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Gianfranco Giorni. Sculture

Dove ora a Roma espone Gauguin, al piano di sotto, in un luogo che sembra ritagliato apposta, trova spazio uno scultore per la prima volta in città. Gianfranco Giorni. Non viene comunque da lontano, da alcuni chilometri a nord da qui, da una valle che è un po' il bacino di tante esperienze artistiche italiane, che di cittadino ha niente e dove è ancora forte il senso di attaccamento alla terra; e questo si sente tutto nelle sue sculture. Uccelli, bambini, figure sognanti e senso di armonia ci calano nella dimensione dell'artista fatta di paesaggi, luci, odori e immobile quiete. E fa un certo effetto pensare di trovarsi nel centro di Roma.  La campagna in città sembra quasi un paradosso che solo l'arte può realizzare.  L'esposizione quindi sembra presentare opere che per soggetto e materiale impiegato seguono ( non so se volontariamente) questo indirizzo e che tuttavia risultano abbastanza varie. Il bronzo a volte si sostituisce al legno, la terracotta alla pietra refrattaria, segno anche dell'eclettismo della'utore. Ci si trova davanti a figure familiari e pacificanti come bambini presi nel gioco (Bimbo che esulta, 2001; Bambini che giocano, 2004) cani o uccelli posati sui rami (Colombo sul ramo, 2004; La madre, 2006) e figure di alto valore simbolico ed evocativo come La Temperanza, 2003 nella quale si aggiunge l'acqua, che quasi si sente, com elemento enfatizzante del senso di eterno e placido scorrere della natura. Giorni pare ossessionato dalla ricerca di armonia già attraverso l'uso di linee e forme nette ma sempre morbide in un gioco di equilibridve gli opposti si annullano; e il rcorso alla musica. Il flauto in mano ad una figura esile (Suonatrice di flauto) e una mandola appoggiata ad un tondo corpo concavo (Suonatrice di mandola, 1985) a creare una corrispondenza reciproca. Sembra che tutto scorra silente e ovattato in Giorni, che sia un "sabato del villaggio" appunto dove l'attesa è più importante dell'evento, e che le opere si carichino di intimità tanto da farti venire il dubbio di essere inopportuno.  Sono opere di facile lettura, stilisticamente riconoscibili ed esteticamente godibili che dimostranouna attenta ricerca di lingaggio; e per questo altamente fruibili. Nell'andare a pescare temi della natura, del reale non viene meno comunque una sua personale cifra che rende il lavoro quindi valido e autorevole.  La mostra si snoda attraverso una ventina di opere (soprattutto sculture) e bene si adatta alle dimensione della sala che la ospita poiché niente viene sacrificato. Trova posto anche un interessante video che mostra il lavoro dell'artista nel suo laboratorio dal quale si percepisce lo stretto legame con i suoi luoghi e quanto questi lo abbiano influenzato. Una mostra piccola e veloce, quindi, ma non per questo misera. Dove si respira aria buona. Un modo di esporre e di presentarsi che si addice ad un artista che non è certo alle prime armi ma che ha comunque poca dimestichezza (fortunatamente?) con i circuiti tradizionali e a volte autoreferenziali dell' arte.

Fabrizio Manzari

 


 

Gianfranco Giorni. Sculture

a cura di Alessandra Giannini e Saverio Verini

dal 21 novembre al 9 dicembre 2007

Complesso del Vittoriano, Via di San Pietro in Carcere - Roma

 

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