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GLUTS. Robert Rauschenberg

A più di un anno dalla sua morte, il Guggenheim di Venezia dedica una mostra all’ultima serie di sculture (Gluts) di Robert Rauschenberg, realizzate dalla metà degli anni ’80.  Volendo ricordare le tappe fondamentali del rapporto tra l’artista americano e la città lagunare, non si pụ evitare di scrivere del Gran Premio di Pittura che vinse alla Biennale del 1964, consacrando l’affermazione dell’arte americana contemporanea sulla scena internazionale.  Alla stessa famiglia Guggenheim, Rauschenberg deve molto: già nel 1961 due sue mostre sono ospitate presso il Solomon R. Guggenheim di New York. “Gluts” mi è piaciuta, non troppo grande né troppo piccola, ha permesso ai visitatori di relazionarsi a una parte della produzione di Rauschenberg non molto conosciuta. E aggiungerei, per chi, come me, ha soggiornato in una Venezia per alcuni versi rinnovata (infatti, oltre alla Festa del Cinema e alla Biennale, l’apertura, in giugno, di due importanti spazi espositivi, ha contribuito a far aumentare i siti di particolare interesse per l’arte contemporanea. Mi riferisco alla “Fondazione Vedova”, caratterizzata da un geniale intervento di Renzo Piano e ai due bellissimi palazzi, ristrutturati da T. Ando -Palazzo Grassi e Punta della Dogana- che ospitano la coloratissima e irriverente collezione Pinault), ritornare al “buon vecchio” Guggenheim è stato proprio un piacere.  Nel 1986 l’artista inizia a lavorare ai “Gluts”, assemblaggi di oggetti di recupero, spesso in metallo; nascono come commenti visivi alla crisi economica causata dalla speculazione, infatti, nella metà degli anni ’80 l’economia del Texas è attraversata da una recessione provocata dalla saturazione del mercato petrolifero: è Rauschenberg stesso ad affermare di voler “offrire alla gente le proprie macerie”. Facendo un rapidissimo passo indietro, sappiamo che egli fa dell’assemblaggio il metodo centrale di tutta la sua produzione artistica: nel 1953 aveva realizzato “elemental sculptures” (una serie in cui usa pietre, legno e chiodi), dimostrando già la sua bravura nel costruire composizioni equilibrate con semplici materiali; tra il 1954 e il 1964 si dedica alla serie che probabilmente lo ha reso famoso, i “Combines”, in cui ogni differenza tra scultura e pittura viene annullata.   Dal 1970, trasferitosi a Captiva Island, l’artista va spesso in una discarica vicino alla sua nuova casa- studio: qui recupera oggetti vecchi come ventilatori, segnali stradali, ruote, tubi, marmitte e insegne di distributori di benzina, tutti oggetti che costituiscono il materiale base dei suoi “Gluts”.  Ho trovato queste sculture invase da un senso di “classicismo contemporaneo”, per la loro armonia compositiva e cromatica e penso che la bravura di Rauschenberg stia proprio nel saper creare una “estetica del rottame”, da dove nasce anche un messaggio atto a commentare la situazione socio – politica contemporanea. Infatti, lui stesso dichiara di voler mostrare il “momento dell’eccesso e dell’avidità rampante”, sottolineando la necessità di “guardare le cose in relazione alle loro molteplici possibilità”. Tali affermazioni, riportate nel testo dell’esauriente comunicato stampa, sono utili per contestualizzare queste opere d’arte, che, se si presentano a volte come costruzioni minimali o composizioni barocche, sono sempre legate agli stessi oggetti ritrovati. Gli elementi dei “Gluts” rimangono oggetti riconoscibili che appartengono al nostro immaginario personale. Da qui emerge perfino un aspetto ludico, personalmente ho trovato divertente almeno provare a capire la forma e la funzione originaria degli oggetti usati, il cui soggetto rimane comunque il materiale.  In mostra sono esposti anche i "Neapolitan Gluts", prodotti per la scenografia di Lateral Pass della Trisha Brown Company (1987): l’artista raccoglie per le strade di Napoli rifiuti metallici e crea dei gluts che devono essere sospesi sul palco del Teatro di San Carlo (Napoli).  Non più di novanta minuti sono necessari per visitare l'esibizione, quindi per chi dovesse ancora partire alla scoperta delle innumerevoli proposte veneziane, consiglio di andare a fare una passeggiata, che pụ sempre essere arricchita con una visita all’interessantissima collezione permanente, tappa obbligata per tutti gli appassionati d’arte contemporanea.

Claudia Cavalieri


GLUTS - Robert  Rauschenberg

a cura di Susan Davidson e David White

dal 30 Maggio al 20 Settembre 2009

Peggy Guggenheim Collection - Venezia

www.guggenheim-venice.it

 

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