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YES WE CAN

…“Perché un mondo migliore è possibile”, aggiunge, quale sottotitolo, il flyer della mostra. Mostra dedicata ad una selezione di opere appartenenti alla corrente Lowbrow, il recente movimento artistico pieno di poesia che fonde echi di Surrealismo, estetica Pop, raffinatezza neovittoriana e suggestioni dark. Soprattutto a queste ultime è affidato il compito di evocare visivamente quel senso di fiducia e coraggio racchiuso nella frase del giovane Presidente; perché, come sa chiunque abbia mai visto, ad esempio, un film di Tim Burton, le atmosfere gotiche non sono affatto in contraddizione con la dolcezza e la speranza, sentimenti che anzi rafforzano grazie alla loro delicatezza avulsa dagli squallori accettati come normalità - come non pensare alla ‘ danse macabre   rivisitata’ della canzone  Remains of the day   da  Corpse Bride  , ambientata letteralmente in un ‘altro’ mondo’: coloratissimo, spavaldo, provocatorio, in una parola… migliore. (Una curiosità: proprio l’abituale compositore delle colonne sonore di Burton, Danny Elfman, è un appassionato collezionista dei quadri di un artista Lowbrow, Mark Ryden). Poiché uno degli ingredienti fondamentali della miscela Lowbrow sono i tocchi neovittoriani, un ruolo importante nella mostra è giocato dagli  Abraham Obama   di Ron English, tele che, riproposte in diversi colori come le serigrafie di Warhol (ecco anche l’elemento Pop), presentano le fattezze dell’attuale Presidente degli Stati Uniti mischiate a quelle del Presidente in carica negli anni 1861-65. (La rivisitazione dei tipici, solenni ritratti ottocenteschi è un classico del Lowbrow, da Travis Louie a Marion Peck). La storia degli Stati Uniti, con le sue lotte coraggiose, è ripercorsa attraverso molte delle opere in mostra, non ‘direttamente’ con la raffigurazione di precisi episodi, ma tramite delicate suggestioni.  We are going South  , stiamo andando a Sud, si intitola un quadro di Kris Lewis dove c’è un bambino sullo sfondo di un impietoso paesaggio ghiacciato, il visino sperduto e triste come quello del suo coetaneo in primo piano nel quadro di Francesco Lo Castro, cui il titolo promette  Your protector is coming home  , vedrai, adesso arriva chi ti proteggerà. Se Camille Rose Garcia presenta due delle bambole da lei create e messe in commercio, morbidi pupazzi di sapore antiquato, l’orso bruno che compare vicino alla bellissima bambina, vestitino nero e capelli rossi, di  The Funeral   - sempre Kris Lewis - è tutt’altro che un innocuo e tenero  teddy bear. Tipico del paesaggio americano è poi lo spaventapasseri sullo sfondo di  Witch   di Ken Keirns, geniale esempio di quello che in arte si definisce ‘readymade modificato’: la Strega è dipinta, come se si trattasse di un programma televisivo, sul finto schermo di un televisorino giocattolo della Fisher Price. Una mostra che meriterebbe il voto più alto se non fosse per il sospetto che aleggia sul suo allestimento, generato da una frase del comunicato stampa, “…i lavori più  cool   del momento”; e cioè che alla Dorothy Circus Gallery se ne infischino di un mondo migliore e di quanto detto finora e pensino invece l’arte come qualcosa di ‘fashionable’. Analogamente a come del resto tante persone si sono rallegrate dell’elezione di Barack Obama pensando non alle sue doti, ma a quanto faccia  cool   un uomo con su appiccicata l’etichetta ‘nero’.

Maurizia Paolucci


Collettiva Yes We Can

a cura di Gianluca Marziani

dal 13 maggio al 10 luglio 2009

Dorothy Circus Gallery, via Nuoro 17 - Roma

www.dorothycircusgallery.com

 

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