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Il Mito. Marc Quinn

Siren (2008)

Dal 23 maggio al 27 settembre Verona ospita un’importante rassegna di arte contemporanea, dedicata ad uno dei principali esponenti della Young British Art, Marc Quinn. Selezionata come evento collaterale della Biennale di Venezia, la mostra, a cura di Danilo Eccher, è caratterizzata da un itinerario espositivo che coinvolge diversi siti storici della città, nei quali sono collocate famose sculture dell’artista, e trova il suo centro nella Casa di Giulietta, scenario del dramma shekespeariano, diventato il 'mito' degli innamorati.  
Il tema della mostra è appunto il mito considerato come punto di incontro tra realtà e astrazione, tra spazio interno e spazio esterno, tra certezza e dubbio, tra verità ed enigma irrisolto, tra amore e morte, tra desiderio di eternità e finitezza. L’arte di Quinn ha lo scopo di rappresentare proprio la soglia tra l’immagine che fissa l’oggetto in un eterno presente nel momento stesso in cui gli toglie la vita biologica.
Nell’opera Waiting for Godot posta all’ingresso della Casa di Giulietta, uno scheletro in preghiera sembra rappresentare la futilità e la bellezza della fede, la capacità e il bisogno di credere che ci rende umani. Non a caso l’opera è posta in un luogo che è reale ma allo stesso tempo magico, è un luogo che ci contiene ma allo stesso tempo è contenuto dentro di noi perché è soprattutto uno spazio della mente, legato alla necessità di credere in un amore ideale ed eterno. Così all’interno degli spazi della casa osserviamo anche i famosi graffiti, messaggi, disegni o semplici firme, segni che i visitatori hanno lasciato nel tempo sulle pareti del cortile della casa, dai quali Quinn ha ricavato, trasportandoli su tela, i Love Paintings "di una purezza ed un’ambizione toccante […] un autentico sogno ad occhi aperti, immateriale, il che, in un certo senso, è proprio cị che l’arte rappresenta", ovvero un serbatoio di miti.


Love Painting (2009)

Nell’esposizione emerge inoltre l’interesse di Quinn per il corpo e le sue parti e il rapporto tra spazio interno e spazio esterno, e la volontà dell’artista di evidenziare non le differenze ma piuttosto la somiglianza tra gli esseri. Corpi mutilati diventano protagonisti della sua arte, a sottolineare che il limite del corpo esterno non corrisponde al limite della dimensione interiore, allo spazio infinito dell’immaginazione e della mente.
Con le sculture in marmo bianco di Carrara, come Kiss o Alison Lapper , calco del corpo nudo di un’amica artista focomelica e incinta, posto in Piazza Bra (per una strana coincidenza o magari volutamente, non lontano da Via dei Mutilati), vuole restituire all’idea di statuaria classica (basata sui caratteri di armonia, proporzione e simmetria) una precisa e riconoscibile umanità, un’umanità sofferente e dolorosa, sfidando lo sguardo ripugnante dello spettatore. Alla disarmonia di queste sculture oppone l’elegante armonia di Siren, che costituisce il culmine del percorso espositivo all’interno della Casa di Giulietta. La scultura, realizzata in oro massiccio, esposta tra dicembre 2008 e gennaio 2009 al British Museum di Londra, rappresenta la modella Kate Moss in una contorsionistica posa yoga, divenuta un mito contemporaneo, icona di una bellezza assoluta: “Le celebrità sono trattate come divinità, per cui una persona come Kate Moss è cị che in passato era Afrodite, un’immagine che rappresenta qualcosa piuttosto che qualcuno. Il ritratto non è la rappresentazione di un individuo, è il ritratto della sua immagine, che ha una propria vita […] La sua immagine è una parte congelata di lei che continua a esistere nel mondo fluttuante dei media, mentre la sua vita biologica reale continua il proprio corso”(Marc Quinn).
Siren pụò essere messa in relazione con la scultura di un bambino con la molecola di DNA indossata come una collana, in una contrapposizione tra un’immagine scultorea che sembra particolarmente realistica ma in realtà è distaccata dalla persona, e un’immagine astratta, quella del DNA, che invece è totalmente realistica. Come la scultura di Kate Moss, anche i fiori congelati, all’interno della casa, o il grandissimo fiore di The Chromatic Archaeology of Desire (Big flower) collocato nel cortile del Museo di Castelvecchio, rappresentano la trasformazione da oggetto ad immagine: mentre il fiore cede la propria vita, si trasforma in un’immagine perfetta di se stesso, simbolo di un’arte che è allo stesso tempo “essenza e assenza di vita”.

Carmela Rinaldi


 

Il Mito. Marc Quinn
a cura di Danilo Eccher
dal 23 maggio al 27 settembre 2009
Casa di Giulietta, via Cappello 23 - Roma
www.palazzoforti.it

 

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