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Alessandro Mendini per Cleto Munari

Sarà stata l’atmosfera per- natalizia e  il caos per le strade di Roma a rendere più piacevole la visita alla V.M.21 arte contemporanea, completamente estranea al trambusto cittadino. La galleria  ha aperto il suo spazio espositivo al design, presentando la nuova collezione di mobili, sculture in argento e tappeti progettati da Alessandro Mendini con e per Cleto Munari, entrambi protagonisti della tradizione italiana del design. Mendini è stato il direttore di autorevoli riviste, quali “Casabella”,“Modo” ,“Domus ” e dal 1988 dirige “Ollo”, ha anche ricevuto il Compasso d’Oro per il design e l’onorificenza dell’Architectural League di New York; tra i musei che includono i suoi lavori  nelle proprie collezioni permanenti si ricordino il Museum of Modern Art, il Metropolitan Museum di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Cleto Munari collezionista e mecenate nel 1985 costituisce la Cleto Munari Design Associati, uno studio/atelier per il quale hanno lavorato architetti e designer di tutto il mondo. Sospendendo solo per un attimo il giudizio sul valore estetico dei lavori esposti, vorrei soffermarmi su due questioni: perché una galleria d’arte contemporanea si apre al design? In che modo stabilire un giusto equilibrio tra funzionalità e bellezza nell’oggetto di arredamento che “diventa” un’opera d’arte? Partendo dal fatto che tali problematiche sono state già affrontate da numerose ed autorevoli voci e che non si pụ sperare di esaurire un coś vasto e articolato argomento in poche righe, possiamo riflettere su cị che è stato presentato in mostra. Ecco il punto: cosa vediamo? Dalle indicazioni scritte sul comunicato stampa si intuisce che le costruzioni in legno laccato con colori abbastanza forti sono un trumeau (cassettone a ribalta), un divisorio da parete e un contenitore bar (corrispondenti rispettivamente alle opere “Los Angeles”, “Venice” e “San Francsico”). Se il nostro gusto personale pụ incontrare o no quello del designer, più difficile diventa scoprire la funzione di questi mobili che assimilabili sempre più a sculture sono dei veri e propri pezzi unici. Il funzionalismo è superato da un puro estetismo? La formula che coniuga bello e utile diventa una caratteristica indispensabile per questi oggetti che, oltrepassando l’uniformità stilistica del design industriale degli anni ‘60 – ’70, dimostrano la creatività del loro autore che con sperimentazioni geometriche ha disegnato forme appartenenti ad un immaginario fantastico.    In questo caso (come in molti altri) il design e l’arte contemporanea arrivano ad equivalersi, attraendo o respingendo gli addetti ai lavori, i critici ma anche i galleristi, gli appassionati e i “curiosoni”; ancora una dimostrazione di quanto il mondo dell’arte contemporanea si sia articolato in  molteplici direzioni, riuscendo a contenere linguaggi e mezzi diversi. Se nei mobili/sculture c’è una reminiscenza di minimalismo contaminato dall’ uso dei colori pastello, in “Golden Gate” un tavolo di cristallo ha incisi sulla sua superficie graffiti e parole in libertà, avvicinando la cultura americana della West- Coast e quella del nostro Futurismo. Questo motivo si ritrova nei grandi tappeti che ricoprono il pavimento della galleria e rendono lo spazio più accogliente. A completare l’esposizione ci sono grandi sculture in argento con forme abbastanza bizzarre che ricordano dei giganteschi gioielli. La mostra propone un percorso particolare, offrendo un’alternativa ai grandi eventi (es. Biennale di architettura, Salone Internazionale del Mobile, ect..) e alle fiere che solitamente aprono i propri spazi al design e all’arredamento.

Claudia Cavalieri


Alessandro Mendini per Cleto Munari

a cura di Micol Veller

dal 27 novembre 2008 al 31 gennaio 2009

V.M.21 arte contemporanea, via della Vetrina 21 - Roma

www.vm21contemporanea.com

 

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