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Video al mercato, un vero banco di frutta fresca

Chi si è dato pienamente alle opere video esposte? Chi è riuscito a terminare un percorso così noioso e insensato? Aldilà dell’importante aspetto culturale presente, analizzata l’opera con senso individualista estremo e dialettico, il mercato di via Sannio o di Porta Portese a Roma forse è più orientato, sistemato, d’ampio impatto e di forte coinvolgimento nella sua traversata, una giungla dà certamente più stimoli. Se il gioco era semplicemente contrastare il video moderno con la Roma caratterizzata da strade e negozi antichi, credo che si farebbe meglio a rivedere certi sistemi di curatela e come sia superato l’idea del video come mezzo espressivo innovativo e da controbattere come discorso alternativo. Una bell’insalata o frutta fresca  sembra voler accantonare vitalità ad un video dal sapore collaudato, un’immagine che si avvale di grande versatilità, ci si abusa. Ricordo la fatica nel concentrare l’attenzione su ogni video, vi assicuro dopo il decimo già non ne potevo più. Davvero troppi e lunghi, alcuni sui 30 minuti, raffica al cervello di immagini in movimento, alla fine si esce confusi e disorientati, un vero mercato del video, minestra. Eccoli tutti insieme, raggruppati e ammassati, merce resa merce e da considerare merce. Se non fosse per il punto di vista sulla Roma rimasta antica con i suoi ruderi, panorama davvero sublime e di fascino, immersi nei colori distesi e forme tipiche del ricordo più eclettico di quella Roma già industriale e avanguardista.   Alcuni artisti sono da ammirare e da ricordare: Matthieu Laurette con Déjà vu, Ursula Mayer con Trilogy, Fabio Mauri & Cesare Pietroiusti con la loro conversazione avvenuta nel marzo del 2009, Guido van der Werve con Nummer Twee. Non ricordo gli altri e ad alcuni box non mi sono soffermato per i motivi designati in precedenza.   La mia delusione sta nella scarsa disposizione e sensibilità che si sarebbe dovuto attribuire a queste opere video di notevole pregio e grande valore culturale, qui trattato invece con denotazioni e poca dignità. Considero il video un mezzo unico e di insostituibile potenzialità al giorno d’oggi, almeno per quanto riguarda le mostre più sperimentali, la metodologia pụ scindere se considerata con troppa sufficienza, cị comporta un’ulteriore allentamento e il susseguirsi  di un allontanamento da parte di un pubblico chiuso nella propria visione contemplativa.

Geoffrey Di Giacomo


Roma. The Road To Contemporary Art - Solo Al Buio

a cura di Cecilia Canziani e Andrea Villani

dal 2 al 5 Aprile 2009

Mercati di Traiano

www.romacontemporary.it

 

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