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The Road to ... ?

Gli appuntamenti fieristici romani sono tornati anche quest’anno, dopo la prima esperienza pilota del 2008. E, nonostante l’approccio felicemente definito da Pratesi  alla sveltina, vale la pena comunque soffermarsi e fare qualche riflessione. Sono ormai anni che, come Paco Barragán ci racconta nel suo bel libro  La era de las ferias (forse la guida migliore da avere con sé in queste occasioni), stiamo assistendo ad una vera e propria inversione: dalla  bienalización   proliferante degli anni ’90 ad una  ferialización   dell’arte contemporanea. Con il paradosso che biennali e grandi mostre sempre più spesso adottano un taglio da fiera, mentre quest’ultima pare stia assumendo un concept sempre più elaborato. Più che mercato oggi la fiera d’arte contemporanea appare  evento  , esperienza, forma di intrattenimento che vuole attirare non solo collezionisti, addetti del settore ed instancabili appassionati, ma anche un target più generico. Anche se la favola del rendere “popolare” un circuito molto chiuso non convince molto: ne ha prove dirette la sottoscritta che, da semplice studentessa d’arte, ha spesso trovato l’indifferenza totale dei galleristi, disposti solo a comunicare con potenziali (spesso ignorantissimi) acquirenti. Sono i curatori probabilmente il motivo maggiore di tale tendenza: hanno iniziato gradualmente a “colonizzare” gli spazi fieristici sperimentando nuove forme di approccio curatoriale, ponendosi come intermediari tra galleristi, artisti e pubblico. Fiere come l’ultima edizione di The Road To Contemporary Art credo rifletta abbastanza bene, nonostante giovane e con scarso impatto rispetto ad altre fiere di portata internazionale (due nomi su tutti: Art Basel e ARCO), questo tipo di tendenza. Non solo due sedi per gli espositori ma anche una serie di eventi collaterali, alcuni dei quali vere e proprie mostre per presentare sia inedite ricerche e sperimentazioni, sia per riflettere sul collezionismo in sé ( Cose Mai Viste  ). Con la caratteristica, questa peṛ tutta romana, di scegliere location particolari, centrali e con una forte identità storica, instaurando con il passato un dialogo che esorcizza il solito binomio “fiera d’arte-capannone da fiera”.  Palazzo Rospigliosi ospita  Mediterranean, dedicata a dare visibilità ad alcuni artisti dell’area mediterranea (Italia inclusa); le scelte appaiono un po’ forzate ma, scommettendo principalmente su paesi nei quali “l’urgenza” del contesto socio-politico spesso si traduce in creatività ed originalità, lavori come quelli di Anri Sala, Vénera Kastrati e Moataz Nasr colpiscono dal primo impatto. Gli artisti selezionati sono ovviamente legati alle gallerie che partecipano come espositori all’interno della stessa fiera; curioso peṛ che uno dei lavori più interessanti presentati, il delirante ed un po’retṛ video  Birds and feathers   della greca Loukia Alavanou, non risulti promosso da nessuna galleria... .  Palazzo Venezia è invece il trionfo degli espositori, e forse il meglio riuscito; compaiono solo grandi nomi di gallerie (difficile immaginare il contrario visti i prezzi d’affitto di uno stand!), e di artisti: Neshat e Toderi per la galleria S.A.L.E.S; Warhol e Woodman per la A Palazzo Gallery; Bianco e Valente, Debora Hirsch e Gabriele Basilico per la V.M.21 Arte Contemporanea; Angelo Filomeno e Marc Quinn per la Byblos Art Gallery; Lachapelle per la galleria Poggiali e Forconi... . Molto interessante la galleria catalana Palma Dotze con una “scuderia” che vince sia per qualità dei lavori che per gli artisti presentati (forse non molto conosciuti in Italia ma già consolidati all’estero): Anotni Muntadas, Rogelio López Cuenca, José Maldonado, Antoni Miralda... . Oltre alla “sempreverde” V.M.21 Arte Contemporanea anche la galleria Enrico Astuni ha presentato ottime proposte (provenienti dalla mostra in corso nel loro nuovo spazio bolognese fino al prossimo 25 aprile) tra cui spicca Christoph Keller, fotografo tedesco che riesce letteralmente a visualizzare la durata del tempo grazie ad una macchina fotografica modificata dallo stesso artista; i lavori presentati fanno parte di una serie del 2004, lunghe foto panoramiche, frammenti di autostrada dal grande impatto estetico.  Il bilancio di questo seconda, brevissima stagione fieristica romana sembra in finale positivo, ma forse dovrà passare qualche altra edizione per fare considerazioni più serie. Vedremo il prossimo anno fin dove ci porterà questa strada (ma forse più labirinto) verso l’arte contemporanea... .

Valentina Fiore


Roma. The Road To Contemporary Art

a cura di Roberto Casiraghi

dal 2 al 5 Aprile 2009

Palazzo Venezia e Palazzo Rospigliosi

www.romacontemporary.it

 

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