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I fratelli Duchamp alla mostra Avanguardiavanguardie - parte I

Al secondo piano della mostra Futurismo.Avanguardiavanguardie attualmente ospitata dalle Scuderie del Quirinale sono esposte, oltre al  Nudo che scende le scale   di Marcel Duchamp, anche opere dei suoi fratelli, cosa di cui non tutti si accorgono, perché firmate con i loro nomi d’arte: i suoi fratelli maggiori erano esponenti del Cubismo Orfico, che rispetto al Cubismo ‘puro’ era maggiormente carico di fascinazioni emotive, mirava a porsi come esaltazione vitale, si ispirava alla filosofia di Nietzsche e alla poesia (solitamente Whitman in traduzione francese): il poeta prediletto da Gaston e Raymond Duchamp era l’autore medievale François Villon, percị Gaston assunse Villon come cognome prendendo anche un nome ex-novo, come se reinventasse la propria identità (Jacques Villon), e Raymond aggiunse Villon al cognome di famiglia (Raymond Duchamp-Villon). Vale la pena ricordare che dopo i tre maschi nacquero in casa Duchamp tre femmine, la prima delle quali, Suzanne, fu pittrice a sua volta. Al secondo piano della mostra  Avanguardiavanguardie   c’è un invisibile  fil rouge   che collega  Nudo che scende le scale   di Marcel a  Soldati in marcia   di Jacques a  Il grande cavallo   di Raymond, e la parola per identificarlo è: guerra. “…L’opera venne considerata troppo futurista” recita sbrigativamente la guida a proposito del  Nudo  , una frase che non significa nulla. Che vuol dire ‘essere troppo qualcosa?’. In relazione a che? Occorre sapere che, in occasione del Salon des Indépendants del 1912, i Cubisti Orfici intendevano ‘definirsi’, tenere gli ‘-ismi’ ben separati, e rimasero sbalorditi di fronte alla disinvoltura con cui un artista tanto giovane abbatteva gli steccati del ‘nome’, sia nello stile, appunto, che nel soggetto (è impossibile identificare chiaramente questo corpo). Albert Gleizes chiese a Jacques e Raymond di pregare Marcel di ritirare ‘volontariamente’ il quadro. Ma perché tanto desiderio di definirsi rigidamente? Per spirito nazionalista: i Cubisti Orfici, con l’eccezione di Francis Picabia, che insieme a Marcel cerc̣ nuovi mezzi espressivi, erano accesi sostenitori dei prinćpi nazionalisti diffusi prima dello scoppiare della guerra e, per quanto nel gruppo fossero bene accolti gli artisti non francesi (Pablo Gargallo, e per alcuni versi anche il bielorusso Marc Chagall), tenevano la porta chiusa alle influenze ‘altre’. La cosa divertente è che nell’autunno 1912 i politici nazionalisti criticarono la loro arte, e Albert Gleizes si affanṇ a spiegare e a giustificare. Quello stesso autunno 1912 vide invece Marcel alle prese con una nuova possibilità espressiva, la scrittura. Con Picabia e Apollinaire fece un viaggio in automobile sulle montagne del Giura e al ritorno elaboṛ un testo,  La strada Giura-Parigi  , dove descrisse l’avanzare dell’auto in termini ‘militari’ di conquista, attacco, occupazione. Egli non si concentrava tanto sugli ‘effetti’ del colonialismo francese (i musei pieni di manufatti d’arte negra, tanto importanti per il Cubismo) quanto sui suoi ‘metodi’, sulle sue procedure, e adottando quel tipo di linguaggio crẹ un’opera testuale. Non condivideva l’atteggiamento nazionalista che sarebbe esploso con la Prima Guerra Mondiale (alla quale comunque non partecip̣ a causa dei suoi disturbi cardiaci, fortunatamente per la storia dell’arte visto che anḍ a New York e conobbe Man Ray), ma era affascinato dall’esercito da un punto di vista intellettuale. L’idea dell’esercito era sempre stata presente nella sua vita. Quando era piccolo, Raymond e Gaston erano in età da servizio militare, e lui, idolatrandoli, disegnava bandiere e soldatini, a volte in modo spiritoso (il disegno  Cavalleria   mostra un ufficiale che cerca di spazzolare la criniera al cavallo che non vuole e scappa). Gaston esegú un ritratto del fratellino vestito da soldato; e abbiamo anche una foto di famiglia che mostra Marcel a otto anni, in uniforme (forse una divisa di scuola), con un képi troppo grande per la sua testa (forse di uno dei fratelli o del loro padre) e il fucile Lebel di Gaston, arruolato nel 21°Reggimento di Fanteria – ai fanti veniva distribuita questa sorta di spada/baionetta, temibile nelle intenzioni ma di fatto coś poco agevole da usare da poter essere messa tranquillamente in mano a un bambino che posa da soldato. E posa con convinzione, l’aria spavalda da uomo vissuto, calandosi nel personaggio come farà da adulto quando Ray lo fotograferà nei più svariati travestimenti. Circa vent’anni dopo questa foto, rivisiterà la spada/baionetta nella forma della chiavetta che fissa sull’asse il meccanismo rotante della  Macinatrice di cioccolato  , motore principale dell’allegoria del  Grande Vetro  . Marcel continua a disegnare soldati anche nel periodo in cui lavora da vignettista:  Éxpérience  , del 1909, è una vignetta satirica contro le regole che gravavano sui matrimoni degli ufficiali, come a prefigurare la storia narrata appunto nel  Grande Vetro  , il mancato raggiungimento della “Sposa” da parte degli “Scapoli” fra i quali compaiono “il Corazziere” e “il Gendarme”. Ma ormai le diverse idee politiche lo hanno dolorosamente allontanato dai fratelli: e cị viene espresso nel celebre  Macinino da caffè   dipinto nel 1911 per la cucina della casa di Raymond a Puteaux.

Maurizia Paolucci


Futurismo. Avanguardiavanguardie

a cura di Didier Ottanger

dal 20 febbraio al 24 maggio 2009

Scuderie del Quirinale, Via XXIV Maggio 16 - Roma

www.scuderiequirinale.it

 

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