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Ruins, regrets and visible effects

Protagonisti di questa mostra sono due artisti giovani e molto diversi tra loro: il primo, Piero Golia, napoletano di origine, vive e lavora a Los Angeles, il secondo, Fabian Marti, svizzero, vive e lavora a Zurigo. I due artisti hanno stretto un legame lavorativo che si estenderà anche a Venezia nel corso della Biennale dove hanno ideato un progetto artistico chiamato The Dor! all'interno dell'Istituto Svizzero della stessa città dove incontreranno gente in visita ai padiglioni.

 


Fabian Marti (2009)

Per la Sala Elvetica dell'Istituto Svizzero di Roma i due artisti hanno pensato di mettere 'in scena' il loro personale linguaggio. Fabian Marti ha pensato ad una struttura labirintica bianca in compensato che copre interamente lo spazio della sala, dove adagiare le sue sculture (animali, anfore di terracotta smaltate, posacenere) che giocano sulla bicromia essenziale bianco-nero e sulle pareti della stessa, stampe fotografiche sempre bianco-nero attaccate con un semplice nastro adesivo. In queste fotografie vi sono immagini distorte di Roma (San Pietro, il Papa, le fontane, la statua del Marco Aurelio) e anche collage di immagini provenienti dalla pittura fiamminga o marche di medicinali. Alcune di queste riportano le impronte delle sue mani come a voler lasciare 'il segno'. Non c'è un percorso prestabilito, tutto è lasciato al caso e alla possibilità da parte del fruitore di camminare liberamente in questo spazio. Ma c'è di più, perchè Piero Golia ha invece pensato ad un percorso che si snoda nelle intercapedini dei setti che costituiscono il labirinto.


Fabian Marti (2009)

Attraverso un buco tracciato in una delle immagini fotografiche di Marti, si pụ entrare e, a carponi, difficilmente camminare per le strutture di compensato, fino ad arrivare al punto più alto in cui ci si pụ alzare in piedi e vedere delle opere allestite da Golia: una rete da pallacanestro, una palla da bowling e simboli di Mercedes incorniciate come fossero quadri, per simboleggiare una critica al consumismo di massa. Le opere non esistono come singole entità, ma sono le parti componenti dello spazio espositivo che diviene opera nella sua interezza. Il visitatore quindi non viene limitato ad una visione esterna dell'opera ma entra al suo interno interagendo con essa.


Piero Golia (2009)

Il percorso di Golia, se faticoso per alcuni, è impossibile per altri. Da qui la considerazione che l'artista ha voluto sacrificare la completa fruibilità della sua opera, in favore di spazi claustrofobici suscitanti differenti stati d'animo in ogni visitatore.

Simona Merra

 


Ruins, Regrets and Visible Effects - Piero Golia / Fabian Marti
a cura di Salvatore Locagnina

dal 21 maggio al 25 settembre 2009
Istituto Svizzero – Villa Maraini - Roma

www.istitutosvizzero.it

 

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