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Orozco con polemica

I. DEJA VU (installazione) L’opera è costituita da due biciclette identiche poste una all’esterno,  sulla porta d’ingresso della galleria, l’altra all’interno in una delle sale. Sono in realtà due rottami, frutto di un’azione compiuta dall’artista e documentata da una serie di scatti fotografici che, a mo di fotogrammi, mostrano Orozco nell’atto di lanciarle dal terrazzo di un edificio. Solo trovandosi davanti alla seconda bicicletta, si avverte effettivamente la sensazione di deja vu che dà il titolo a tutto il lavoro. Per qualche secondo lo spettatore è spaesato, giusto il tempo di intuire che anche la bici “buttata” all’esterno è parte dell’opera.

II. 5 KM 223 METROS DE TOLERANCIA (video) L’elemento urbano e quotidiano, presenti in DEJA VU, ritornano in questo video. Orozco, alla guida della sua auto, viene fermato dalla polizia dopo aver percorso, per 5 KM e 223 metri, una rotatoria di Messico City. Cị che ha insospettito gli agenti è la ripetitività ossessiva e apparentemente priva di significato del suo gesto. L’intento dell’artista è forse quello di invitarci a riflettere sulla libertà delle nostre azioni all’interno del contesto sociale?

III. TURISTA (video) Contrariamente alla stabilità di “Ruota di bicicletta” di Duchamp, quella mostrata da Orozco attraversa, in modo casuale e senza mai fermarsi, diversi scenari. L’azione compiuta dall’artista rompe la staticità dello spazio circostante. E’ grazie al suo gesto che si avvia il movimento della ruota, di cui non vediamo il punto di arrivo.

IV. WHIP (installazione) Attraversare, percorrere, toccare, schivare. L’arte è anche questo, ed è cị che si percepisce trovandosi davanti e dentro WHIP. Lo spettatore, per poter proseguire il percorso dell’esposizione, è costretto a districarsi nei centocinquanta metri di frusta che occupano l’intera area della prima sala della galleria. Non è un lavoro che colpisce, ma un altro esempio di interazione e dialogo tra opera e fruitore.

V. LOOP (installazione) E’ l’installazione più controversa della mostra. Perché? Un’intera sala è trasformata in una gigantesca gabbia, contenente una tonnellata di mangime per un unico canarino rosso, che, rinchiuso in uno spazio “smisurato”, ci ha portato a riflettere su alcuni punti: - l’impossibilità , per l’uccellino, di riuscire a mangiare tutto il cibo; - la diseguaglianza nella distribuzione e consumo degli alimenti. Troppi per pochi; - lo spreco, aspetto che caratterizza la maggior parte delle azioni e abitudini (anche le più banali) della nostra cultura occidentale. E’ proprio necessario utilizzare un animale vivo?  Ariel Orozco, artista controverso, invita a soffermarci su interessanti aspetti della realtà contemporanea servendosi di oggetti e situazioni tipiche della quotidianità, “riletti” in modo interessante, provocatorio e a tratti, forse, esagerato.

Antonio Pizzolante e Giovanna D'Ulisse


Ariel Orozco

dal 1 ottobre al 21 novembre 2009

Federica Schiavo Gallery, Piazza Montevecchio 16 - Roma

www.federicaschiavo.com

 

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