stephen F. Eisenman
dal 5 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008
Complesso del Vittoriano, Via Di San Pietro In Carcere - Roma


 

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