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Magical Mistery Tour

La galleria Wunderkammern nasce in una decentrata zona di Roma con l’intento meritorio di rivitalizzarla e di proporre ai suoi residenti un nuovo modo di godere di cultura e spettacolo. Un’esperienza che nasce in terra umbra (a Spello) e che viene ora esportata in città. E’ uno spazio che sembra voler dare voce ai nuovi artisti emergenti sperando di poter essere per loro un’ottima vetrina nella quale esporre. In questa linea curatoriale, quindi, è stata inaugurata la mostra “Magical Mistery Tour”. Per quest’occasione Wunderkammern ha messo in atto un complesso e articolato programma espositivo.  Più che una vera e propria esposizione nel senso tradizionale del termine Magical Mistery Tour sembra voler essere un laboratorio nel quale le nuove leve e i nuovi linguaggi vengono testati. Un modo di “dosare” i vari ingredienti per scoprire alla fine (ossia in futuro) quale sarà il risultato… un gioco alchemico come il titolo vuole suggerire! Gli ingredienti sono i più vari e differenti, quindi, si volge l’interesse alla video-arte, all’installazione, alla grafica ma anche ai nuovi orientamenti della pittura e della scultura. Wunderkammern si fa luogo espositivo di attese e di riflessioni intelligenti aprendosi a seminari di studio che coinvolgeranno, nell’arco temporale della manifestazione, studenti delle Università di Roma e di Siena. Gli artisti invitati interverranno direttamente nello spazio espositivo cercando di interagire sia con l’ambiente sia con i visitatori, mettendo in piedi un itinerario tutto da percorrere e in cui far muovere i propri pensieri.  Due sono i piani messi a disposizione per loro. Il piano superiore dove trovano posto soprattutto lavori su tela e il video di Azzurra Di Tomassi ( Quasi un inganno  ) che si pụ vedere solo se si avvicina lo sguardo ad un ritaglio nella parete oltre la quale scorrono le immagini. Attraverso un’elaborazione grafica digitale, i soggetti ripresi sono sovrapposti, mescolati, a tratti resi irriconoscibili nelle forme ormai perse. I colori esasperano questa confusione contrapponendo bianchi e neri (dei volti) a colori psichedelici. L’unico suggerimento è abbandonarsi al flusso suggeritoci dall’artista. Degno di nota è il lavoro di Roberto Faiola,  Studio di testa #27  ,  nel quale il corpo si mostra fragile. L’artista sofferma la sua attenzione proprio sulla testa perché è la parte nella quale maggiormente si riescono a leggere le tracce dell’anima.  Coś si ritrova a segnare con maniacale precisione linee e curve che si perdono nei meandri immaginifici di queste enormi teste pensierose. La pittura a tratti esplode fino a crepare il colore, dove le venature della pelle si confondono con la sgocciolatura e gli schizzi casuali a palesare la precarietà della vita umana. Molto interessante è lo spazio al piano inferiore ricavato in una caverna dove sono presenti tre locali per altrettante opere site-specific. Il primo artista che si incontra è Antonio Ambrosino con  T’amo come si amano le cose oscure  , in cui una figura umana seduta è intenta a coltivare funghi. E’ ovviamente un paradosso poiché i funghi nascono spontaneamente nei boschi, ma dietro questa azione si cela tutta una poetica cara all’artista: quella dell’atto lento, di dedizione e silenzioso amore che si compie nel rituale della creazione. Difficile comunque non notare come l’ambiente esalti al massimo quest’installazione che vive grazie all’aria irrespirabile per l’umidità e ad un  forte odore di terra. Appresso si colloca l’opera di Carmen Guadagni,  No Time No Feel No More Land  , che ruota attorno al tema della Natura. Viene ricreato infatti un ventre dentro il quale noi visitatori possiamo ritrovare un intimo contatto con la Terra che è la nostra prima Madre. All’odore di terra umida si accompagna quello di candele accese che danno un senso di sacralità alla costruzione. L’abbandono delle campagne, politiche ed economie dimostratesi distruttive sono rappresentate da tre spogli totem di legno che colpiscono la nuda Terra al cuore. Da ultimo ci si imbatte nella video installazione di Antonio Patrizio,  Fragments  . Patrizio punta l’obiettivo su se stesso, divenendo al tempo stesso occhio e oggetto dell’opera.  Fragments, non è altro che un ulteriore tentativo di dialogare con il fruitore, tirandolo dentro un ritmo frenetico di suoni, colori, luci che possono a tratti ricordare l’acid-trip, e per altri, invece, ci appaiono come l’istantanea del nostro patologico e schizofrenico pensare. Visioni, generi, metodi, tecniche diverse…ottimi ingredienti per un mix originale ed esplosivo. Esperimento riuscito.

Fabrizio Manzari


Magical Mistery Tour - Attraversamenti irregolari del creativo 1

a cura di Massimo Bignardi e Marcella Ferro

dal 18 aprile al 22 maggio 2009

Wunderkammern, via Gabrio Serbelloni 124 - Roma

www.wunderkammern.net

 

 

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