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I won’t let you die

Nella splendida cornice di Villa Medici, presso L’Atelier del Bosco, Youssef Nabil presenta la sua prima personale in Italia. Il fotografo egiziano espone una cinquantina di lavori circa, proponendo una serie di opere, dall’inizio della sua carriera, nel 1992, fino ad arrivare al 2008.  Appena entrata nell’atelier sono stata come inondata da un’atmosfera esotica, speziata, i colori sono molto accesi grazie alla tecnica utilizzata: tutte stampe fotografiche alla gelatina d’argento ritoccate ad acquarello, che personalmente non apprezzo, ma funzionale per il progetto dell’artista che mette in luce le sue radici e i suoi miti. Chiaramente influenzato dal cinema classico degli anni ’50, dall’atmosfera magica che si respirava al Cairo in quel periodo, l’artista ce lo ripropone, eterno, anche catturando personaggi celebri del mondo dell’arte, della letteratura, della musica, dell’architettura: Naghib Mahfouz, Ghada Amer, Shirin Neshat, Julie Mehretu, Marina Abramovic, Zaha Hadid, Gilbert & George, David Lynch, Tracey Emin, ecc… La tecnica utilizzata, coś fuori moda e sorpassata mette in luce un mondo, un periodo, i cui valori stanno scomparendo, ma che l’artista non vuole abbandonare. Il cinema è stato il primo amore di Nabil, che molto spesso fa riferimento alla fotografia di scena allestendo un vero e proprio set, richiamando i fotoromanzi da rivista per teenager o con cui si presentavano i film negli ingressi dei cinema e non a caso lui stesso si ritrae sotto la luce al neon di qualche insegna di cinema. Interessanti gli autoritratti, al contempo coloratissimi e melodrammatici, nei quali spesso il fotografo egiziano interpreta dei ruoli, come se stesse recitando in un film, o in un fotoromanzo, per il loro carattere fortemente narrativo. Ma quello che ci propone non è un racconto vero e proprio, sono schizzi di situazioni, di cui l’osservatore immagina il contesto, molti soggetti sono ripresi di profilo o di spalle, distesi su un letto, o dormienti, è la fantasia dello spettatore a definire una “storia”, ad immaginare cosa sia successo o potrebbe succedere. Uno spettatore acerbo potrebbe non capire l’accostamento tra questo tipo di fotografie ai ritratti delle celebrità nella medesima esposizione, ebbene il nesso è il desiderio di fissare nel tempo i suoi amici e colleghi, dare un alone di immortalità a questi personaggi come fossero stelle del cinema degli anni ’50. Dice l’artista stesso “quando fotografo le persone penso sempre al modo di rendere eterno quell’attimo, prima che muoiano loro o io stesso”. Pụ sembrare un discorso anacronistico, ma nell’era del Grande Fratello, nell’ epoca in cui tutti possiamo avere il nostro minuto di celebrità, diventa estremamente attuale voler dare un’aura di immortalità a quei personaggi che fanno storia oggi.

Chiara Ciucci Giuliani

 


I won't let you die - YOUSSEF NABIL

a cura di Francesca Fabiani

dal 1 aprile al 24 maggio 2009

Villa Medici - Accademia di Francia - Roma

www.villamedici.it

 

 

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