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Hiroshige. Il maestro della natura

È in corso a Roma, al Museo del Corso, dal 17 marzo al 7 giugno 2009, una grande mostra su Utagawa Hiroshige (1797-1858), uno dei più grandi artisti giapponesi, per la prima volta in Italia con una raccolta di 200 opere. La mostra è curata da Gian Carla Calza, con il coordinamento scientifico di The International Hokusai Research Centre.  Hiroshige è considerato tra i massimi esponenti dell’arte ukiyoe che, tra gli inizi del Seicento e la fine dell’Ottocento, rappresentava i vari aspetti e i nuovi gusti della società giapponese. Ukiyo, termine di derivazione buddista, che nel medioevo indica il mondo (yo) della sofferenza (uki) negli attaccamenti alle cose della vita quotidiana, assumendo una connotazione negativa, nel Seicento muta il suo significato in “fluttuante”, indicando in un senso positivo i piaceri fuggevoli, di un mondo veloce e scintillante, dove non c’è tempo per riflettere ma solo per vivere intensamente.  Dell’arte Ukiyoe (immagini del mondo fluttuante), che ha come soggetti i teatri di kabuki, gli attori, le beltà, la vita cittadina, le feste, le geishe, e in un secondo momento anche i paesaggi, i fiori e gli uccelli, i guerrieri, le caricature e coś via,  Hiroshige fu forse in assoluto il maestro del paesaggio.  Le opere dell’artista di Edo emanano una grande serenità e una profonda forza spirituale: in esse è sempre presente la celebrazione della natura e dell’armonia, anche quando vi sono raffigurati gli uomini. Anzi, l’uomo non è mai un elemento di interruzione del flusso armonioso, ma ne è parte, è esso stesso natura e la natura è canto.  La mostra si articola in quattro sezioni principali alle quali si arriva dopo aver attraversato un ponte stile giapponese e i giardini che lo circondano sui quali si affacciano pannelli scorrevoli la cui trasparenza lascia intravedere ombre di persone affaccendate nelle proprie attività; in sottofondo suoni e rumori della natura. La prima sezione, “Il mondo della natura”, è un inno alla gioia, alla pace, all’amore. Uccelli, fiori, piante, immersi in un paesaggio ricco di profumi, suoni, colori, sensazioni.Ma il sentimento della natura è pregante in tutte le opere in esposizione.  “La luna vista attraverso le foglie di acero”, dalle serie “Ventotto visioni della luna”, del 1832 circa, accoglie, nel suo stretto spazio verticale, un’immagine sognante: una luna, che come un’apparizione improvvisa, si presenta dietro il monte e i suoi rami con foglie, inondando la scena con la sua luce. Lo scorrere della cascata richiama al movimento delle foglie cadenti e ai versi della poesia scritta accanto. Quest’opera fa parte della seconda sezione, “Cartoline dalle province”, nella quale sono raggruppate le rappresentazioni delle varie località: luoghi celebri oppure divenuti famosi per una peculiarità naturale, particolarmente suggestiva, che rimane fortemente impressa nella mente dello spettatore proprio per la sua spettacolarità. Per esempio alberi contorti sulle scogliere, oppure rocce dalle forme strane, gorghi profondi in uno stretto di mare come in“ Gorghi di Naruto”, o piccoli ponti sospesi su precipizi. Ma anche immagini di santuari come quello di Benzaiten sul lago di Inokashira, tutto imbiancato dalla neve, in una visione intima e romantica e il monte Fuij, nella serie delle trentasei vedute.  La terza sezione, “Le vie per Kyoto”, ci racconta attraverso le immagini i viaggi e le stazioni di posta lungo le vie più famose del Giappone, quelle che collegavano la capitale imperiale di Kyoto e quella amministrativa di Edo (Tokyo).  Mentre con la quarta sezione si arriva “Nel cuore di Tokyo”, nelle sue strade, nei luoghi che gli abitanti e visitatori frequentavano con assiduità. C’è “Veduta notturna di Saruwakachō”, con la via dei teatri, ristoranti e case da tè. Suggestiva questa visione notturna di un luogo molto frequentato e affollatissimo, che si appresta ad andare a dormire, sotto una luna piena che illumina e proietta a terra le ombre delle poche persone ancora rimaste.  Oppure la celebre “Ōhashi, acquazzone ad Atake”, dalla serie delle Cento vedute di luoghi celebri di Edo. O la città senza notte di Yoshiwara o Nihonbashi, il ponte da cui si contavano le stazioni di posta per le arterie che collegavano Edo agli altri centri e luogo d’incontro della gente di cultura con ristoranti e botteghe.  Una sezione a parte approfondisce l’influenza che l’artista ebbe nella prima fotografia giapponese mentre nella parte conclusiva della mostra è proposto un confronto con Van Gogh. Una mostra bella, esaustiva, entusiasmante per il sognante viaggio che idealmente ci fa fare in Giappone attraverso le opere di Hiroshige. Molto curato l’allestimento e se proprio si vuole trovare una piccola stonatura, a mio parere, la troviamo nel personale del museo vestito per l’occasione con improbabili abiti orientali, in un contesto già ricco di emozioni che ne avrebbe potuto sicuramente fare a meno.

Ida Tricoli

 


Hiroshige. Il maestro della natura

a cura di Gian Carlo Calza

dal 17 marzo al 7 giugno 2009

Museo Fondazione Roma, via del Corso 320, 00186 Roma

www.museodelcorso.it

 

 

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