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UN POMERIGGIO TRA LE MACCHIE. HO DUE COSE DA DIRE

Permettetemi di esprimere due sentimenti un po’ contrastanti che ho provato all’uscita della mostra “I Macchiaioli”,  in corso al Chiostro del Bramante.  Il primo è l’impressione positiva di aver visitato una rassegna molto interessante su un gruppo di artisti di un’avanguardia toscana di fine ottocento, che, sulla scia dei grandi “rivoluzionari” francesi, da Courbet alla scuola di Barbizon, ha rinnovato la tradizione della pittura italiana portandola nella sfera contemporanea, e dandole un tono meno aulico, anzi, estremamente popolare, nei ritratti come nelle scene di vita quotidiana; il tutto con l’intraprendenza di dipingere in un modo così personale, con quelle “macchie” di colore che li hanno poi consacrati per sempre alla storia. Dico interessante soprattutto perché si tratta di un’esposizione di tutto il gruppo, non solo dei classici e, per carità, mitici Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Silvestro Lega, ma anche dei meno conosciuti, quei nomi che, ad un semplice amante d’arte così come ad un visitatore saltuario di mostre, potrebbero benissimo risultare sconosciuti. Giuseppe Abbati, Vito D’Ancona, Odoardo Borrani, Federico Zandomeneghi, Egisto Ferroni, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi ed altri riempiono le sale del Chiostro con tele di svariate dimensioni, che è possibile ammirare insieme ai grandi capolavori non sempre accessibili al pubblico. La maggior parte delle opere dei Macchiaioli, infatti, è “rinchiusa” nelle collezioni private. Il percorso della mostra intende studiare il modo originale con cui questi pittori utilizzavano i principi del vero. Si tratta di una pittura che rappresenta immagini prive di linee di contorno, cosa impensabile per gli accademici e per i loro disegni accurati. Veloci pennellate danno figure e forme di uno straordinario realismo e l’esposizione segue l’evoluzione e l’affermazione del motto “il colore in opposizione alla forma”.  Ed ora veniamo alla nota dolente. La città di Roma rende nuovamente omaggio a questo importante movimento dopo cinquant’anni dalla mostra tenutasi alla Galleria Nazionale d’arte moderna. Non sarebbe stato meglio rinnovare l’appuntamento in una sede altrettanto spaziosa? Il chiostro del Bramante non è forse un po’ troppo striminzito per ospitare oltre centoventi opere? Ecco quindi che ci si trova in angusti ripostigli illuminati a giorno ad ammirare quadri che meriterebbero, per dimensioni e importanza, degli spazi ben più ampi. Ad un certo punto arriva un’allegra comitiva di turisti capeggiati da una guida: e in men che non si dica i vari “stanzini degli attrezzi” sono talmente affollati che il malcapitato visitatore solitario, per venirne fuori, è costretto a improvvisare una partita a rugby con tanto di spallate. Certo, ci sono alcuni ambienti molto grandi, ma sono troppo pochi per un numero così cospicuo di opere. Bisognerà, sembra stupido a dirsi ma è la verità, cercare di evitare i giorni e gli orari di punta, tanto ormai, tra i caselli autostradali e le casse degli ipermercati, queste cose le abbiamo imparate fin troppo bene.

Antonio Pizzolante

 


 

I Macchiaioli. Sentimento del vero

a cura di Francesca Dini

dall'11 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008

Chiostro del Bramante, Via della Pace 1 - Roma

www.chiostrodelbramante.it

 

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