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IL TAVOLO DELL'ASSENZA

Gli spazi della neonata galleria Ingresso Pericoloso ospitano fino al 10 aprile la prima mostra capitolina della giovanissima Chiara Scarf̣, artista ligure che attraverso i linguaggi della fotografia, del video e dell’installazione sviluppa la ricerca/l’esserci del proprio io nei luoghi del ricordo e della memoria. Dopo i progetti realizzati negli ex manicomi di Cogoleto e Quarto, e nella riserva naturale Foce dell’Isonzo a Gorizia, ci viene presentata “Table”, installazione audio visiva che si materializza in un percorso di svelamento del processo di incomunicabilità celato spesso nei più svariati riti collettivi, in questo caso il consumo del pasto assieme ai propri familiari.  Un tavolo dall’assoluto linguaggio minimalista, che esibisce una strana similitudine con i campi di concentramento circondati da chilometri di filo spinato, viene presentato spoglio di quegli accessori che ne delineano abitualmente l’identità, lasciando coś che l’attenzione dello spettatore ricada tutta sul vuoto provocato dalle assenze di caratteri distintivi e sullo stridente rumore che proviene dagli altoparlanti: è il continuo scontro provocato dai bicchieri e dalle posate, l’azione monotona del masticare, il costante cigolio delle molle del tavolo, le voci spontanee in sottofondo dei bambini. L’incontro per cibarsi (pranzo o cena che sia) diviene un’insostenibile, a tratti nevrotica, lotta contro una silenziosa incomunicabilità, una frustrante incomprensione delle proprie tensioni. Allora tutto diviene sommario e indefinibile all’apparenza, come la cucina che mostra forme stilizzate quasi a sottolineare come lo spazio, almeno nei ricordi, possa essere diretta emanazione del proprio stato d’animo. Qui si prende coscienza di un’assenza che genera smarrimento iniziale, per poi trasformarsi inevitabilmente in evasione: un’evasione che sfocia nella nascita di una propria emancipazione psicologica passante per innumerevoli stati di turbolenza interiore.  Dice Chiara Scarf̣:  “L’emancipazione è nell’accettare la verità. L’emancipazione avviene attraverso l’accesso a una dimensione di verità, la verità è qualcosa che scuote il corpo attonito, il corpo liberato innesca la propria ribellione, accetta di essere la nota dissonante e, nella più totale facilità e immediatezza, crea. Non c’è fuga, non c’è rifugio possibile, c’è l’accettazione di essere altro, della propria natura dissonante”  . Parole molto sentite, sicuramente vissute sulla propria pelle ma, per i miei gusti, troppo metafisiche, soprattutto perché si tira in ballo un termine estremamente relativo come “verità”. Infatti credo sia più giusto, alla luce del percorso espositivo, usare il termine “realtà” perché solo esso dà giustizia dell’atto di prendere coscienza di una situazione, dell’appropriarsi, dopo un percorso di svelamento e passione, della propria corporeità ed individualità. Dopotutto se la verità è il realizzarsi dell’individuo attraverso una presa di posizione, la realtà è il realizzarsi dell’individuo all’interno di una posizione.

Simone Giampà


Table - Chiara Scarf

a cura di Angel Moya Garcia

dal 21 Febbraio al 10 Aprile 2009

Ingresso Pericoloso, Via Capo d’Africa 46 - Roma

www.ingressopericoloso.com

 

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