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Il disegno del mondo (H. Pratt, V. Giardino, M. Satrapi, D. Polonsky)

Nell’ambito della seconda edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, vengono presentati al Palazzo delle Esposizioni, nella superficie raccolta dello Spazio Fontana, quattro grandi autori del fumetto italiano e internazionale. All’interno del percorso, assumono maggior rilievo le riproduzioni delle tavole di Hugo Pratt e Vittorio Giardino, mentre i disegni di Satrapi e Polonsky circondano tutt’intorno lo spazio espositivo centrale. Per ogni personaggio sono stati selezionati alcuni estratti di interviste che consentono di cogliere i motivi centrali dell’opera di ciascuno, ma l’accostamento più significativo riguarda le immagini in bianco e nero di sei fotografi della Magnum Photos, storica agenzia fondata tra gli altri da Robert Capa, che seguono e compendiano le riproduzioni delle tavole tratte dalle opere più celebri dei quattro autori. Sono infatti i luoghi a costituire il filo conduttore della mostra. Alcuni sono legati a un passato vicino che peṛ è già storia, come la Praga di Vittorio Giardino: in questa città tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento si muovono le storie di Jonas Fink, prima bambino e poi adolescente. Giardino è sicuramente, tra i quattro autori presentati, quello che dedica maggiore attenzione alla qualità del disegno e alla ricostruzione attenta dei luoghi, mentre le foto di René Burri e Ian Berry accompagnano la città illustrata, restituendo un tocco di realtà alla Praga colorata e malinconica di Fink. I luoghi di Pratt e in particolare la Malesia di Sandokan rimandano invece a un passato immaginario, quando le regioni lontane del mondo erano ancora poco conosciute e diventavano spazio per il racconto e l’esotico. “Cook è stato un grande navigatore e scopritore” dice Pratt nell’intervista rilasciata a Politano “ma anche, come tutti gli esploratori, un grande distruttore di sogni e teorie”. In occasione di questa mostra sono esposte alcune riproduzioni de Le Tigri di Mompracem, ispirato alla seconda parte del celebre ciclo indo-malese salgariano, ma edito solo dopo la scomparsa dell’autore. Iniziato già del 1969 non fu mai  presentato al pubblico; le belle tavole, gioiello unico per gli estimatori di Pratt, sono seguite dagli scatti di Stuart Franklyn e Jean Gaumy. Cornice diversa hanno invece i luoghi di Polonsky e Satrapi, che rimandano a un passato recepito come più vicino, poiché i conflitti bellici che vi hanno origine continuano ad avere una forte eco anche nel presente. Marjane Satrapi ha uno stile sintetico, espressivo ed estremamente lineare: il luogo da lei esplorato nella graphic novel Persepolis, da cui poi è stato tratto l’omonimo film d’animazione, non è solo l’Iran, ma soprattutto il femminile. Descrivendo se stessa con pungente ironia, racconta la contraddizione di una bambina, cresciuta in un Iran ancora occidentalizzato e in una famiglia progressista, spinta a fuggire in Europa proprio mentre la pressione del regime aumenta e sta per scoppiare il conflitto tra Iran e Iraq. La spaccatura tra la proprie radici, cui è costretta a rinunciare in favore di una libertà occidentale che a tratti ha il sapore di una solitaria delusione, è resa in modo brillante dall’autrice; non a caso le foto che accompagnano le sue tavole, realizzate dal connazionale Abbas, hanno come soggetto la donna in Iran. A conclusione del percorso alcune immagini di Valzer con Bashir, fumetto tratto dall’omonimo film d’animazione, uscito nelle sale italiane lo scorso gennaio. In questo caso le tavole non sono propriamente fumettistiche, ma estrapolate dal film, senza tentativi di adattamento grafico. Il risultato è una graphic novel costruita attraverso fotogrammi cinematografici. “Mi sa che quando si tratta di creare o leggere fumetti io rimango un po’ un turista” afferma Polonsky nell’intervista a Nicolas Finet. “ La cosa principale era comunicare la storia”: l’autore spiega infatti il mancato interesse per la resa grafica su carta attraverso un motto rubato al mondo dell’architettura e al Movimento Moderno: “La forma segue la funzione”. Nonostante cị, non si pụ nascondere che invece nel film l’attenzione per l’immagine c’è e anzi sono proprio alcune inquadrature a scandire e rappresentare la storia, formando quasi una galleria di quadri in movimento: momenti esemplari sono la scena iniziale dove il volto di alcuni cani randagi si intravede attraverso il riflesso sul cofano di un’auto e la bellissima sequenza dei tre uomini che escono dall’acqua e si rivestono, ripetuta più volte durante il film. Il Libano di Polonsky è fotografato da Paolo Pellegrin che fissa in pochi scatti alcuni momenti di guerra. Dei quattro autori presentati, Polonsky è forse quello che meno incentra l’attenzione sui luoghi, ma rende in modo coinvolgente e reale l’aspetto umano nella guerra.

Eleonora Capretti


 

Il disegno del mondo

a cura di Ugo G. Caruso, Alessandra Mauro, Antonio Politano

dal 24 settembre al 25 ottobre 2009

Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale 194 - Roma

www.palazzoesposizioni.it

 

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