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Quando si dice 'avere memoria fotografica'

Le recenti tendenze della fotografia “alta” (o presunta tale) sembrano rivolte verso la costruzione tout court dell'immagine e non è reato pensare che in questi ultimi anni “l'arte dello scatto” abbia sostituito i tradizionali media della rappresentazione artistica cui tale prerogativa – la creazione ex-novo dell'immagine – era precedentemente a proprio uso e consumo (pittura in primis). E non a caso si parla oggi della fotografia come uno degli strumenti per eccellenza dell'espressività contemporanea, grazie al ruolo che ha saputo ritagliarsi dall'avvento di photoshop in qua. Riprodurre nella maniera più fedele il reale, in poco tempo e con infinite possibilità di modifica: quale altro mezzo pụ offire tanto ad un'artista? Si è coś perso progressivamente l'antico compito della fotografia, quello legato alla conservazione della memoria; una funzione ormai relegata a pratiche da fotoamatore. Eppure c'è chi non intende rinunciare alla catalogazione del ricordo. E' il caso di Liana Miuccio, artista italo-americana che presenta due serie del proprio portfolio nella mostra personale “Doppia visione”, presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma (uno degli angoli meglio “protetti” dell'inflazionata Trastevere). Gli scatti della Miuccio non potevano trovare miglior spazio: la sua spiccata attitudine alla documentazione di immagini (quasi un archivio) trova naturale collocazione nel museo di Roma dedicato proprio alla memoria. Il primo ciclo di immagini è dedicato ai rapporti di parentela; si alternano foto di nonni, zii, cugini, sorelle, rigorosamente in bianco e nero...Foto appartenenti ad un passato recente, ma ambientate in un remoto immaginario collettivo, avvolte da una filigrana che sa di antico. I parenti ritratti sono colti in momenti tutt'altro che salienti, le loro pose sono naturali e quotidiane. Questo primo ciclo di scatti della Miuccio ha un che di tenero e poetico, ma sa parlare con disincanto di vecchiaia, del tempo che passa, inesorabile. Lo sguardo è rivolto verso persone a lei vicine (i parenti), ma riesce comunque a far pensare non solo ai suoi, ma ai miei, ai nostri nonni; e proprio nonno Sigismondo è il vero protagonista di questi scatti, un uomo con la faccia scavata e bonaria che sarebbe stata l'ideale controfigura di Spencer Tracy nel film “Il vecchio e il mare”, tratto dal racconto di Hemingway. Passando alla seconda serie, il registro cambia sensibilmente: si passa al colore, e ad una composizione più articolata delle immagini. Il titolo del ciclo è “New York City/Roma” e mostra possibili analogie fra le due città mediante un metodo comparativo (ogni lavoro è composto da “due visioni” affiancate parallelamente, una di Roma, una di New York – ecco spiegato il titolo dell'esposizione). Alcune foto spiccano per la vivacità dei colori, altre per le più o meno sorprendenti similitudini fra le due realtà, che l'autrice conosce particolarmente a fondo (è nata nella capitale italiana ed è cresciuta nella “Grande Mela”). Tuttavia la cosa migliore messa in mostra dalla Miuccio, specie nella prima serie di immagini, è la capacità di “oggettivare” la memoria, la nostalgia, i flash dell'infanzia; come se volesse invitarci a ripensare i nostri, di ricordi, consigliandoci di metterli al sicuro, possibilmente attraverso la testimonianza di una macchina fotografica. “Doppia Visione” si fa vedere bene (e come potremmo non apprezzarla? Sarebbe come voler male a Madre Teresa di Calcutta), anche grazie ad un numero di foto adeguate al contesto (in tutto una quindicina, raccolte in un'unica stanza); cị nonostante, entrambi i cicli di immagini risultano già visti, sia a livello tematico che stilistico. Una mostra che, probabilmente, pecca un po' di didascalismo: un'esposizione di certo non disprezzabile, ma che alla fine è ben lontana dal lasciare un segno indelebile, nonostante gli sforzi. Non me ne voglia l'artista, ma siamo sicuri che in giro non ci fosse niente di più originale da reclutare per il coś esclusivo circuito del Festival di Fotografia di Roma?

Saverio Verini


Liana Miuccio

a cura di Roberto Caracciolo

dal 5 giugno al 28 luglio 2009

Casa della Memoria e della Storia, via San Francesco di Sales, 5 - Roma

www.casadellamemoria.culturaroma.it

 

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