Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

Satoshi Hirose, Angelus Novus

Il mio personale Freaky Friday sembrava destinato ad una deludente conclusione. Tra i vicoli del centro, evitando le  schiere di radical-chic che si trascinavano da una galleria all’altra, ho trovato, infine, la mia isola felice. Una semplice visione. Un cielo, una costellazione… dei legumi? Ś, avevo approfittato del vino generosamente offerto ai vari vernissage e cominciavo ad avere le idee confuse, ma si trattava davvero di un universo di legumi! Cercavo di raccapezzarmi, pensando al filo che potesse legare i fagioli al titolo della mostra di Satoshi  Hirose, Angelus Novus, allestita negli spazi della Galleria Maria Grazia Del Prete. Nel comunicato stampa leggo che l’artista giapponese fa esplicitamente riferimento all’opera di Paul Klee del 1920, quell’ angelo della storia che influenẓ coś profondamente il pensiero di Walter Benjamin e da cui il filosofo non si stacc̣ mai. Ho avuto il piacere di discuterne con il curatore, Angelo Capasso, che ha voluto sottolineare nella reinterpretazione di Satoshi dell’opera del famoso pittore tedesco, mediata dalla chiave interpretativa di Benjamin, una  “ diversa lettura della storia, intesa non attraverso una catena di eventi, ma con lo sguardo fenomenologico sulla Natura attraversata dalla Cultura’’. Satoshi è attratto dallo spazio ambiguo d’esistenza degli angeli, esseri effimeri e sospesi in un mondo intermedio, tra cielo e terra. Essi stessi sono ‘passaggio’ tra l’invisibile e il visibile, interruzione nel continuum temporale. Ed è in quell’interruzione, che porterà inevitabilmente ad una negazione della loro esistenza e alla dissoluzione nel vuoto, che l’artista dichiara una possibilità di ‘percezione del mondo fluttuante e della metamorfosi di tutto il creato’.  Vari tipi di legumi e cera sono assemblati insieme rievocando uno spazio universale in trasformazione (Untitled, 2009), in un cubo di resina acrilica trasparente sono sospesi elementi poveri, fagioli e palline di carte geografiche accartocciate, con piccole pepite d’oro ( Bean Cosmos, 2009), la superficie di una pietra nera ovale è incisa per circa 3mm e ricoperta di acqua, fagioli e oro ( Pozzo del mondo, 2009). Nella tradizione orientale il legume è portatore di valori positivi, propiziatori e per l’artista è perfetto per rappresentare il movimento e le forze alterne di creazione, mutazione e di distruzione. L’effimero di queste forze vitali l’artista lo ritrova nel cielo, o meglio nei cieli, che ha cominciato a fotografare dal 1991 nel corso dei suoi viaggi per il mondo, registrando, nell’attualità di quell’istante, le innumerevoli variazioni di forma di uno spazio privo di limiti. Al di là di ogni dualismo, continuità temporale o via logica, nessun metodo rende possibile la risoluzione dell’invisibile nel visibile. La natura si sottrae alle logiche strutture razionali ed è nella concezione artistica che si ritrova una libertà di movimento, uno spazio in trasformazione per arrivare poi al vuoto come pienezza dell’esistenza. I fiori artificiali e i bambù che si avvitano a spirale verso l’alto nell’opera Hermaphrodilos, rappresentano l’ultimo stadio in cui è possibile l’espressione del sé. Per dirla con Klee ‘ più vicino del consueto al cuore della creazione e ancora troppo poco vicino’.  ‘ Il fagiolo è meraviglioso, non credi?’ coś mi saluta Satoshi, sorridendomi.

Nicoletta Guglielmucci


Angelus Novus

a cura di Angelo Capasso

dal 3 aprile al 23 maggio 2009

Maria Grazia del Prete, Via di Monserrato 21 - Roma

www.galleriadelprete.com

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed