Dopo “star” del calibro di Damien Hirst o Francesco Vezzoli, anche Cindy Sherman sbarca in quello che ormai è stato ribattezzato (con invidia o sarcasmo?!) il “santuario dell’arte contemporanea capitolina”, la Gagosian Gallery. Inaugurata da più di un mese, la mostra presenta un’inedita serie di lavori della celebre artista americana, grotteschi ritratti di signore mature quanto abbienti che in realtà di ritratto hanno solo l’apparenza: sono impietose variazioni di un clichè noto eppure sempreverde, quello di una decadenza fisica femminile che stenta ad accettarsi, cercando conferme e surrogati nell’apparenza di status symbol sociali. Ecco allora sfilare nei tre spazi della galleria quattordici Untitled dove il corpo dell’artista si trasforma, come sempre, in personaggi anonimi quanto riconoscibili, inquietanti mise en scene che non cercano alcuna mimesi. Eppure non negano la veridicità di quello che esprimono, perché uno dei punti di forza nel lavoro della Sherman è la volontaria artificiosità delle sue composizioni: completa e solitaria padrona di ogni sua creazione (lavora in studio con l’autoscatto), sceglie con meticolosità travestimenti, pose, sfondi, lasciando sempre traccia di questa finzione che, forse, solo finzione non è. Cindy Sherman ha spesso indagato le politiche della rappresentazione femminile nell’immaginario collettivo (anche se di “politiche” non ha mai esplicitamente parlato), sin dalla sua prima e fondamentale serie Untitled Film Stills, passando poi per altre serie come quella dei Freaks o degli History Portraits, estendendo sempre di più le sue riflessioni verso il ben più ampio tema dell’identità, in un confronto stimolante quanto conflittuale con l’alterità: l’altro da noi ma soprattutto l’altro che è in noi. La sua pratica artistica concentrata sul travestitismo ormai è celebre firma, vincente perché intelligentemente sospesa in un’ambiguità tra essere, non essere e apparire che, col passare degli anni, ancora perturba, lasciandoci pensierosi. Per questo, forse, non stupisce quello che l’artista dichiara nel comunicato stampa della mostra a proposito dei lavori presentati: “ Credo siano i personaggi più realistici che abbia mai creato. Mi sono immedesimata completamente in loro. Potrebbero essere me. E' questa la cosa terrificante, quanto sia stato facile trasformarmi in una di loro ”. Le crediamo?
Valentina Fiore
Cindy Sherman
dal 7 giugno al 19 settembre 2009
Gagosian Gallery, Via Franceso Crispi 16