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Anselm Kiefer: hortus philosophorum

È in corso a Roma, nei suggestivi spazi della Gagosian Gallery, fino al 23 maggio 2009, una straordinaria mostra di nuove sculture e fotocollage dell’artista tedesco Anselm Kiefer.  Le otto sculture create da Kiefer per lo spazio romano sono pile irregolari di libri di piombo che nella loro dinamica e massiccia presenza, catturano su di sé lo sguardo dello spettatore il quale, tra una torre di libri e l’altra, gira intorno a ciascuna di essa per decifrarne i molteplici punti di vista e significati. Sono libri dall’aspetto precario, usurati dal tempo: pagine ricurve, rovinate, pronte a staccarsi e a perdersi se non fosse per le pesanti rilegature che le tengono ancora ben salde. Tutto cị determina che i libri siano ancora vivi perché sfogliabili, perché ogni pagina è ancora ĺ, pronta a farsi leggere, sebbene il loro aspetto suggerisca un senso di minaccia incombente. Morte e vita, paura e speranza, questi gli aspetti affascinanti delle opere, che pesano ciascuna quasi quattro tonnellate e che hanno richiesto un complesso lavoro di trasporto e di sistemazione nelle sale con una scrupolosa e preventiva verifica della sopportazione della struttura. Le pagine di questi libri, o le loro copertine, oppure le basi di appoggio (il pavimento circostante), sono cosparse da frammenti di vario genere o abitate da curiosi elementi: denti giganteschi (“Argo”); frammenti di vetro con iscrizioni in sequenza di numeri (“Sternenfall”, Stelle cadenti); frammenti di vetro e residui di esplosioni (“Totes Meer”, Mar Morto); girasoli dai lunghi gambi (“Danae”);  frammenti di terracotta e filo spinato (“Bliderstreit”, Iconoclastia); filo spinato (“Paete, non dolet”); foglie di felci (“Geheimnis der Farne”, Il segreto delle felci), cocci di anfora di terracotta e piccola nave (“Verunglückte Hoffnung”, Il naufragio della speranza).  In “Sternenfall”, sulla pila di libri vecchi e consumati dal tempo cade una pioggia di schegge di vetro sulle quali sono iscritti i numeri corrispondenti alle stelle della nostra galassia. Mentre in “Danae”, tra le pagine dei libri, spuntano gambi con girasoli (alcuni di color bronzo, altri color argento, altri di coloro più scuro che fa apparire i fiori come carbonizzati) mentre sulle copertine e sul pavimento si disperdono semi dorati. Queste opere aprono a tutta una serie di allusioni, come la spiritualità, la vita, il cosmo, la storia, sulle quali incombe la minaccia della morte e delle catastrofi ma che sprigionano ad ogni modo la speranza o forse la certezza della rinascita proprio a partire dalle macerie: «le macerie sono come il fiorire di una pianta, il culmine radioso di un incessante metabolismo, l’inizio di una rinascita». Kiefer ci invita con le sue opere a vedere la fine delle cose, ma anche il loro inizio, la rinascita, la trasformazione in atto, in un tempo ciclico nel quale non sembra esserci un arresto. Tutto si rigenera, questo il concetto che emerge dalle sue opere ed è questo il concetto che ritroviamo anche nell’atto della creazione artistica: è il gesto dell’artista che sottrae alla morte, e quindi alla fine delle sue funzioni, il piombo proveniente dal tetto del Duomo di Colonia che era stato sostituito con altri materiali durante il restauro. Quel piombo viene riutilizzato dall’artista per la creazione delle sue opere nelle quali rinasce e si trasforma. “Verunglückte Hoffnung”, direttamente ispirata al capolavoro di Caspar David Friedrich, Il naufragio della speranza, simboleggia la distruzione delle aspirazioni umane per conto della natura, una natura immensa e imprevedibile contro cui l’uomo nulla pụ fare qualora la dovesse sfidare. E poi ci sono i riferimenti all’antico mito di Arria e Paeto (“Paete, non dolet”), alla controversia sull’uso delle immagini religiose nell’impero bizantino tra l’VIII e il IX secolo (“Bliderstreit”) e riferimenti poetici e letterari. Una serie di collage, anch’essi di grandi dimensioni, sono elaborati su fotografie de I sette Palazzi Celesti (2005), una serie di alte e monumentali torri di piombo e cemento armato realizzati a Milano presso l’Hanger Bicocca, che simboleggiano l’esperienza mistica nell’ascesa attraverso i sette livelli della spiritualità e che sono anch’essi emblemi della condizione umana: sempre in bilico tra passato e futuro, tra distruzione e creazione. Mentre “Hortus conclus” e “Hortus philosophorum”,  sono collage di immagini dipinte a gouche su carta fotografica che hanno come soggetto le sue installazioni di libri. Una mostra da non perdere, che ci invita alla continua riflessione e rielaborazione di percezioni e significati, dinamica nella sua essenza fisica e nei concetti che esprime e soprattutto di grande impatto visivo.

Ida Tricoli


Hortus philosophorum - Anselm Kiefer

a cura della Gagosian Gallery

dal 3 aprile al 23 maggio 2009

Gagosian Gallery, via Francesco Crispi 16 - Roma

www.gagosian.com

 

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